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Editoriale
Pubblicato il 18/05/2014 alle 10:19:01
L'importanza del Digital Music Forum a Napoli: quali riflessioni ha scatenato?
di Giancarlo Passarella
Lo streaming sta cambiando il modo di consumare da parte degli utenti: questa svolta e' certificata dal Digital Music Report 2014 dell'IFPI ed illustrata da Enzo Mazza, presidente della FIMI e la stessa Federazione.

Lo streaming sta cambiando il modo di consumare da parte degli utenti: questa svolta e' certificata dal Digital Music Report 2014 dell'IFPI ed illustrata da Enzo Mazza, presidente della FIMI e la stessa Federazione.

Purtroppo il 9 Maggio non ero fisicamente presente, ma sono stato aggiornato sulle conclusioni di quel convegno da una persona con cui collaboro da anni ed assai addentro al mondo della discografia. Mi riferisco a Renato Marengo, da qualche mese ritornato alla grande a fare scouting musicale ed a pensare a come produrre. Sempre tenendo in considerazione cosa è la bit generation.

Quello napoletano è stato un importante evento musicale, organizzato dai discografici della FIMI in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università Federico II, COINOR e Osservatorio Giovani, a cui hanno partecipato alcuni tra gli esponenti principali dell'industria di settore: un elenco lunghissimo che potete analizzare nell'articolo linkato alla fine. Le cronache raccontano che Enzo Mazza ha anche ricordato come l'industria sia riuscita a superare la fase critica dell'ultimo decennio, assestandosi su fatturato globale di 15 miliardi di dollari. Ma se leggi il Digital Music Report 2014, troverai che dei valori che in apparenza sembrano essere in controtendenza o tra di loro opposti: questo dimostra (se mai ce ne fosse bisogno) che il fenomeno del consumo di musica è assai complesso e variegato. La crisi economica l'ha solo accentuato e frantumato, ma la nostra analisi deve partire da molto prima, incrociandola ad esempio con la decisione di far morire il supporto cd. E poi come giudichiamo il segno positivo della vendita del vinile?

Come vuole dimostrare il nostro elaborato grafico, dietro l'industria c'è l'arte: dietro Enzo Mazza c'è Rocco Hunt e questo vuol solo dire che cambia il modo di consumare musica (perchè cambia il mondo), ma non bisogna mai scordarsi del valore artistico. Quindi bisogna sempre domandarsi se in Italia le case discografiche hanno sempre scelto in questo senso o se invece (proprio negli anni prima della crisi) si siano fatte scelte totalmente errate, senza l'apporto di veri talent scout e senza tener conto del cambio dei gusti delle nuove generazioni. Mi vengono ad esempio in mente le frasi con cui una lunga serie di direttori artistici hanno bollato proposte che molti produttori portavano a Milano, rifiutando anche di discutere su una certa band o su un dato artista perchè... poco radiofonici!

E negli anni successivi questo legame dannato con l'emittenza potente li ha ricattati, togliendo valore al coraggio imprenditoriale che ancora albergava in qualche discografico, poi ridotto al solo ruolo di impiegato di una etichetta dal nome (e dal passato) importante. Insomma (come abbiamo discusso con Renato Marengo) il forum di Napoli del 9 Maggio prosegue nel monitorare una situazione discografica che in Italia è molto particolare e coinvolge (esasperandoli) molti fattori congeniti, ma non bisogna mai trascurare l'aspetto che potremo definire anche filosofico: quello che raccogliamo è anche il frutto di come abbiamo seminato, così come ha ben dimostrato il forum Social media e ... musica, tenuto nel Febbraio 2013 presso l'Università di Firenze dal professor Luca Toschi, titolare del Communication Strategies Lab....

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