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Pubblicato il 03/08/2007 alle 23:53:06
I Pooh... in un recital d’estate
di Massimo Giuliano
Inossidabili Pooh. Dopo un tour da sold out realizzato per festeggiare, nel 2006, i quarant’anni di carriera, Red Canzian, Roby Facchinetti, Stefano D’Orazio e Dody Battaglia non riescono a stare fermi: ecco "Recital d'estate".

Inossidabili Pooh: dopo un tour da tutto esaurito – l’ennesimo – realizzato per festeggiare, nel 2006, i quarant’anni di carriera, Red Canzian, Roby Facchinetti, Stefano D’Orazio e Dody Battaglia non riescono a stare fermi e hanno, così, intrapreso un nuovo giro di concerti. “Recital d’estate” nasce dalla loro esigenza di suonare, dalla passione che i quattro hanno sempre messo in questo lavoro e dalla gioia che il rapporto con il loro pubblico gli ha sempre trasmesso. A questo si è aggiunto il desiderio di portare la musica dei Pooh in quegli spazi, spesso di grande interesse storico ed artistico, capaci di rendere unica una performance. Spazi che in questi anni, per varie ragioni, non sempre i Pooh hanno potuto inserire nei propri calendari. L’obiettivo di “Recital d’estate” è di trasmettere dal palco una grande energia positiva con un repertorio musicale molto coinvolgente, riproponendo in concerto quei brani che per il gruppo hanno grande significato e valorizzando, con una regia luci appositamente studiata, quelle che sono vere e proprie scenografie naturali. Ecco cosa i Pooh ci hanno raccontato.



L’anno scorso avete fatto tantissimi concerti per celebrare i vostri 40 anni di carriera. Ora, per un mese, tornate in tour in spazi scenici molto suggestivi. Non vi fermate mai!
«Diciamo che “Recital d’estate” è la prova che i Pooh predicano bene e razzolano male! Il 22 settembre a Padova (ultima data del tour 2006, ndr) avevamo giurato sulla Fender Stratocaster che non avremmo più suonato live almeno per un po’. Ci siamo detti: “Niente dischi né concerti, prendiamoci un anno sabbatico, pensiamo cosa fare e concentriamoci sul futuro”. Poi però a gennaio Roby ha chiamato Red e gli ha chiesto: “Senti, ma come la vedresti se facessimo qualche serata? Io mi sto rompendo le palle!”. E idem ha fatto Stefano. Insomma, alla fine il richiamo del palco è stato troppo forte. Diventando anziani, ci rendiamo conto che l’unica cosa che sappiamo fare è suonare!».

Anche il lavoro in studio è in pieno svolgimento...
«Ebbene sì: entro Natale pubblicheremo un nuovo album in cui riarrangeremo le grandi canzoni dei complessi beat che non ci sono più. Abbiamo scelto di omaggiare i gruppi che si sono sciolti, non quelli che ancora oggi sono in attività, per valorizzare ancora di più quello che è stato un grande movimento: dopo i Beatles si è verificato un vero e proprio Big Bang».

Cosa ci potete dire della scaletta che caratterizza i concerti di “Recital d’estate”?
«Parte in maniera cronologica con quattro brani che rappresentano le nostre origini: “Vieni fuori”, “In silenzio”, “Quello che non sai” e “Piccola katy”; poi si sviluppa man mano. C’è “Amici per sempre”, che dal 1996 è una canzone simbolo del rapporto che c’è tra di noi, e ci sono anche alcune chicche, come la versione completa di “Parsifal”, “Pierre” eseguita con il violoncello, “Giulia si sposa”, “La luna ha vent’anni”, “L’ultima notte di caccia”. Suoniamo anche “Fotografie”, una canzone del 1982 che non abbiamo mai eseguito dal vivo. C’è un grosso momento strumentale che dura quasi una ventina di minuti. In questo spettacolo mettiamo in evidenza la nostra anima rock, ma anche lo spirito acustico. Sul palco ci sono già tutti gli strumenti che ci servono, e noi andiamo a sceglierli di volta in volta: non ci sono tecnici che vengono a portarceli mentre suoniamo».

Voi siete stati tra i primi in Italia ad autoprodurvi. Ma chi ve l’ha fatto fare, considerando che avete sempre avuto successo?
«Se non ci fossimo autoprodotti, adesso non saremmo qui a parlare. È abbastanza vero che siamo stati sempre sulla cresta dell’onda, ma dobbiamo dirti che se fossimo stati in mano a qualcun altro ci saremmo persi, avremmo reso meno. Molti dei risultati che abbiamo conseguito sono arrivati proprio perché abbiamo scelto di rischiare in proprio».

Non tutti sanno che siete stati dei precursori anche a livello tecnologico: nel 1983 avete pubblicato per primi, in Italia, un album in formato compact disc. Nel 1990 avete realizzato il primo videoclip ad alta definizione, e nel 1996 avete inserito in un cd la prima traccia multimediale. Come vi ponete nei confronti di Internet e di iTunes?
«Riteniamo da sempre il web una grande risorsa. Le tecnologie le abbiamo già perseguite: il nostro sito Internet è un esempio concreto. Nel 1995 siamo stati i primi ad allestire un portale interattivo e quotidianamente aggiornato con tanto di aree dedicate alla stampa con foto ed informazioni scaricabili. Abbiamo anche ricevuto dei riconoscimenti per il nostro lavoro, aggiudicandoci il “Premio www” de “Il Sole 24 Ore” come miglior sito nella sezione “Arte e cultura”. Oggi seguiamo il discorso di MySpace (dove a breve sarà attivo un nostro spazio) e di iTunes: secondo noi sono grandi risorse per la musica. Non ci si può bendare e rifiutare le tecnologie come ha fatto negli scorsi anni la discografia, che infatti ora è in crisi non per colpa di Internet, ma per colpa della propria stupidità. Se si fosse organizzata per tempo, in modo da sfruttare la Rete invece di combatterla, adesso le cose sarebbero diverse».

Nel 1990 avete vinto Sanremo con “Uomini soli”, dichiarando che non ci sareste mai più tornati, perché il Festival “è una cosa da fare una volta sola nella vita”. 1/4 dei Pooh, però, vale a dire Roby Facchinetti, quest’anno si è riaffacciato sul palco dell’Ariston. E tutta la band?
«Diciamo che mediamente no, non ci torniamo a Sanremo. Riteniamo che non serva presentarsi al Festival, a meno che non si abbia una motivazione precisa. Ad esempio, potremmo andare a Sanremo se ci sciogliessimo, per salutare il pubblico. Ma per la gara in sé, non ci torneremmo. Se vincessimo, non aggiungeremmo nulla alla nostra storia, perché abbiamo già vinto una volta; se non vincessimo, rovineremmo il ricordo della volta precedente».

Potreste sempre presentarvi come ospiti...
«In passato ci è stato proposto diverse volte, ma abbiamo sempre declinato gli inviti ricevuti. Non ci è mai piaciuta l’idea di andare a Sanremo come ospiti perché crediamo che non ci rimarrebbero bene quelli che sono in gara: loro lì, tesi, con tutta la pressione che deriva dalla competizione, e noi a farci gli splendidi... no, non sarebbe una cosa bella».

Prima accennavate, a mo’ di battuta, ad un vostro scioglimento... Cosa ne pensate dell’iniziativa di Teo Mammucari, che qualche anno fa fece una canzone in cui invocava la vostra fine?
«Pensiamo che Teo sia un cazzaro nato!!! Quello che ha messo in piedi è stato nient’altro che uno scherzo. Una volta abbiamo suonato a Roma, e lui è venuto a trovarci nel backstage annunciandoci che aveva scritto “www sciogliamo i Pooh” e che l’avrebbe cantata. Noi gli abbiamo risposto: “Solo tu potevi pensare una cazzata simile!”. In realtà, Mammucari è un nostro grande fan: sa suonare tutte le nostre canzoni con la chitarra».

Concludiamo con una curiosità: qualche anno fa avete realizzato il vostro primo musical (“Pinocchio”, ndr). Ci saranno altre esperienze come questa?
«Crediamo proprio di sì: per quanto ci è piaciuta, ne avremmo fatta un’altra l’anno dopo. Il problema è che è difficile trovare produttori disposti ad investire: “Pinocchio” è costato più di 3 milioni di euro. Sicuramente noi ne siamo usciti bene come autori, come artisti e come uomini: siamo entrati in contatto con un mondo che prima conoscevamo solo di striscio. E dobbiamo dire che è un bel mondo, quello del musical. Di conseguenza, se domani mattina venisse da noi il “Signor Musical” a chiederci di scrivere una nuova opera, partiremmo immediatamente!».

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