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Recensioni |
Pubblicato il 03/03/2010 alle 13:12:40 | |
Grande successo per il musical We Will Rock You a Roma, fino al 7 marzo
Grande successo anche a Roma per We Will Rock You, il musical dei Queen e Ben Elton, con 24 classici della band inglese, cantanti e suonati interamente dal vivo. Fino al 7 marzo, al Teatro Brancaccio.
Grande successo anche a Roma per We Will Rock You , il musical dei Queen e Ben Elton, con 24 classici della band inglese, cantanti e suonati interamente dal vivo. Fino al 7 marzo, al Teatro Brancaccio (prorogato fino al 14 marzo ) .
Dopo otto anni dal debutto al Dominion Theatre di Londra, finalmente abbiamo la possibilità di vedere WWRY anche in Italia. La teatralità era alla base del sound immaginifico dei Queen, il capolavoro A Night at the Opera lo dimostra in pieno, e quale ambientazione migliore se non un musical “con il rock dentro” per riproporre il loro repertorio. La storia è ambientata nel 2050 dove gli strumenti musicali sono ormai messi al bando. Un mondo apparentemente felice e rassicurante, quello di GaGa. Dominato dalla multinazionale Globalsoft, con la temuta Killer Queen a capo. Lei è ha conoscenza di una profezia: alcuni strumenti musicali esistono ancora e sono nascosti nel luogo del “living rock”. E' il personaggio più azzeccato. A qualcuno ricorderà l’indimenticata Acid Queen di Tina Turner nel film “Tommy”. Intorno ai due protagonisti Galileo e Scaramouche, e al loro incontro con i colorati ribelli Bohemians, ruota la trama. All’inizio si rimane un po’ spiazzati dall’utilizzo di questi classici, mescolati a citazioni di testi delle più famose canzoni nostrane, ma quando la storia prende il via tutto scorre perfetto.
Tra i momenti migliori quello in cui il bibliotecario hippie Pop fa vedere, in un vecchio VHS, lo storico video di “Bohemian Rhapsody” e la toccante “No-One but you”(Only the good die young) dedicata ai tanti scomparsi eccellenti della musica, da Jim Morrison a Kurt Cobain fino a Michael Jackson. E, ovviamente, Freddie. Che appare con la statua che emerge dal lago di Ginevra. Non manca la chitarra-ascia del dio capelluto Brian May, sotterrata in quel famoso stadio inglese, ormai in rovina. Il Brancaccio diventa come Wembley! La versione italiana, con la regia di Maurizio Colombi, offre un cast di cantanti, ballerini e attori giovani e molto preparati, che mettono la giusta grinta e professionalità.
Decisivo anche l’apporto della band di otto elementi, diretta da Roberto Zanaboni, che rimane dietro le quinte, ma si sente eccome, e ha spazio di farsi vedere nel finale quando partono applausi scroscianti e standing ovation. Cala il sipario ma arriva la domanda: “Volete sentire Bohemian Rapsody?” La risposta è prevedibile. E via per una versione collettiva con tutto il cast. Anyway, the wind blows.
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