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Pubblicato il 14/06/2010 alle 08:37:24
Il rock nevrotico di Dario Antonetti recensito da Beat Bop a Lula
di Adele Griseldi
L'articolo e' firmato da Luca Andriolo e si riferisce ovviamente al cd Il ritorno del figlio dell’estetica del cane, pubblicato da U.d.U. Records: la musica di questo cd non puo' che essere provvisoria. Qualunque cosa sia e cosa sara'?

L'articolo e' firmato da Luca Andriolo e si riferisce ovviamente al cd Il ritorno del figlio dell’estetica del cane, pubblicato da U.d.U. Records: la musica di questo cd non puo' che essere provvisoria. Qualunque cosa sia e cosa sara'?


Davvero interessanti queste considerazioni inserite nell'articolo di Luca Andriolo che cosi' inizia ...Dario Antonetti è da molti anni un ricercatore dello spirito e della materia (cosi' ci ci informa la nota sul retro di copertina....). Dopo anni di ricerche, testimoniate dal curriculum, ci viene presentato dunque questa sua incarnazione di cantautore psichedelico che la riedizione del disco (Il figlio dell’estetica del cane è uscito nel 2007) dovrà confermare...
Dopo la premessa biografica parte la recensione vera e propria ...Dopo qualche secondo di rumori d’ambiente arriva un metronomo, su cui s’inserisce la chitarra. L’estetica del cane/ dice che altri momenti/ ti avrei fatto a pezzettini/ con tutti i miei denti.. canta Antonetti, riassumendo davvero la sua poetica e le luci e ombre del disco. Ironia forse un po’ troppo ostentata, qualche velleitarismo, disinvoltura low-fi e creatività sghemba in linea con quella nuova generazione di cantautori volutamente naif e stonicchiati che da Bugo in poi ha trovato le luci della ribalta, rispondendo nel bene e nel male alle istanze espressive di un pubblico in cerca di divertimento alternativo....

Dopo aver citato Bugo, la recensione va a pescare altri riferimenti ...L’artista indipendente potrebbe essere un brano degli Skiantos se non fosse folk. Contiene una citazione di Like a Rolling Stones che sulle prime pare una profanazione e poi si perdona come guizzo postmoderno. La successiva Canzone d’amore per una testa di cazzo ha un titolo baldanzoso, peccato per soluzioni come ... Adesso io ho una cagnolina/ fra non molto sarà una mammina (yeah) /bau bau. Però con gli ascolti la melensaggine infantile pare riscattarsi e l’ingenuità pare più autentica. Non è Boris Vian, ma non è il caso di fare i tromboni, no? e su questo punto ci sentiamo di concordare al 100%!

Ma arriviamo ai commenti finali...Si va avanti sospesi tra Jannacci e Rino Gaetano, chitarra acustica su tutto, voce spudorata, qualche pennata vintage, rumori assortiti, neanche un’ombra di Skip Spence. Voci sibili e schiocchi in Verso sera seduto sull’umido prato trovo un fungo creano uno strumentale interessante. “Sono il figlio dei Pink Floyd, i vegetali siete voi” canta Antonetti su una base di tastiera giocattolo in L’omino vegetale, l’atteso omaggio a Syd Barrett, poi si dà ad un altro strumentale con grida riverberate in cui è racchiusa tutta la psichedelica del disco… e che quasi stona con il resto. La conclusiva Risveglio stende un tappeto di synth all’intervento di mellotron, flauto e zither con effetto invero suggestivo, anche se non inedito. Pare affacciarsi persino Battiato....

Questa interessante recensione si completa con le considerazioni di chiusura ...Che altro si può dire di questo insieme di riferimenti e citazioni che contiene in sé il proprio antidoto e la propria genealogia? Nulla di definitivo, in pratica: lo si può ascoltare e lasciar fluire senza esserne troppo offesi. L’estetica del cane non può che essere provvisoria. Qualunque cosa sia.

Ringraziamo Beat Bop a Lula e Luca Andriolo per la collaborazione.

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