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Pubblicato il 05/06/2006 alle 12:14:45
Gaetano Curreri: non chiamatele Canzoni per parrucchiere
di Paolo Ansali
Dopo venticinque anni di carriera gli Stadio non si concedono pause e lo dimostra il doppio live Canzoni per parrucchiere, appena pubblicato. Ne abbiamo parlato con Gaetano Curreri di passaggio a Roma.


Dopo venticinque anni di carriera gli Stadio non si concedono pause e lo dimostra il doppio album “Canzoni per parrucchiere live tour”(EMI), pubblicato il primo giugno, che testimonia il fortunato tour teatrale de “L’Amore Volubile”, trentamila spettatori senza contare i centomila che hanno assistito alla Notte Bianca a Napoli. Registrato al Teatro Gentile di Fabriano nel marzo di quest’anno, il live è stato preceduto dal singolo “Fammi stare con te”. In scaletta non mancano i successi della band emiliana, da “Acqua e sapone” a “Lo zaino”, i brani dell’ultimo disco e tre gioielli che Gaetano Curreri ha scritto in collaborazione con “l’amico di Zocca” Vasco, “Dimmi che non vuoi morire”, “Prima di partire per un lungo viaggio” e “Un senso”, Nastro D’Argento come migliore canzone per il film ”Non ti muovere” di Castellitto. Due le bonus-track, “Porno in tv” e, a sorpresa, la cover di “Con le mie lacrime” ovvero “As tears go by”, l’unica canzone che Mick Jagger ha cantato in italiano, una simpatica risposta a chi ha sempre pensato agli Stadio come il gruppo più beatlesiano d’Italia. Abbiamo incontrato Gaetano Curreri, co-fondatore della band con il drummer Giovanni Pezzoli a cui si sono aggiunti Andrea Fornili alla chitarra e il bassista Roberto Drovandi, negli uffici della Promo Press Agency a Roma per parlare meglio di “canzoni alla Stadio”.

Ansali: Per presentare “Canzoni per parrucchiere” partiamo dal singolo “Fammi stare con te”, già ai primi posti nell’airplay radiofonico.
Curreri: “Fammi stare con te” non ha trovato posto su “L’Amore Volubile” ma è un brano di qualità e lo abbiamo ripreso. Ci siamo resi conto di come questa canzone ha fatto da collante a tutto il progetto, dove facciamo vedere la nostra anima più pop e sentimentale, quello che generalmente è considerato il lato migliore degli Stadio. Ma ci sono anche altri aspetti che ci interessano, vedi la canzone d’autore e la ricerca di testi e musiche. Nella nostra musica abbiamo sempre cercato di unire il mondo dei cantautori e quello dei gruppi, anche se al critico esigente piace etichettarle come “canzoni per parrucchiere”. Come se i parrucchieri avessero dei gusti musicali di serie B, cosa non vera. Il mio a Bologna passa da Brian Eno ai Radiohead.

Ansali: La sorpresa è la cover di “Con le mie lacrime” ovvero “As tears go by” inserita come bonus-track di studio insieme a “Porno in Tv”? Come mai proprio gli Stones?
Curreri: Durante la preparazione del tour, per rispondere in modo ironico a chi ci chiede sempre chi sono i Beatles, abbiamo pensato di inserire in scaletta un classico del passato. Uno a caso degli Stones. All’inizio c’era l’idea della versione di “Paint it black” chiamata “Tutto nero”, ma non ci ricordavamo bene il testo. Un giorno è venuto in studio Roby Facini, chitarrista di Riccardo Fogli ed esperto del periodo, e abbiamo inciso “Con le mie lacrime”. Tra l’altro la suonavo con il mio primo gruppo i Safari, un complesso di Spilamberto, vicino a Vignola il mio paese, dove c’era un cantante che imitava bene Jagger. Pensavamo di inserire anche “Porno in tv”, l’abbiamo provata un paio di volte ma a ben vedere era troppo esplicita per il tema amoroso del tour. Quando abbiamo completato il doppio CD le abbiamo inserite come testimonianza di due brani che dovevano far parte dei concerti.

Ansali: Davvero lodevole l’omaggio a Bertoli con la storica “Eppure soffia”.
Curreri: Sono da sempre un grande fan di Bertoli, lo conoscevo dai tempi di Punto Radio quando cantava in dialetto sassuolese, abbiamo partecipato al suo disco-tributo prodotto da Caterina Caselli proprio con “Eppure soffia”. Quando abbiamo ideato questo concerto, dove c’è un momento di riflessione sul mondo che ci circonda, abbiamo subito pensato a “Eppure soffia” che si è rivelata purtroppo profetica. Nel testo parlava ad esempio di “uccelli che volano a stento, malati di morte” e, senza saperlo, anticipava quella che oggi chiamiamo aviaria. E’ un dono dei poeti di vedere oltre il proprio tempo.

Ansali: Per la prima volta interpreti “Un senso”, probabilmente la canzone italiana più bella scritta in questi anni, che chiudeva il film “Non ti muovere”, tratto dall’omonimo romanzo di Margaret Mazzantini.
Curreri: Fu proprio Margaret Mazzantini che regalò a Vasco il suo libro “Non ti muovere” con una dedica bellissima. Lui lo lesse in due giorni e ispirato dalla trama scrisse questa poesia che sarebbe rimasta tale se io e il nostro produttore Saverio Grandi non avessimo aggiunto le musiche e colorato il tutto. Con questi elementi, il libro e le parole di Vasco, è venuto fuori un capolavoro. “Un senso” rappresenta Margaret Mazzantini come le altre due canzoni scritte con Vasco sono legate a donne, “Dimmi che non vuoi morire” è Patty Pravo, “Prima di partire per un lungo viaggio” Irene Grandi. Noi due siamo da sempre interessati all’osservazione della psicologia femminile.

Ansali: La breve citazione di “Strawberry Fields Forevar” nel break di “Un senso” è una tua idea?
Curreri: E’ una cosa voluta, un’idea dell’arrangiatore Celso Valli che conosce bene la mia passione beatlesiana ed è nato un omaggio e una firma personale. Un po’ come il cameo finale di Margaret Mazzantini nel film.

Ansali: A proposito dei Fab Four “Chiedi chi erano i Beatles” è entrato nel linguaggio comune, diventando un tormentone generazionale. Ti aspettavi un simile successo?
Curreri: Ormai passiamo la vita a rispondere a questa domanda. Quando qualcuno mi ferma per strada e mi chiede “Ma chi erano mai questi Beatles?”, rispondo ”Se vuoi ne parliamo dopo, ora ho poco tempo...”. Se leggo un articolo su di loro, una volta su tre è citata la nostra canzone. Non mi aspettavo un simile successo anche perché non era un pezzo facile. Era un avvertimento, attenti a non buttare via tutto per la ricerca esasperata del nuovo, anche certa musica può fare la storia, come i Beatles e gli Stones hanno ampiamente dimostrato.

Ansali: E’ oggi c’è l’ondata vintage dedicata al passato…
Curreri: In questo senso siamo stati un po’dei pionieri con questa canzone-manifesto.

Ansali: E’ inevitabile chiederti qual è secondo te il disco migliore dei Beatles.
Curreri: Penso che “Revolver” sia il più rivoluzionario di tutti, anche più di “Sgt Pepper”. In quel disco ci sono canzoni meravigliose come “Taxman”, ogni volta le riascolto con enorme piacere.

Ansali: C’è un gruppo nuovo che ascolti in questo periodo?
Curreri: Mi piacciano molto i Coldplay, li trovo vicini ai miei gusti e l’ultimo disco è davvero notevole. Ascolto anche i Radiohead anche se sono più cerebrali rispetto ai Coldplay.

Ansali: Per chiudere avete altri progetti in cantiere, magari una nuova colonna sonora?
Curreri: Per ora siamo impegnati nella promozione di “Canzoni per parrucchiere”, stiamo valutando altre proposte tra cui le colonne sonore. Finiti questi impegni ci riposeremo un attimo perché in due anni non ci siamo fermati un momento.

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