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Pubblicato il 17/03/2008 alle 12:39:27
Eugenio Finardi: Il cantante al microfono
di Paolo Ansali
Eugenio Finardi è un’artista che ama rimettersi in gioco ed affrontare nuove sfide come nel nuovo disco Il cantante al Microfono, l’incontro con il cantautore milanese fa capire meglio l'omaggio a Vladimir Vysotsky.


Eugenio Finardi è un’artista che ama rimettersi in gioco ed affrontare nuove sfide come nel nuovo disco “Il cantante al Microfono” (Velut Luna/ Egea) nato dall’incontro con l’ensamble di musica contemporanea Sentieri Selvaggi diretta da Carlo Boccadoro, con l’orchestrazione di Filippo Del Corno, e l’opera di Vladimir Vysotsky, morto a soli 42 anni nel 1980 a Mosca, cantautore, poeta e attore, tra le voci più alte del suo paese, boicottato dal regime sovietico ma quasi venerato dalla sua gente. Due mondi non molto lontani tra loro, quelli di Vysotsky e Finardi, in comune c’è la “musica ribelle” che non ha barriere ne confini. Finardi ha concesso una serie d’interviste, questa verrà ripresa integralmente su Musibox, e l’incontro con il cantautore milanese fa capire meglio le peculiarità di questo progetto.

Parliamo di come è nato il progetto Il Cantante al Microfono?
E’ nato da un invito di Carlo Boccadoro, Filippo Del Corno e l’ensamble di musica contemporanea Sentieri Selvaggi. Per classica contemporanea s’intende musica scritta da compositori classici, con studi al Conservatorio, che al tempo stesso tengono conto di quanto è avvenuto nel ventesimo secolo, come la scoperta del groove, i linguaggi del jazz. Sono tutti solisti d’altissimo livello con cui mi onoro di lavorare. Mi hanno invitato ad essere il solista per lo spettacolo al Teatro Dell’Elfo di Milano, poi replicato al Festival della Letteratura di Mantova. Visto il successo abbiamo deciso di registrarlo, ed ora lo porteremo in prestigiosi festival di classica tra cui il Roma Europa. La traduzione straordinaria dei testi è di Sergio Secondiano Sacchi ed è pubblicato dalla Velut Luna, etichetta progressista di Marco Lincetto.

Come ti sei preparato a livello vocale per affrontare una proposta così impegnativa?
Mi hanno riportato a studiare sul rigo, a lavorare al piano, ad usare timbriche imparate da mia madre cantante lirica che non avevo mai usato nella mia carriera, non che sia cantato lirico, bada bene, sono tecniche mutuate da quello stile, da cantautore non usavo a pieno la voce, qui mi realizzo pienamente come vocalist.

Parliamo della figura straordinaria di Vladimir Vysotsky, ancora poco nota in Italia.
Forse è stato l’unico, vero ribelle del ventesimo secolo, in un secolo che spesso ha mitizzato le figure rivoluzionarie, lui era fuori da qualsiasi sistema. I dischi non sono stati mai pubblicati, registrava le sue cassette in cantina con un Geloso. Apparteneva all’Unione Sovietica pur essendone vittima. Non era un antisovietico, il padre era stato generale dell’Armata Rossa. Aveva avuto la possibilità di venire in Occidente, sposando Marina Vlady, ma non amava il capitalismo. Allo stesso modo era molto deluso dal totalitarismo del suo paese, dai burocrati, dalla fine di un sogno.

Hai detto che, a suo modo, aveva lo spirito del blues-man?
Esatto, come Muddy Waters cantava contro il padrone della piantagione, così Vysotsky si scagliava contro il potere, parlava di quelli che vivono ai margini, gli sconfitti, come De Andrè. Ha avuto la paga più alta che un uomo può avere, l’adorazione della sua gente, ma ha fatto un vita da fuggiasco, basta ascoltare “La caccia ai lupi”, che l’ha portato a una morte precoce.

A proposito di blues, Anima Blues ha riscosso molto successo, ci sarà un seguito?
Certo, ci sarà Anima Blues 2 più in là, ora sia io che Vince Vallicelli siamo impegnati con due progetti diversi. Anima Blues è nato durante il memorial per Giulio Capiozzo degli Area grazie proprio a Vallicelli e Pippo Guarnera. Prima di questo disco ci sarà un’altra opera classica sulle stile di Pierino e il Lupo, La Favola del Piccolo Sarto, e uno spettacolo teatrale con le mie canzoni storiche che sto preparando per il prossimo anno.

Stai anche scrivendo delle nuove canzoni in questo periodo?
Per ora ho chiuso con la canzone d’autore. Non sento più l’urgenza di scriverne di nuove anche perché quello che ho da dire è ora più complesso, non avrebbe mercato. Io stesso non ascolto più quel tipo di musica. Ogni cosa ha la sua stagione. Se mi capita scrivo per altri, ho scritto un paio di testi per Bocelli, e faccio concerti con il mio repertorio. Uso le mie energie per fare cose che tecnicamente, come cantautore, non saprei fare, ma le so interpretare. Con questo disco sono riuscito a spostare l’orizzonte di ciò che pensavo di essere capace di fare, non è male a 55 anni.

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