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Interviste
Pubblicato il 03/01/2010 alle 10:50:45
Un mondo cromaticamente giallo: Matteo Della Negra e la scomparsa delle principali etichette discografiche e le radio più influenti!
di Francesca Odette Croxignatti
Considera Ludwig Van Beethoven e Freddie Mercury i due piu' grandi musicisti della storia: dalla natia Udine, va spesso a Grosseto, ma vive in Brianza. Ama coltivare il suo pubblico, con cui condividere l'amore per la musica ed il pianobar!

Considera Ludwig Van Beethoven e Freddie Mercury i due piu' grandi musicisti della storia: dalla natia Udine, va spesso a Grosseto, ma vive in Brianza. Ama coltivare il suo pubblico, con cui condividere l'amore per la musica ed il pianobar!

Bentrovato a Matteo Della Negra: ti definisci un poeta, un musicista o che cosa?
Grazie e ben trovati anche a voi. Io sono un musicista. Ho cominciato a cantare ancora prima di compiere 3 anni (grazie a mio padre ho una vecchia registrazione dei miei primi tentativi) cominciando lo studio del pianoforte all’età di 7 anni (quando ripetevo su una tastiera le musiche delle pubblicità che sentivo in televisione) per poi entrare in Conservatorio a 11. Le scelte più importanti della mia vita, come il luogo in cui vivo, il fatto di essere stato lontano a lungo dalla mia famiglia, il lavoro che faccio, sono state affrontate per amor di musica. Quotidianamente ascolto, studio e “faccio” musica: credo proprio che non potrò più farne a meno! :o) ... In qualche modo ho cercato di rappresentare alcune di queste passioni nella traccia rock che apre l’album (“Che Ti Piaccia O No”): si tratta di una dichiarazione di intenti, soprattutto nei confronti di chi sentenzia o giudica (nell’eccezione negativa del termine) le scelte e il lavoro di una persona appassionata della sua arte. Riscontrare come diversi artisti si siano identificati nel testo di questa mia canzone è stato per me motivo di stimolo e qualcosa di rincuorante: non siamo soli! :o)

Parliamo del tuo cd Giallo: come l'hai realizzato e perche' mai un titolo cosi' ... cromatico?
Posso dire di averlo “fatto in casa” anche se l’espressione potrebbe togliere qualcosa al lavoro svolto. In pratica ho realizzato uno studio di registrazione “domestico” sopra il mio appartamento, nel quale ho creato gli arrangiamenti dei mie brani, registrando i musicisti per poi missare il tutto. Il risultato è quello che potete ascoltare sui miei siti... Il giallo è per me, tra tutti i colori dello spettro, quello che meglio rappresenta l’arte. Quando ho scritto la “title track” dell’album avevo alcune immagini in mente: il giallo dei girasoli o dei campi di grano di Van Gogh, il biondo dei capelli della Marylin di Andy Warhol, il colore del Sole, dell’oro dei faraoni, del giacchetto di scena di Freddie Mercury nel Magic Live dell’86. Dunque il Giallo è il colore dell’arte, dell’immortalità, della pazzia (in effetti ci sono molti studi a riguardo, penso ad esempio allo “Spirituale nell’arte” di Vasilij Kandinskij). In quella canzone intendevo affermare il mio desiderio di concentrare le mie energie e tutto me stesso in ciò che amo di più, la Musica. Mi sembra un buon titolo per un’album d’esordio… e poi, se andrò fallito c’è sempre la scusa dell’artista incompreso e della pazzia! ;o)

Qual e' secondo te lo stato di salute della nuova leva di cantautori italiani?
Non lo so ma mi auguro che sia buono, almeno per quei pochi fortunati che sono riusciti a superare il parto (di questo mercato) e venire alla luce…

Avessi il potere di cambiare le cose, da dove cominceresti a farlo qui in Italia in ambito musicale?
Cercherei di fare in modo che le opere dell’ingegno effettivamente fruite vengano anche effettivamente pagate, ad esempio tassando la quantità, l’origine e le caratteristiche dei bytes che vengono scaricati dalla rete. Parallelamente farei scomparire come una bolla di sapone le principali etichette discografiche e le radio più influenti. Gli artisti più famosi dovrebbero promuovere i nuovi lavori reinvestendo del proprio (senza dimenticarsi di ringraziare il pubblico che negli anni sono riusciti a portare a sè). In questo modo tutti verrebbero ricompensati in una misura più giusta e si verrebbero a creare molto più spazio ed opportunità per gli emergenti.

Ognuno cerca una promised land, ma come si vive nelle tue zone? Tu dove avresti voluto vivere ed in che periodo?
Sono nato ed ho vissuto fino a 14 anni in Friuli, a Udine; poi mi sono trasferito in Toscana, a Grosseto (dove tutt’ora torno frequentemente per trovare mia madre e la famiglia); all’età di 22 anni mi sono trasferito a Milano (dove lavoro) e da 5 anni abito in Brianza, vicino a Milano. Tutte e tre queste zone hanno le loro bellezze e i loro aspetti positivi. Tra tutte, il posto dove si vive un po’ peggio, per i miei gusti, è il Milanese; anche al di fuori della città, la campagna è spesso sovrappopolata e questo disagio si avverte oltre che con i livelli di inquinamento anche con il traffico, l’isteria automobilistica, e in generale il modo di fare di molte persone. Ciononostante la bellezza della Brianza dei Laghi e delle prealpi è stata fonte di ispirazione, insieme a quella delle Alpi friulane ed al mare della Maremma, per la mia musica. Io amo la natura, le lunghe camminate ed il jogging e vicino casa mia ci sono dei luoghi fantastici dove fare sport nella natura, inoltre l’offerta concertistica di Milano è forse la più ampia che si possa trovare in tutta la penisola e ce n’è per tutti i gusti. Dove avrei voluto vivere e in che periodo? In Italia, sicuramente (con l’opportunità di viaggiare), e poi… nel futuro. Perché scienza, tecnologia e medicina vanno avanti e un domani avremo sicuramente maggiori opportunità di adesso per poter vivere meglio, se le sapremo sfruttare rispettando l’ambiente in cui viviamo.

Ritorniamo alla tua sfera personale: vivi lavorando o lavori vivendo? E' cosi' difficile campare di musica?
A parer mio, dopo quasi 15 anni di pianobar, campare di musica non è difficile. Più difficile è trovare una stabilità economica che ti consenta di fare progetti di un certo tipo, contando solo su di essa. Per questa ragione la mia professione non ha niente a che vedere con l’arte, purtroppo; ciononostante mi ha consentito di realizzare il mio studio di registrazione e di produrre il mio disco e per questo sono contento. Il mio sogno non è tanto quello di diventare famoso per il denaro o per il potere, quanto quello di poter un giorno svegliarmi la mattina, senza la necessità di dover timbrare un cartellino, per poter dedicare il mio tempo e le mie energie interamente alla musica. Desidero coltivare un mio pubblico, con cui condividere il mio amore per la musica e da cui trarre gratificazione. Non mi interessa “abbracciare il mondo intero”.

Qual e' stato l'ultimo concerto che hai visto che ti ha veramente stregato? Chi invece (dal vivo o discograficamente) ti sta deludendo?
I concerti a cui preferisco assistere appartengono alla sfera della musica classica ma sono attratto anche dal jazz e dalla musica etnica. Uno degli ultimi concerti che mi hanno entusiasmato è stato quello dei Gaia Cuatro. Un quartetto, costituito da due argentini al basso ed al pianoforte e due giapponesi al violino e alle percussioni, che fonde le ritmiche e le sonorità del tango argentino con le metafisiche e sognanti melodie orientali: jazz o world music di ampio respiro e facilmente godibile da tutti. Nella mia “Dioscuro” ho cercato di trasmettere il mio interesse per le sonorità e gli strumenti etnici. Nell’ambito della musica leggera sono diversi a deludermi dal vivo ma non voglio citare un artista in negativo. La sensazione è che più vai in alto e meno farina del tuo sacco c’è, mentre sempre di più viene deciso a tavolino. E poi, se canti male o non sai suonare, come mai nel disco sei perfetto? Non fatemi fare nomi dai… Che il sottobosco cresca e sradichi queste vecchie querce tra figli d’arte e furbi mestieranti!

Qual'e' il tuo personale rapporto con la tecnologia? Cosa ti auguri venga presto inventato?
Ho un ottimo rapporto con la tecnologia. Solo pochi anni fa non sarei stato in grado di realizzare il mio disco “fatto in casa”. Pensate che ho praticamente studiato il programma per l’esame di VIII anno di pianoforte in Conservatorio su un piano elettrico Yamaha P-80 (verificando periodicamente i progressi su dei pianoforti veri). Detesto i sintetizzatori. Nel mio disco non ve n’è traccia. Ho sempre ricercato le sonorità acustiche, il “suonato veramente”. I tappeti musicali sono intrapresi dagli archi (violini, viole, violoncelli, contrabbassi) ma non vi trovano spazio i suoni prodotti elettronicamente o dall’anima artificiale (i cosiddetti “pad”). Molte cose vorrei che fossero inventate o migliorate, nell’ambito della produzione musicale. Sta già comunque avvenendo tutto da solo, è sufficiente avere un po’ di pazienza. :o)

Quali sono stati gli artisti che hai amato in gioventu'? Quali quelli che invece ora ti ammaliano di piu'?
Fin da ragazzino avevo un solo vero idolo: Freddie Mercury, per la sua voce ed il suo estro (la mia “Written In The Stars” intende essere un tributo a questo grande istrione). Proseguendo gli studi in Conservatorio ho avuto modo di apprezzare i Grandi Compositori del passato e in particolar modo Ludwig Van Beethoven, che ritengo essere Il Più Grande Artista della storia dell’umanità poiché credo che sia l’unico esempio di un singolo individuo (non di una corrente) che sia stato in grado di catapultare di alcune generazioni in avanti i musicisti a lui contemporanei e futuri. Ha aperto la strada al Romanticismo, l’epoca in cui la Musica è stata finalmente riconosciuta da artisti, filosofi, medici e scienziati come la più alta e potente tra tutte le arti. Adesso è difficile per me rimanere ammaliato da un gruppo o un cantante di musica leggera perché li percepisco un po’ come dei colleghi, dalla carriera invidiabile, magari bravi e da prendersi come modello ma comunque come qualcosa non tanto diversa da ciò che sto facendo io stesso, nel mio piccolo. Quindi la magia di un tempo è svanita. Ho comunque delle preferenze e delle “simpatie artistiche” a seconda dei generi. I due artisti appena citati sono stati i più significativi per la mia musica.

Diamoci un appuntamento fra un giorno o fra un mese o far un anno: in quali progetti ti vedremo coinvolto?
Nell’ambito della produzione musicale mi sto muovendo in più direzioni: ho scritto e prodotto un tango argentino, sto realizzando dei brani funk-rock collegati tra loro e dalle sonorità molto più omogenee rispetto a quanto realizzato nel mio primo album. Sto dando vita anche a dei brani melodici in cui il pianoforte la fa da padrona. Parallelamente continuerò a propormi alle case discografiche e manderò le nuove produzioni alle radio. Non vi do una data precisa perché lavoro da solo, senza un manager, un capo, delle scadenze e una remunerazione economica; dunque sono io che decido, senza il fiato sul collo, che rotta seguire e se e quando ruotare di qualche grado il timone, ammainare o spiegare le vele. Ad ogni modo pubblicherò un singolo entro la fine dell’inverno e poi degli altri in primavera. Ogni tanto fate un salto sul mio sito ufficiale per ascoltare le novità, soprattutto se amate la timbrica del pianoforte ;o) Un saluto ed un ringraziamento ai vostri collaboratori.

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