Si intitola Tumiza l’ultimo disco della vocalist Valentina Fin, pubblicato recentemente dall’etichetta Emme Record Label. Un progetto che rappresenta un omaggio alla cantante Norma Winstone la cui nascita è avvenuta a seguito della frequentazione di un seminario nel 2015 a Marano Jazz. Completano al formazione che ha partecipato alla registrazione di questo lavoro Francesco Pollon al pianoforte e Manuel Caliumi al sassofono. Valentina Fin ci ha raccontato come è nata questa avventura.
Valentina per cominciare l’intervista raccontaci come è nata l’idea di questo disco Tumiza che come leggiamo è anche un omaggio a Norma Winstone!
L’idea è nata durante un seminario estivo a cui ho partecipato nel 2015 in occasione del Merano Jazz Festival. Qui Norma Winstone teneva una masterclass di canto alla quale ho pensato di partecipare. Ed è stato amore a prima vista… da subito mi ha colpito molto la sua estrema musicalità e sensibilità artistica e, una volta tornata a casa, ho deciso di approfondire la sua storia e la sua estetica musicale. E ho scoperto che mi sentivo molto affine a questo tipo di sonorità, che è anche la sonorità dei dischi dell’ECM. Il mio progetto, TUMIZA, vuole essere un omaggio a tutto questo e al trio Azimuth in particolare e allo stesso tempo vuole essere per me un punto di partenza alla ricerca di quella che voglio che sia la mia identità di musicista.
Vuoi descrivere in breve il disco ai lettori di Musical News?
Certo…partiamo dal titolo, che certamente è un po’ insolito: “TUMIZA”. Si tratta infatti del contrario di AZIMUTH, lo storico trio di cui faceva parte, insieme a John Taylor e Kenny Wheeler, la cantante inglese Norma Winstone, a cui ho appunto dedicato il disco. Il disco è suddiviso in due parti definite, per usare un gioco di parole “A Norma” e “Fuori Norma”. La prima è dichiaratamente un omaggio alle sonorità ECM ed è costituita da alcuni brani di grandi compositori del jazz contemporaneo quali Fred Hersh, Kenny Wheeler, Steve Swallow sui quali Norma Winstone ha scritto dei testi davvero molto poetici. La seconda parte, invece, racconta un po’ più quella che è la mia realtà musicale con due pezzi originali con il testo in italiano e un bellissimo brano di Louis Cole.
Dunque, cosa ti ha affascinato di più di questa artista?
Dilungarsi sulle sue qualità vocali sarebbe a dir poco riduttivo. Indubbiamente, ciò che mi ha colpito quasi subito è la preparazione, l’esperienza, la sicurezza nell’emissione dei suoni, lo straordinario senso di intonazione. Ma, se la si conosce di persona, c’è molto più di questo. La musica cristallina, la purezza di tono, la serenità, seppur con qualche venatura melanconica emergono anche dalla sua personalità, semplice e spontanea, così come emergono dalla sua musica. Avere avuto la possibilità di studiare e di passare del tempo con Norma Winstone, ha risvegliato la curiosità, la voglia di conoscere, di indagare e di capire perché, fin da subito, era nata in me una così profonda ammirazione. Sontuosa ed eterea allo stesso tempo, mi ha affascinato e continua a farlo, il modo in cui riesce ad afferrare l’anima della musica, regalando a chi ascolta un suono puro, senza egoismi.
Visto che il disco è diviso in due parti, di cui come dicevamo una dedicata a Norma Winstone, potremmo dire che esiste un concept del disco?
Si, il concept, l’elemento fondamentale del progetto è la sonorità melanconica e così affascinante che ho riscontrato nei pezzi di questi compositori. E la sensibilità con cui Norma riesce a renderli. Questo è quello su cui voglio lavorare ed è la ricerca che anche adesso sto cercando di portare avanti. Proprio per questo ho voluto inserire anche una seconda parte dove propongo musica originale, per poter avere l’opportunità di applicare quello che sto ricercando in qualcosa di nuovo, di mio.
Tumiza è anche una fotografa un particolare di un momento della tua vita?
Assolutamente si, diciamo che il disco rappresenta un momento importante di svolta nella mia carriera musicale. Intanto nasce dopo un lavoro di tesi e di ricerca che mi ha portato al conseguimento del diploma di conservatorio che di fatto ha rappresentato per pe il raggiungimento di un obiettivo. Ma rappresenta anche il passaggio dalla condizione di studente allo, chiamiamolo “status”, di musicista. E proprio in questa fase ho capito che tipo di musicista vorrei essere e ho cominciato a lavorare sulla mia identità. È perciò il primo manifesto della mia personalità artistica.
Oltre a Norma Winstone quali sono i riferimenti musicali che ti accompagnano?
Le sonorità che più mi ispirano sono senz’altro quelle della storica casa discografica ECM come ho detto in precedenza. In particolare mi piace molto il trio di Stefano Battaglia, con Roberto Dani e Salvatore Maiore che ritengo colossi dell’espressività. Ma posso citare anche Sara Serpa, sopraffina cantante portoghese contemporanea, come Jeanne Lee nei dischi in duo con Ran Blake. Per quanto riguarda, invece, “gli storici”, senza dubbio il mio preferito rimane Frank Sinatra.
Live o studio: cosa preferisci e perché?
Domanda difficile…diciamo che sono due momenti di espressione artistica diversa. Lo studio è un po, come per un pittore, il luogo dove sentirsi liberi di sperimentare, senza pressioni o giudizi esterni. Il live è il momento in cui manifestare la propria sensibilità e condividerla con altri. Dello studio apprezzo la dimensione intima. Del live, invece, la condivisione.
Per quanto riguarda i prossimi progetti hai qualche novità di cui ci vuoi parlare?
Il prossimo concerto di TUMIZA sarà l’8 marzo a Vicenza, per l’Associazione Culturale Paolina Paulon, ma ci sono in ballo anche alcuni altri festival in estate. In aprile invece sarò a Riga per il Riga Jazz Stage, un prestigioso contest di musica jazz che mi ha selezionato tra i finalisti della sezione canto. Per quanto riguarda i live, nel 2020 conto di poter dare molto spazio a TUMIZA. Dopo l’esperienza che abbiamo avuto in ottobre in Romania a Sibiu Jazz Contest, l’idea di portare TUMIZA anche all’estero mi convince sempre di più.