Tanti relatori, argomenti interessanti (dalla condizione femminile ai cantastorie lucani) e l’Università che stava per chiudere al pubblico, perchè l’orario era giunto. Questo in sintesi il pomeriggio di Venerdì 22 Novembre 2024 alla Facoltà di Lettere in Via della Pergola 60 a Firenze: quello che è emerso forte è stato il ruolo delle donne di Basilicata, Calabria e Campania mentre fuori di casa la storia correva ed i loro uomini si voltavano dall’altra parte oppure si illuminavano alle promesse di Giuseppe Garibaldi o scappavano nei boschi per non rifare il servizio militare, come voleva il nascente Stato Italiano tramite la Legge Pica ed i bersaglieri che ti bussano alla porta! Pagine di storia sconosciuta, ma anche pagine strappate da quei libri che invece dovevano raccontare: con queste parole l’organizzatore del convegno Giancarlo Passarella (assieme alla professoressa Barbara Innocenti) ha introdotto il convegno, portando l’esperienza diretta del suo bisnonno calvellese e dando la parola ai relatori.
Ovviamente a partire è il ricercatore storico Valentino Romano, uscito con un libro sulla brigantessa Filomena Pennacchio: per lui le occasioni fiorentine per parlare del suo libro Filomena, La Regina Delle Selve sono ben due, perché (oltre al convegno universitario) c’è la presentazione alla Libreria Gioberti, dove sarà intervistato da Vincenzo Scalia e Maria Luisa Carretto. Soprattutto lei è stata ringraziata da Valentino Romano, perché assieme ad Alessandro Salaorni (produttore cinematografico presente tra il pubblico) hanno ridato energia al suo lavoro che altrimenti è quasi da topo d’archivio, sempre alla ricerca di documenti e dati certi! Interviene poi dopo l’ingegnere Armando Niccolai, presidente della fiorentina Fratellanza Artigiana d’Italia, purtroppo una misconosciuta società fondata nel 1861 sulle intuizioni del grande Giuseppe Mazzini e che realmente univa i popoli, aiutava materialmente chi si affiliava e superava il mero concetto di società di mutuo soccorso. In via Pandolfini a Firenze c’è la loro sede e sullo schermo (e nelle parole di Niccolai) scorrono cimeli che fanno grande un progetto che non fece a tempo ad arrivare nel nostro Meridione: ad ognuno dei presenti viene consegnata una presentazione della Fratellanza Artigiana d’Italia ed una spilla assai gradita.
Molto seguita (anche per la presenza tra il pubblico di alcuni suoi studenti) l’intervento di Vincenzo Scalia: citando Lombroso, le reali differenze tra due popoli lontani (i piemontesi ed i meridionali) e soprattutto lo status delle donne, analizza l’humus su cui Filomena Pennacchio è brigantessa e poi viene redenta, facendola sposare a Torino, città dove morì nel 1915. Questa sua lectio è quella giusta introduzione a tutto il lavoro di ricerca di Valentino Romano e questo rende facile (anche per il pubblico di non iniziati) comprendere in quale contesto storico ci stia inoltrando. Strabiliante l’intervento di Alessandro Pratesi: come storico e collezionista filatelico, ci parla di una cosa che lascia tutti con la bocca aperta … le Vie di Posta percorso che (sin dagli Antichi Romani) vedevano muoversi messaggeri, soldi, lettere e queste erano nel contempo lontane dal vivere delle semplici popolazioni, ma ben conosciute dai briganti che le curavano. Mostrando alcuni dei suoi cimeli, ci ha fatto capire che il brigantaggio (così come la pirateria) non è stato un fenomeno di metà Ottocento, ma preoccupava anche Giulio Cesare! Quindi anche Filomena Pennacchio (piuttosto che Carmine Crocco o Ninco Nanco) si muoveva in gioventù con quel manipolo di briganti in quelle direzioni, perché quelle erano la “autostrade” dove passava la ricchezza.
Il ruolo delle donne nel brigantaggio post-unitario: interessante convegno universitario fiorentino
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