L’album di debutto “Escape From Justice“ li ha lanciati come una delle nuove metal band italiani più interessanti. In questa intervista democraticamente ci svelano fatti, misfatti e sogni.
Ciao ragazzi e ancora complimenti per il disco, veramente molto bello. Come mai siete arrivati al debutto dopo tanti anni e comunque partiamo dall’inizio: raccontateci un po’ di storia della band, per presentarvi ai nostri lettori.
Michele: Ciao Beatrice, intanto grazie mille per i complimenti. Prima di tutto parliamo un po’ della storia della band. Tutto ha inizio nel 2017 da un’idea mia (Michele Turco) e di Matteo Finato per dare finalmente concretezza a delle idee che avevamo già scritto negli anni precedenti e pesantemente influenzate dalla NWOBHM. Abbiamo subito trovato Francesco Galbieri al basso, che si è immediatamente entusiasmato al genere, con un lavoro di ricerca ed entusiasmo davvero incredibili. Dopo qualche cambio di lineup nel 2018 si è unito a noi il batterista Nicola Danese, subito qualificatosi come grande fan di Praying Mantis e Tank, ed infine, nel 2020 si è unito a noi Gianluca Padovani sempre alle chitarre, che si è dimostrato subito la persona perfetta a completare la nostra lineup, soprattutto come nuovo amico e compagno di avventure. Siamo arrivati al debutto dopo tanti anni per vari motivi, un po’ per la meticolosità in fase di scrittura e registrazione, un po’ perché non siamo più proprio dei giovincelli ed abbiamo famiglia e lavoro, ma soprattutto perchè questo progetto è nato come hobby da fare a tempo perso e solamente dopo aver visto il riscontro che ha avuto il nostro demo del 2019, le cose si sono fatte man mano più serie.
A differenza di altri gruppi che cercano di affrontare più stili, voi avete sempre cercato solo di fare al meglio quello che vi piace, ovvero il metal classico. Da dove arrivano le vostre influenze?
Michele: Abbiamo delle influenze in comune ed altre più personali. Diciamo che quelle in comune sono i primissimi Iron Maiden, Tygers of Pan Tang, Tokyo Blade e Riot. Poi ognuno di noi ascolta anche altro, sia Metal Classico che altri generi, che comunque influenzano lo stesso la nostra scrittura. Personalmente io adoro anche molti nuovi gruppi di metal classico, la cosiddetta NWOTHM, come Riot City, Seven Sisters e Steelwing, ed anche il Power Metal, nella sua forma più classica, roba tipo Helloween e Gamma Ray per capirsi.
Matteo: per quanto mi riguarda in ambito heavy metal le influenze arrivano sia dal versante inglese (Iron Maiden, Angel Witch, Diamond Head ecc) che dal lato americano (Riot e Savatage su tutti), ma la preferenza è da sempre smaccatamente britannica. Diciamo che ognuno ha ovviamente i suoi preferiti e le sue digressioni musicali, ma il minimo comune denominatore, quello che ha contribuito pesantemente al nostro sound, è la decisamente la NWOBHM.
Secondo voi perché l’heavy metal continua a raccogliere così tanti appassionati?
Michele: Perché alla fine non esiste altro genere che combina con questa intensità emotiva melodia e potenza sonora. Se si ha un certo tipo di personalità alla fine si va sempre li a parare: dal buon vecchio heavy metal. Poi ci sono sottogeneri più o meno in salute. Per quanto riguarda il metal classico siamo in una fase molto fresca a livello compositivo, ci sono dei nuovi gruppi veramente molto validi. Solo qui in Italia noto una certa freddezza.
Gianluca: A mio avviso l’Heavy Metal, soprattutto nella sua derivazione più classica è un genere che sopravvive a tutti i cambi generazionali che per forza di cose portano evoluzioni sia nel pubblico, sia in chi lo suona, perché comunque riesce a mantenere fedeli i fan di vecchia data e al tempo stesso avvicinare “nuove leve”. Forse per come la vedo io, il motivo sta nel fatto che al di là dell’aspetto puramente musicale, incarna un certo stile di vita e un certo modo di affrontare le vicissitudini quotidiane che è difficile trovare in altri generi musicali.
Ci sono migliaia di band sparse per il mondo che vogliono solo suonare e divertirsi, indipendentemente dal successo. Quanto vi piace e vi rende orgogliosi essere una band underground, così come alcuni gruppi che tanto amate?
Michele: Beh, è sempre stato il mio sogno, fin dai tempi del motorino. Ogni tanto ci penso e dico tra me e me: “Che figata far parte dell’underground!”.
Gianluca: Per me è un po’ lo stesso. Penso che sia una grande soddisfazione per chiunque canta o suona uno strumento, avere prima o poi la possibilità di esprimere concretamente quello che è il frutto di tutto il tempo speso ad esercitarsi, comporre e suonare dal vivo.
Se poi il risultato viene riconosciuto non solo da chi ascolta, ma anche da parte di altre band dell’underground, credo che sia un motivo in più per andarne orgogliosi.
Matteo: Ci rende tutti molto orgogliosi! Il fatto non solo di essere appassionati di un genere, ma anche di scrivere e registrare pezzi originali alla nostra maniera e di aver pubblicato un disco ci fa sentire come se, nel nostro piccolo, un contributo lo avessimo dato anche noi. Per quanto siamo poco conosciuti e per quanto ridotta sia la nostra dimensione, siamo veramente contenti ed entusiasti di aver potuto mettere la nostra firma nella grande enciclopedia di tutte le band heavy metal della storia. Aggiungo una cosa che ritengo importante: per tutta una serie di motivi, da tempo apprezziamo molto di più i concerti underground che mainstream, preferiamo locali e festival di piccolo-medio cabotaggio ma con band molto valide, c’è molto più feeling, e la serata finisce sempre in festa; questi sono momenti e ricordi che nessuno ci toglierà mai!
Come è nata l’idea di coinvolgere l’artista Dimitar Nikolov per la copertina?
Francesco: Di base, lo abbiamo agganciato come artista vedendo le copertine che ha disegnato per lavori di band come Ruler, Steelwing, Metal Inquisitor (solo per citarne alcune), senza scordarci del suo sodalizio col il fstival “Keep it True” per quanto riguarda l’illustrazione dell’evento. Se a questo aggiungiamo il fatto che siamo sempre stati dell’idea di affidarci alle persone competenti nei vari settori di realizzazione del disco, eccoci qua a lavorare con un grafico. E che grafico! Con qualche input, ci ha fornito due idee che ci sono piaciute: della prima ci piaceva come aveva fotografato la situazione, del secondo, i dettagli che aveva disegnato al ranger. È bastato chiedergli di combinare le due cose, qualche bozza di prova (in maniera molto celere e professionale, cosa non scontata) , ed ecco l’artwork di “Escape From Justice”.
Più che una band sembrate un gruppo di amici che si diverte a fare ciò che ama. Quanto è importante per voi che le cose funzionino anche a livello umano?
Francesco: Per me è abbastanza fondamentale. Noi tutti da giovani abbiamo avuto esperienze di altri gruppi, infine sciolti, in maniera naturale o un po’ più rocambolesca. Quando abbiamo creato i Rogue, io avevo 27 anni, ora ne ho 34. Sono età in cui entrano vari fattori in gioco, che possono essere dall’andare a vivere da soli, a sposarsi, ad avere figli, e penso valga anche per i miei colleghi-amici quando dico che tra di noi si parla, ci si confida, ci si viene incontro e si dà molto valore alle faccende personali. Penso che sia qualcosa che va al di là del singolo “dai che suoniamo e spacchiamo tutto”. E ciò contribuisce, naturalmente, al sereno svolgimento di prove, concerti e composizioni.
Nicola: prima di essere una band siamo un gruppo di amici a cui piace divertirsi suonando un genere che lega tutti quanti!! La nostra unione è questa! L’amore è la passione per la NWOBHM. Se non ci fosse questo interesse, questo progetto non esisterebbe nemmeno! A livello di songwriting infatti si sente tutta la nostra influenza musicale!
Matteo: personalmente lo trovo fondamentale. In un gruppo non è obbligatorio essere una famiglia, ma indubbiamente rende tutto molto più semplice quando il gioco si fa duro.
Sapere di poter parlare ad altre quattro persone in tutta onestà senza essere giudicati, essendo capiti e contando su onestà ed ascolto attivo aiuta veramente tanto quando entrano in gioco fattori esterni nell’ambito gruppo, soprattutto quando non hai più vent’anni e la vita comincia a metterti di fronte ad impegni e sfide di un certo impegno.
Siete soddisfatti delle recensioni? Vi aspettavate tutte queste belle parole spese per voi, anche all’estero e nei posti lontani?
Francesco: Mentirei se dicessi che non ci aspettassimo qualche recensione, ma è bello vederne di varie. Ci forniscono molteplici punti di vista, interpretazioni e considerazioni sul nostro lavoro, con cui possiamo essere o meno d’accordo, ma di cui sicuramente faremo tesoro.
Matteo: siamo molto soddisfatti di quanto visto e letto finora, le recensioni arrivano ancora adesso (anche se in maniera più sporadica, logicamente) e sono tutte positive. Onestamente eravamo consci di aver registrato un buon album d’esordio, ma sapevamo anche che la concorrenza all’estero è davvero spietata, ci sono band che ci piacciono molto e di cui ammiriamo sia i pezzi che l’ambito live, eppure siamo riusciti a farci conoscere almeno un po’. Questo ci rende davvero felici ed orgogliosi, e posso dire che questi risultati sono andati oltre le nostre aspettative.
Michele: Anche per me la soddisfazione è stata immensa, è bello sapere che la tua musica va in giro per il mondo, viene ascoltata e piace. E non parlo solo delle recensioni…spedire copie dell’album in ogni continente, scoprire che qualche tuo brano viene trasmesso in radio in qualche grande città, oppure ricevere messaggi di appassionati che hanno apprezzato il nostro disco… beh, se me l’avessero raccontato qualche anno fa non ci avrei mai creduto
E adesso cosa dobbiamo aspettarci dalle mosse future?
Francesco: Da settembre a novembre abbiamo qualche data. Nel frattempo, cerchiamo di tenere il focus sulla scrittura di nuovi pezzi e sull’ascolto di lavori di altre band del nostro genere (nuove e vecchie) , per a nostra volta ispirarci.
Matteo: nel futuro prossimo ci sono date fino a fine novembre e scrittura di pezzi nuovi, questo sicuramente. Per l’anno prossimo ci piacerebbe avere abbastanza materiale da registrare un EP magari, o comunque tornare a registrare qualcosa in modo da battere il ferro finché è ancora caldo.
Michele: Non ho nulla da aggiungere a quello che hanno detto i miei colleghi. Grazie mille per questa intervista e per l’opportunità, è stato davvero un piacere. Ai nostri fan vorremmo lasciare questo messaggio: seguiteci sulle nostre pagine social e non esitate a contattarci! Ai lettori di Musicalnews vogliamo dire solo di continuare ad apprezzare il nostro caro e vecchio heavy metal, ancora adesso escono mensilmente nuovi dischi di giovani leve che suonano incredibilmente ‘80s.
La grande miniera del metallo non è ancora esaurita \m/
Rogue Deal: Nicola Danese: batteria; Francesco Galbieri: basso; Michele Turco: voce; Matteo Finato e Gianluca Padovani: chitarre