Luca Crispino – Diffrazioni (Dodicilune Dischi Ed562)

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Espressione intima dei singoli musicisti, con un comune passato jazz e non solo: lo stesso Crispino da giovane suonava rock e progressive, mattoni che non ha del tutto dimenticato per costruire il suo originale progetto. Partiamo subito dall’analisi del titolo di questo disco, da lui prodotto assieme a Maurizio Bizzochetti, deus ex machina dell’attiva etichetta discografica: soprattutto in fisica, la diffrazione è un fenomeno associato alla deviazione della traiettoria di propagazione delle onde quando queste incontrano un ostacolo sul loro cammino. Anche con il suono vale questo “rimbalzo”, come è facile intuire: ma pensate a tutte le riflessioni / congetture fatte per The Dark Side of the Moon (capolavoro dei Pink Floyd), con la copertina disegnata dalla Hipgnosis e George Hardie che mostrava un prisma triangolare rifrangente un raggio di luce sul fronte. Anche quello è un fenomeno fisico, ma .. è disegnato nel modo giusto? Il bassista che ha suonato in questo disco è il quotato Riccardo Ferfoglia, autore anche della copertina: quello che sembra un incrocio tra un elettrocardiogramma ed un disegno astratto, ben si adatta alla musica che l’album propone, perché non è jazz nel senso più classico, ma ricerca fatta in assoluta libertà. Per questo il termine improvvisazione ci sembra il più consono a definire l’humus su cui i 9 brani sono stati concepiti: sono tutti composti da Luca Crispino, tranne il conclusivo Danza del cerchio, remake del celebre brano di Bela Bartok ossia Körtánc – Rundtanz. In Diffrazioni (disco registrato al Ritmo&Blu Studio della bresciana Pozzolengo) il chitarrista e compositore padovano Luca Crispino è affiancato da Federico Zoccatelli (sax soprano/alto), Stefano Benini (flauto, flauto basso, didgeridoo), il già citato Riccardo Ferfoglia (basso elettrico) e Luigi Sabelli (batteria). Il quintetto pubblica un disco importante, fuori da steccati, stilemi e definizione precostituite: alcuni brani (come Comete e Grande Taipaplan) danno soddisfazione ai 60 anni che si sono formati con i Return to Forever, James Brown, John Scofield o anche il Carlos Santana più rivoluzionario. Se invece siete cresciuti con il jazz minimale, forse l’iniziale Ziggurat vi disegnerà un solco lungo il viso, come una specie di sorriso… tanto per citare la celebre canzone scritta da Fabrizio De André, con la musica di Franco Zauli e Gian Piero Reverberi.

Tracklist di questo disco: Ziggurat, Monci, Vecchie case che non conosco, Comete, Libanza, Galaverna, Il cielo sopra Pozzolengo, Grande Talpaplan, Danza del cerchio.