‘”Un pianoforte, una voce e la musica”: Fiorella Mannoia ha presentato così domenica 29 10 ottobre il concerto con il pianista Danilo Rea. Uno show che ha conquistato letteralmente il pubblico dell’Auditorium Parco della Musica di Roma. Un viaggio musicale, lo ha descritto la cantante, ricordando l’idea di proporre con il musicista jazz amico da 30 anni ”le canzoni che hanno fatto parte della nostra vita, totalmente liberi”.
Il pubblico di Roma ha accolto la Mannoia con un “Bentornata Fiorella”, visto che l’artista si è dovuta sottoporre di recente a un intervento chirurgico, che ha portato a un piccolo stop del tour “Luce”. I due artisti hanno proposto una cavalcata emozionante tra i capolavori dei grandi cantautori con un prologo serrato di Rea, incrocio di citazioni di classici anche stranieri, melodramma, colonne sonore, Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, l’evergreen “Roma nun fa la stupida stasera” e “Tammurriata Nera”. Fiorella Mannoia ha aperto con “Ah, che sarà”, seguita da “Come si cambia”, uno dei suoi cavalli di battaglia, e poi Ivano Fossati (“C’è tempo”), Francesco De Gregori (“La donna cannone” e “Titanic”), Franco Battiato (“La cura”), Lucio Battisti (“Io vivrò senza te” e “Insieme”), Vasco Rossi (“Sally”), Paolo Conte (“Via con me”). In “Messico e Nuvole” (altro brnao di Paolo Conte, portato al successo da Enzo Jannacci) e “Felicità” di Lucio Dalla il pubblico ha cantato in coro con lei il ritornello.
‘Queste canzoni oggi non si scrivono più “, ha detto l’artista, “è un dovere cantarle, soprattutto quelle degli artisti che non ci sono più. Ci hanno lasciato un patrimonio culturale e musicale immenso. Cantatele ai bambini, rimarranno nella loro memoria”. La parentesi latina con “Besame Mucho” e “Quizas, Quizas” l’ ha vista accennare qualche passo di danza. ”Piano, piano. In sala ci sono l’ortopedico il fisioterapista e tutte le infermiere che mi hanno curato. Siamo a Roma, fatemi giocare un po’” ha scherzato. Tra i bis, “Quello che le donne non dicono”, tra le sue canzone più amate, conclusa cambiando l’ultimo verso: ”e ti diremo ancora – forse – un altro s씑. Spiegando poi: “Insegnate ai vostri figli che quando una donna dice no, è no”, mostrando la maglietta della fondazione “Una Nessuna Centomila” contro la violenza alle donne. Il saluto finale, con un richiamo forte all’ attualità, è stato affidato a “Il disertore” di Boris Vian nella versione di Ivano Fossati, inno al rifiuto di prendere le armi.