Se amate l’hard rock anni ’80, ecco il disco che fa per voi.
I Damn Freaks hanno come base operativa Firenze e dintorni. E da qui che sono partiti per farsi conoscere con due ottimi album, “Love In Stereo” del 2020 che seguiva di tre anni l’omonimo debutto, apprezzati da pubblico e critica.
Chiaramente la pandemia ne ha frenato le ambizioni, ma ora sono qui, carichi e pronti per ripartire, dopo aver riassestato la formazione, che ora vede accanto all’originale sezione ritmica (Matteo Panichi, batteria e Claudio Rogai, basso), i nuovi arrivati Giulio Garghentini al canto e il veneto Alex De Rosso alla chitarra. Entrambi con lunghe referenze, il primo con Mantra e Darkfire e il secondo coinvolto in numerosi progetti, da Dark Lord a Serena Rock Band a Headrush, anche se il nome più altisonante che lo ha visto protagonista è certamente quello degli americani Dokken, con cui ha fatto un tour ad inizio millennio. Ed è proprio il chitarrista che si è occupato della produzione dell’album, oltre ad essere ovviamente coinvolto nella scrittura.
Il risultato di questo rimpasto ha portato alla realizzazione di dieci nuove tracce, confezionate in “III”, un album che profuma di hard rock e si specchia nei fertili anni ’80, tra rimandi a Van Halen, White Lion, Warrant, Firehouse e naturalmente Dokken. Tra riff cromati e ritmiche indovinate, brillano ritornelli melodici, con cantanti solidi e cori indovinati, brillano i Damn Freaks, che non dimenticano che siamo nel terzo millennio.
Ascoltando il primo singolo “The Land Of Nowhere”, la saltellante melodia di “Where’s Is Love” e “Walking In The Sand”, si comprende la maturità del quartetto, sempre in equilibrio nell’approccio, capace di spingere nell’acceleratore, ma senza sprecare nessuna risorsa. Se “You Ain’t Around” è una ballata che ci riporta agli anni d’oro del class metal, “Damn Burning Mercy” e “My Time Has Gone” hanno sonorità più moderne, con Alex De Rosso che si conferma musicista di caratura superiore. Nel mid time “Nothing’s True” il cantante Giulio si prende la scena con una prestazione superba, che si ripete in “Crazy Ride” un hard rock melodico che rievoca i Bon Jovi anni Duemila. In conclusione il riff scheggiato di “Walking The Wire”, puntellato su un ritornello meraviglioso, conferma che “III” è il disco che tutti gli amanti dell’hard rock melodico dovrebbero ascoltare.
Se amate i nomi citati sopra, non perdetevi questo album, ve ne innamorerete dopo un solo ascolto.