Abbiamo raggiunto Susanna Reppucci telefonicamente, nella sua Salerno. Cantautrice di origine napoletana, performer e ricercatrice di bellezza. Ha 23 anni, una laurea al Conservatorio di Salerno in “Chitarra Pop/Rock”, il Diploma di Lingue e Culture Straniere e un diploma di “Autore dei testi” al CET di Mogol. Il 3 febbraio è uscito sulle principali piattaforme online il primo EP intitolato “Ginestra”.
Raccontami qualcosa di te. Chi è Susanna Reppucci.
Amo scoprire, imparare cose nuove, soffermarmi sui dettagli; respirare il profumo del mare; guardare lontano; camminare nella natura; stare scalza; sorprendermi della bellezza che mi circonda; cercare la luna di giorno e stare sveglia quando gli altri dormono; incrociare lo sguardo con quello degli animali; parlare di notte con la mia Musa, cercare la presenza di Dio in ogni cosa, confrontarmi con gli altri, perdermi in discorsi sulla vita, l’amore, il sesso, l’essere umano, la letteratura, la storia, in tutto questo che io considero arte.
Quando e come è cominciato il tuo percorso artistico?
Ricordo che quando ero piccola chiedevo sempre ai miei genitori di poter imparare a suonare la chitarra. Cantavo in un coro con papà; dipingevo quadretti; danzavo per casa. Imitavo la mia mamma con i suoi vestiti indosso. Scrivevo poesie o preghiere su una lavagnetta attaccata al frigo. Così, tra le tante cose che mi piacevano e piacciono, ho continuato il percorso di studio musicale iniziato verso i 14 anni. Proprio a quell’età iniziai a voler scrivere canzoni mie. Per la prima volta mi esibì in una manifestazione vicino casa, con una canzone scritta insieme ad una mia amica, lei il testo, io la musica, si intitolava “Ogni sogno infranto e immaginato”.
E’ uscito da pochi giorni il tuo primo EP dal titolo “Ginestra”.
La Ginestra è un fiore che cresce bene in diversi tipi di terreno, anche i più difficili, sopporta i forti venti ed è in grado di migliorare terreni degradati o nudi, rendendoli abitabili da altri vegetali che altrimenti non avrebbero potuto svilupparvisi. I testi contenuti nell’EP scaturiscono da vicende umane che ho avuto modo di ascoltare sulla mia strada, storie di resilienza, storie di persone che hanno vissuto e sopportato i forti venti e che, come la ginestra, si sono piegate ma non spezzate. Mi piace pensare che insieme a quella ginestra ci siano altre ginestre e che tenendosi per mano si sono rialzate insieme.
La ginestra come metafora. Cosa racconta questo tuo lavoro discografico. Racconta storie, attraverso diversi tipi di musica, partendo da quella che sento la mia radice, il mondo acustico, folk, spaziando in modo misto tra Rap, Pop-Funky, World. Sono storie un po’ mie, e di persone che ho conosciuto. Cerco sempre di riportare le cose reali che succedono, le parole che mi vengono dette e quelle che io dico, o dove non è possibile, ciò che io ho visto, ho sentito in quella persona, dentro quegli occhi, in quei movimenti. È bellissimo tornare a casa certe sere e sentire forte il richiamo della scrittura: descrivere, dettagliare con un flusso ciò che ho provato e visto. Non sempre è così e non sempre da quel flusso nasce una intera canzone sul momento, spesso ci ritorno, sistemo, lascio lì, poi tempo dopo completo, magari le parole di qualcun altro mi hanno aiutata. Spesso in una storia ci ritrovo più di una fonte di ispirazione.
Scrittura, arrangiamento e libertà espressiva tutto ben bilanciato.
Abbiamo faticato per dare equilibrio al disco, rispettando sempre la mia e l’anima cantautorale dei testi, ma esplorando più realtà musicali, semplicemente perché mi piacciono e ho deciso di sperimentarmi in quelle varie sfumature. È stato un vero e proprio viaggio in cui sono cresciuta tanto. Da Febbraio 2022 alla pubblicazione di “Ginestra”, insieme al mio team, quelle canzoni che allora credevo quasi pronte, sono cresciute e maturate. Non ti nego che abbiamo rivisto quasi ogni cosa a partire dalle tonalità, strutture, durate, ho modificato, asciugato canzoni che mai prima avrei accettato di toccare. Ho ascoltato, accolto il confronto su quelli che senti come tuoi figli, ma ho sentito che chi mi era attorno li aveva abbracciati anche come propri figli e che tutti volevamo fare il bene di quelle canzoni e di quelle storie. Ho imparato a decidere e a dare indicazioni. Ma ho anche imparato che incaponirmi su certe cose per “gusto personale” e non ascoltare il tecnico che ovviamente aveva una visione più ampia del lavoro finito, ha rallentato il lavoro, perché abbiamo dovuto poi rifare delle registrazioni o cercare di sistemare al meglio ciò che avevamo e che poi mi accorgevo anch’io non essere funzionale all’insieme dell’arrangiamento. Ho imparato che non esiste il suono giusto, perfetto, ma dipende da come ti piace.
Quanto è stato importante il team di lavoro?
Ho vissuto che stare giornate intere in studio senza le risate e le battute di Nello Nello Gaudiello (DRAHTE studio). sarebbe stato molto più faticoso. E senza le discussioni, le “cazziate” e gli insegnamenti di Manù Squillante, non sarei cresciuta tanto e così anche il disco.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Promuovere questo EP. Farmi sentire, raccontare le mie storie, condividere e sentire cosa succede attorno. Continuare a studiare, a crescere, a vivere, a notare bellezza, a costruire, continuare tutte le canzoni in sospeso, magari condividere anche in altri modi quello che scrivo, che vivo. Iniziare a sperimentarmi pienamente in questo mondo artistico.
Siamo nella settimana del Festival di Sanremo 2023. Come ti vedresti su quel palco?
Bene e scalza!