“Fossi Dio, preparerei un immenso addio”
Partiamo da un punto essenziale: oggi l’ex Deasonika Max Zanotti è uno dei più grandi compositori di rock in Italia.
Lo conferma questo terzo album dei suoi Casablanca, una band che in un paese musicalmente civile dovrebbe trovare posto ovunque, nei salotti televisivi e nei palasport, per la forza di canzoni scritte con rabbia ed energia, ma melodiche e dall’approccio trasversale. Inoltre i Casablanca sono perfettamente calati nell’attualità, non vivono di nostalgia e, pur se classici nella scrittura, i brani sono freschi, moderni, arricchiti da una produzione eccellente. E poi su tutto c’è la voce di Max, limpida, tagliente, sicura, capace di disegnare onde melodiche anche con un singolo respiro, un autentico fuoriclasse. La scaletta dei pezzi di apre con la carica esplosiva de “Il cane cieco”, un brano che da solo dovrebbe convincervi che non siamo davanti ad un album di routine.
L’esplosione prosegue con l’onda scura di “Milano muore”, una sentenza più che un presagio. I Casablanca non concedono sconti e con “Siamo in America” cala una cappa di neropece, pennellata dall’ospite Giusy Ferreri, che sfoggia una voce abrasiva, che può essere una sorpresa, solo per chi non conosceva l’anima rock della cantante siciliana. Mentre il brano che intitola l’album è una ballata drammatica, carica di un pathos tragico (“Ho sempre il lato oscuro se vuoi…”). Una teatralità che trova continuità in “La via del male”, sorta di lugubre ninna nanna, che si trasforma in un rock a tutto tondo. Nella breve “Torna un atomo” la voce di Zanotti si fa sottile, quasi eterea e diventa un ponte per la carica esplosiva di “Noi che stavamo bene”, debitrice ai Soundgarden e al grunge in generale, mentre “Nella sete” è un potenziale hit, power rock cadenzato e martellante, sui cui le chitarre giocano un ruolo fondamentale, mentre il cantante sfoggia tutto il talento di cui dispone, condividendo lo spazio con la splendida voce di Alteria, che sfocia in un coro killer. La solidità di questo album si misura anche nella bellezza dei brani conclusivi, totalmente aderenti al progetto e se possibili ancora più belli ed intensi dei primi. Ascoltate la suggestione emotiva dell’incalzante “Statue di sale”, l’hard rock esplosivo di “La mia cura psichedelica”, con la batteria di Stefano Facchi, fedele partner di Max sin dai tempi dei Deasonika, che compie un lavoro mastodontico, fino alla chiusura con il botto di “Fossi Dio”, probabilmente il brano chiave di un disco travolgente, perfetto in tutti i suoi aspetti: compositivo, tecnico, suoni e copertina (opere originali del “painterpunkrocker” Rufoism). E persino la scelta di non “regalare” l’intero album sulle piattaforme digitali, è un invito a dare il giusto valore ad uno sforzo creativo importante, disponibile in vinile, cd e musicassetta limitata.
“Il lato oscuro” è uno dei dischi rock dell’anno, la testimonianza che in Italia è possibile proporre rock moderno e classico. Ora tocca al pubblico là fuori.
Casablanca: Max Zanotti, voce e chitarra; Stefano Facchi, batteria; Antonio Mesisca, basso; Rosario Lo Monaco, chitarra.