Il miglior disco di rock in italiano del 2020?
Diego Tuscano è un sopravvissuto, uno degli ultimi puri del rock, e non solo in Italia. La sua spontaneità emotiva se da una parte lo rende fragile, dall’altra gli permette di scrivere testi meravigliosi, che vanno ad incastonarsi nelle nostre vite e non escono più.
Dopo l’esperienza di gruppo con i Sannidei, una perla rara nella scena rock nazionale, Diego ha scelto l’avventura in proprio, sempre alla guida di un gruppo, ma di cui è il timoniere, con la sua immagine scanzonata e la sua voce meravigliosa.
“Abbandonare la città” è il suo terzo lavoro, il più maturo, il più coraggioso, con cui prende posizione e non lesina critiche, ma si apre anche a meravigliosi intuizioni melodiche.
Prendete la title track, un attacco frontale alle presunte rivoluzioni del cibo bio, con un riff secco, che si apre ad un canto sognante, per non dire di “Dolce Sorriso”, forse il capolavoro del disco, con un refrain che è un’onda di meraviglia dal tocco orientale.
E questo sensazione di spiritualità pervade tutto il disco, anche quando sembrano non esserci connessioni a leggere i titoli: “Animaccia mia” e “Mostro” per esempio, brani che lasciano ampio spazio a parti strumentali, dove la band sciorina tecnica e sentimento.
“Strada contromano” ricorda le ballate intime di Ivan Graziani, questo per dire che i riferimenti de Il Tusco sono nobili, incastona infatti riferimenti ai Led Zeppelin e tracce di pop rock colto.
E se nel riff spezzato di “Dosi omeopatiche” spuntano tracce di heavy metal, risolte con un approccio da primi anni ’80, la conclusiva “Il trionfo di Hobbes/Nel giardino di Voltaire c’è solo erbacce”, si evidenzia l’emotività di una scrittura ampia di riferimenti che chiama in causa anche il prog italiano degli anni ’70.
“Abbandonare la città”, disponibile in cd (tiratura limitata, 300 copie numerate a mano) e su tutte le piattaforme digitali, è una gemma preziosa in una scena rock italiana vitale, ma lasciata da sola non tanto dalla stampa che ne riferisce puntualmente, ma da un pubblico purtroppo sempre meno curioso di novità.
Diego Tuscano con “Abbandonare la città”, firma un lavoro potente ed allo stesso tempo malinconico, dove la rabbia per i tempi che viviamo alcune volte si arrende alla malinconia.
Erik Moro: chitarra
AleAlle: basso
Gianluca Champnal: chitarra
Diego Tuscano: canto
Copertina di Marisol Ramires