L’impegno ai tempi dell’usa e getta!
Cantautore figlio della sempreverde scuola romana, più vicino a Daniele Silvestri che ai primi protagonisti De Gregori e Venditti, per darvi dei riferimenti, VonDatty torna con un nuovo album, il quarto, dopo alcuni anni di silenzio artistico.
In queste dieci tracce, che diventano undici, con un remix finale, VonDatty si dimostra un mago del linguaggio. Basterebbe sentire l’introduzione parlata, per voler bene a questo ragazzo dalla barba folta.
Nel disco ci sono gusto, tocchi melodici ed impennate strumentali impreviste che si resta ammaliati sin dal primo ascolto. Nonostante la copertina rievochi certi film polizieschi italiani degli anni ’70 e le atmosfere che chiamano in causa quel periodo non mancano, “Nemico Pubblico” è un disco attuale, ricco di musica, eseguita dalla sua nuova band, la Vertigo Orchestra, con chitarre, fiati e tastiere (suonato dallo stesso VonDatty) che sanno ritagliarsi spazi importanti, tra la voce sicura e forte di VonDatty, che si regala due condivisioni.
Nel tango nevrotico di “Hanno bendato il mio cuore”, c’è la voce di Lara Martelli, e riascoltarla è sempre un piacere, mentre in “Maledetti giorni” spicca l’intervento di Roberto Dell’Era degli Afterhours/The Winstons, per un pezzo meraviglioso con un refrain che non si dimentica, ripreso alla fine in una versione trance hip hop, grazie alla rilettura remix del dj Myke.
Il singolo “Spleen”, “Nervi” e “Due animali feroci”, sono tracce inquiete, dal piglio cinematografico, anche se “Spystory” ha la resa migliore in tal senso, mentre la title track, dove domina la chitarra, porta alla mente l’astrattismo di Paolo Benvegnù.
Ma è bene chiarire: nonostante i nomi citati, VonDatty si esprime con una propria personalità, e “Nemico Pubblico” è un gran bel modo per dare vita al nuovo anno della musica italiana.
Von Datty spiega: “In “Spleen” c’è dentro tutta la rabbia e le perplessità di chi sta per scrivere un disco complesso in un periodo di musica usa e getta. C’è dentro il trasloco che ha fatto da sfondo alla scrittura, un trasloco che è stato allo stesso tempo una partenza e un vero e proprio viaggio di ritorno, anche verso la musica e le canzoni. L’arrangiamento richiama un certo funk, enfatizzato dalla chitarra “very Chic” di Giorgio Baldi e da un riff che richiama certa library music, vera eccellenza italiana degli anni Settanta”.