Alla scoperta di Claudio Zen, tra chitarra e flauto

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Dicono che il primo amore non si scorda mai. Musicalmente parlando, per Claudio Zen il primo amore è stata una chitarra. Erano i tempi dei Beatles e dei Rolling Stones; e anche pure quelli di Jimi Hendrix, dei Cream, di Eric Clapton, di John Mayall, dei Doors, degli Allman Brothers, degli Yarbirds, di Peter Green, dei Fleetwood Mac, dei Led Zeppelin, dei Black Sabbath, dei Ten Years After, dei Genesis, dei Deep Purple, dei Soft Machine, dei Traffic, dei Police, dei Jethro Tull, dei King Krimson, dei Pink Floyd, degli Uriah Heep, dei Focus, di Santana, dei Creedence Clearwater Revival, degli Who, degli Animals, dei Jefferson Airplan, dei Moody Blues, di Frank Zappa e tantissimi altri. Senza togliere nulla comunque alle numerose band italiane di successo, che però avevano un impatto leggermente diverso sui suoi gusti.

“Sembra passata un’era geologica, invece devo dire che molti di questi sono tuttora attuali. Ecco, questo era il contesto musicale della mia gioventù che ha stimolato la mia passione per la musica. Passione che è dunque iniziata sin dai tempi delle scuole medie”, spiega Claudio Zen. “Durante le ore di attività di laboratorio tale fermento interiore mi spinse addirittura a fare qualcosa di straordinario: intraprendere la costruzione di una chitarra acustica. Purtroppo le mie conoscenze tecnico-scientifiche erano scarse; di conseguenza il risultato fu catastrofico: la chitarra non era suonabile. Quindi decisi di acquistarne una nuova di zecca a rate, nell’unico negozio esistente in città. Beh, con il senno di poi, dopo tutti questi anni, devo ammettere che non è assolutamente semplice costruire una chitarra. Il passo successivo fu quello di imparare lo strumento, ma purtroppo in quel tempo non esistevano molte opportunità, per imparare a suonare uno strumento musicale bisognava fare salti mortali. Oggigiorno il proliferarsi sul territorio di scuole musicali e l’avvento di internet hanno reso tutto più semplice e a portata di mano. In quel tempo non era facile trovare gli insegnanti, era maledettamente complicato. Decisi così di rivolgermi a qualche strimpellatore della zona per imparare almeno i primi rudimentali passi”.

L’artista passava intere giornate ad ascoltare e imparare dai dischi, cercando di copiare i fraseggi dei musicisti di cui sopra. “Andando avanti nello studio come auto-didatta, alla fine feci il tentativo di iscrivermi all’Istituto Musicale “L. Boccherini” di Lucca”, aggiunge Claudio Zen. “Purtroppo a Lucca (fra l’altro la città del grande maestro Giacomo Puccini) non vi era il corso di chitarra e quindi, pur di entrare, decisi di iscrivermi a qualsiasi corso disponibile. Scegliendo un po’ a caso, feci l’esame di ammissione per l’oboe e miracolosamente mi presero. Dopo un anno realizzai però che lo strumento non si addiceva tanto al mio temperamento musicale, così passai al flauto, visto che si era liberato un posto. Nel 1978 mi diplomai”.

In seguito Claudio Zen frequentò vari corsi di perfezionamento per lo studio del flauto: alla Chigiana di Siena con Severino Gazzelloni, il non plus ultra in Italia, a Città di Castello con Conrad Klemm, concertista di fama internazionale, e a Torino con Arturo Danesin, 1° flauto dell’orchestra Rai di Torino. “Di lì a poco – racconta Claudio Zen – entrai a far parte della “Compagnia Italiana di Operette”, capitanata da Alvaro Alvisi, rinomato comico e caratterista del settore. Giravamo un po’ in lungo e in largo per l’Italia, di teatro in teatro, sempre con le valige in mano. Dopo un anno e mezzo decisi di prendermi una pausa e fare qualcosa di diverso entrando nel mondo della musica cosiddetta colta, intraprendendo così un percorso nuovo nell’attività lirico-operistica ed entrando così a far parte di diverse formazioni orchestrali; tramite audizione diretta per l’ammissione nell’organico con il flauto e l’ottavino entrai nell’organico orchestrale del Festival Pucciniano di Torre del Lago e dell’orchestra del Giglio di Lucca, con ospiti di rinomanza internazionale, quali Luciano Pavarotti, Carlo Bergonzi, Renato Cioni, Renato Bruson, Leo Nucci, Josè Carreras, Raina Kabaivanska, e Katia Ricciarelli e molti altri, chiaramente non così famosi. Pur continuando questa attività, mi alternavo anche come solista in varie formazioni di musica classica e da camera”.

Oltre a questi impegni, l’artista continuò anche con la chitarra, inserendosi come solista in diverse band Blues e Rock, approfondendo così lo studio della musica in tutti i generi: classica, folk, pop e leggera, non escludendo però i generi totalmente opposti, che hanno a suo parere più margine per la creatività, quali quelli della musica Jazz, cimentandosi addirittura anche con il Sax. “A dire il vero, non so se sia il mio difetto maggiore quello di spaziare in tutti questi generi e strumenti, gli amici mi dicono spesso: “ne vuoi fare troppe, così non riuscirai a combinare nulla”! Forse sarà proprio così, infatti mi sono sempre sentito in difetto con il mio pensiero musicale, e in conclusione il detto “So di non sapere” attribuita a Socrate, si adatta perfettamente al mio carattere. Attualmente la mia attività musicale si alterna tra la chitarra in varie band e il flauto con varie esecuzioni dal vivo”, conclude Claudio Zen.