Intervistiamo Gianluca Musso, il direttore del Tour Music Fest

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Ensi, Beppe Vessicchio, Valter Sacripanti, Gabriele Giorgi, Roberto Pirami, Francesco Tosoni: nella Commissione Artistica del Tour Music Fest ci sono anche loro! Come prepararsi alla 16esima edizione di questa kermesse il cui slogan è chiaro ..Per chi canta, suona, rappa, mixa, scrive o produce siamo il posto giusto per esprimerla. Per chi la ama siamo il posto giusto dove scoprirla! Giusto chiederlo al foggiano general director Gianluca Musso

Sul sito di TMF il motto è “Contest sì, competizione no”: quanto effettivamente la musica riesce ad essere momento di aggregazione e crescita e non solo occasione di visibilità e gara, in una manifestazione gigantesca come il Tour Music Fest? Il motto “Contest sì, competizione no” rappresenta perfettamente la nostra visione: non vediamo la gara come un modo per mettere gli artisti uno contro l’altro, ma come un’occasione per crescere, per scambiarsi esperienze, per collaborare e per imparare, anche perché la musica spesso è sempre il risultato di un lavoro di squadra. Anche nei momenti di selezione più delicati, ci assicuriamo che ogni artista performi al meglio senza trappe ansie e che riceva un feedback costruttivo che possa aiutarlo nel suo percorso. È incredibile vedere quanta energia positiva si crea tra i partecipanti, molti di loro lasciano il TMF con nuove amicizie, collaborazioni e una maggiore consapevolezza di sé stessi e della loro musica. Ad un certo punto la sfida diventa non più contro gli altri ma contro i propri limiti, così si cresce. E la crescita artistica e personale è per noi la vera vittoria.

Lo spirito di agonismo è doveroso in una gara, tuttavia oggi per farsi notare si è disposti a tutto: lo scontro uno contro uno, soprattutto in tv, è all’ordine del giorno, e chi non passa finisce nel dimenticatoio. C’è un’altra via, un altro modo per emergere nel mondo della musica senza farlo a discapito di qualcun altro? Sì, ed è esattamente quella che proponiamo al TMF. È possibile emergere puntando su autenticità, studio e dedizione, piuttosto che sullo scontro o sull’apparenza. Il nostro obiettivo non è creare “star istantanee”, ma artisti consapevoli che siano in grado di affrontare il mondo della musica con solidità e diventare dei professionisti. Cosa significa “emergere”? Per noi significa prima di tutto emergere come professionista della musica e l’obiettivo di diventare professionisti è qualcosa di assolutamente raggiungibile. Se si lavora per diventare professionisti si alimenta ancora di più la strada del sogno perché studiare, provare, fare, sbagliare ti permettono di costruire una tua identità musicale. Non ci concentriamo solo su chi “vince”, ma su chi cresce, su chi sfrutta ogni occasione per migliorare il proprio talento. È un approccio più lungo e meno spettacolare rispetto per un pubblico televisivo, ma più sano e duraturo per chi farà la musica del futuro.
 
La creatività va coltivata ogni giorno, con strumenti importanti e confronti con i giusti professionisti: al TMF voi fornite consulenze e masterclass di livelli importanti come il Maestro Vessicchio o Kara DioGuardi, l’ex giudice di American Idol. Quanto crescono i nuovi talenti sotto i vostri occhi durante tutto il percorso? La crescita che vediamo negli artisti durante il percorso è straordinaria. Non è solo questione di tecnica o di esecuzione, ma di consapevolezza e fiducia in sé stessi. Le consulenze e le masterclass con figure come il Maestro Vessicchio o Kara DioGuardi non sono lezioni accademiche, ma momenti di confronto reale in cui i coach offrono strumenti pratici e motivazione. Spesso vediamo artisti che arrivano insicuri e titubanti, e li salutiamo alla fine delle finali trasformati, più maturi, più consapevoli del loro potenziale. Questo è il nostro più grande orgoglio.

Sentiamo sempre più spesso – vedasi Sangiovanni, Mr. Rain, Angelina Mango solo di recente – di artisti giovanissimi che sentono la necessità di fermarsi per uscire dal tritacarne in cui finiscono: quali consigli puoi fornire, come esperto del settore, a chi non ha la “corazza” per vivere di musica? La musica è una vocazione, ma è anche un mestiere, e come tutti i mestieri richiede equilibrio. È normale sentirsi sotto pressione, ma ciò che conta è riconoscere i propri limiti e rispettarli. Il mio consiglio è di non avere paura di fermarsi, di prendersi tempo per sé stessi. La creatività non nasce dalla corsa al successo, ma dalla connessione autentica con ciò che si è. Cercare di costruire una rete di supporto fatta di persone che credono in voi, mantenere un sano distacco dai numeri e dalle classifiche, e ricordare che il percorso musicale è una maratona, non uno sprint. Al Tour Music Fest, cerchiamo di offrire agli artisti un ambiente protetto dove possano trovare il loro ritmo senza la necessità di “indossare una corazza” anche perché essendo emergenti quella corazza è naturalmente in fase di costruzione.