In Rodriguez, post punk sotto la Mole.

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A volte gli algoritmi ci prendono e sul finire dell’estate dopo un tormentato Todays privo di una scelta italiana che possa dire la sua sulla sfolgorante bulimia di nuovo post-punk inglese, spotify mi avvisa e consiglia questo splendido EP di 5 brani degli: “In Rodriguez“, registrato e mixato presso O.F.F. Studio (Torino) da Paul Beauchamp e Marco Milanesio.

Loro non sono una giovane band che abusa di autotune, non hanno partecipato ad un talent, non hanno acquistato l’ultima versione di loop station o vantano milioni di visualizzazioni su Youtube, Insta o Tik Tok, ma con orgoglio e quella giusta indolenza macinano in sala prove, ore di post-punk, imbracciando strumenti veri con un’attitudine ben precisa. Suonare.
Questi cinque piccoli scatti di giornate malinconiche per riflettere sulle contraddizioni del mondo e della contemporaneità che viviamo, risentono dell’ispirazione della migliore new wave italiana degli anni ’80 (Diaframma, Litfiba) ma che non disdegnano le influenze dell’indie degli anni 90 (Sonic Youth, At the Drive In, Pixies, sono solo alcuni citati dai componenti) per approdare all’indie del nuovo millennio (Teatro degli Orrori, One Dimensional Man e TV Priest).

“La realtà è il futuro di ogni nostra intenzione”“Non conosce Baudelaire ma vuole cambiare sesso a cinque anni.”“Devi avere un’opinione. L’identità scelta come un gelato”“Con musica e chiacchere incessanti Impediremo alla mente di pensare.”

In Rodriguez

Sento al telefono Oscar Bressolin che ricordo già al basso in formazioni di qualità come Eloise e Masai, qui prestato anche alla voce assieme ad una superlativa chitarra di Davide Ibba e alle dinamiche precise del batterista Alessandro Corradi. Mi racconta com questa registrazione è nata dall’esigenza di suonare, di mettere assieme i testi scritti da Davide durante una vacanza al mare di cui Estate e Vista Mare (inarrivabile) ne sono l’esplicita fotografia che gioca su un superbo incastro sonoro tra chitarre e un basso che strappa letteralmente con il suo fuzz/distorsione gli incisi di entrambi i brani e ne delinea la decadenza umana oltre il paesaggio. Non da meno è il brano Gunther citazione di “peso” del filosofo e scrittore tedesco che analizzava l’inadeguatezza dei sentimenti umani a confronto con le macchine e il progresso che in questo brano a mio avviso, tra i migliori dell’EP, prende in giro la serietà/convinzione dell’essere umano incitandolo alla continua leggerezza per determinarne la sconfitta: L’uomo è antiquato!
Universo invece ci porta fuori dai pensieri nella speranza che l’ignoto non diventi un meteorite inesorabile sulle nostre teste. Un brano questo che si potrebbe tranquillamente annoverare nella colonna sonora di film come Don’t Look Up di Adam McKay e Il Mondo dietro di te di Sam Esmail, per non parlare di Fight Club ovviamente. L’ascolto si chiude con Cioccolato, un urlo di rabbia che arriva da lontano, appartenente a quella generazione X che i media hanno occultato e che da tempo chiedeva di ricolmare quel gap dato dalla perdita di spirito critico di questa epoca e dalla necessità di rafforzare un’identità, ad oggi fredda e sterile come la scelta di un gelato. Da segnalare l’incredibile hype emotivo di apertura delle chitarre, un richiamo per me ai più recenti ed evocativi DIIV e a tutto quell’universo shoegaze oggi racchiuso (per moda) in effetti preconfezionati che con gli In Rodriguez sono l’approdo sicuro, messa a fuoco e cura del suono!

In attesa di un disco completo perché è necessario, auguriamo un buon ascolto QUI su Spotify e tutte le altre piattaforme attive.

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