Olden – La fretta e la pazienza (VRec, 2024)

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Olden, cantautore che guarda le stelle ad occhi chiusi. L’ho anche intervistato Olden: perugino emigrante a Barcellona che dall’inglese poi torna all’italiano e si scopre cantautore fine, elegante e raffinato, tagliente, ma capace anche di una carezza vellutata. Dal debutto del 2011, questo è il suo ottavo album, che arriva dopo Questi Anni – Dieci canzoni inedite di Gianni Siviero del 2022, sorta di tributo ad uno dei suoi eroi, cantautore torinese di stanza a Milano, che sin dagli anni ’60 si è mosso lontano dalle vetrine, nonostante gli attestati di stima di critica e colleghi. L’album viene votato come uno dei migliori dell’anno per le Targhe Tenco e l’artista si esibisce con la sua band sul palco del “Premio Tenco” in ottobre, un’occasione che ha regalato a Davide “Olden” Sellari, quella visibilità che da tempo cercava e soprattutto meritava. Nonostante ci fosse una certa attesa intorno a questo nuovo disco, Olden non ha modificato nulla del suo stile e del suo approccio alla scrittura. Le nove tracce sono infatti l’ennesima confessione intima, allestite con un telaio strumentale striminzito, ma efficace, testi elaborati e melodie vocali che si incastono alla perfezione. Provate ad ascoltare “Fidati di me”, poche note di chitarra e pianoforte e la sua voce, quando l’armonia funziona e la linea vocale è indovinata, non serve altro per rendere un pezzo bellissimo e al conferma arriva dalla ritmata “Libellule”. Ma è l’intera scaletta a funzionare e a rendere “La fretta e la pazienza” un lavoro raffinato, che fugge dalla banalità di tanta musica di oggi. Per avere conferma ascoltate il brano che intitola il disco, dove Olden si trova a duettare con uno dei suoi idoli, quel Paolo Benvegnù che recentemente sembra raccogliere la stima non solo dei suoi fan, ma della critica intera.


Ed è il medesimo percorso che auguriamo a Olden, perché “Cinema”, “Gioia negli occhi” (un inedito di Lucio Battisti?), per non dire di “Ho sognato Jannacci” che del geniale cantante meneghino ha la stessa stralunata malinconica poetica. “Il cuore sbaglia sempre” andrebbe ascoltata anche solo per il titolo, ma c’è molto di più, anche grazie ad un violoncello che riga una dolce melodia e mi ha portato alla mente la sensuale sensibilità di Fabio Concato. “Improvvisamente, un giorno” con i suoi 97 secondi è un sentimento di brusca mancanza di una bellezza che ferisce. Il disco si chiude con “La natura leggera delle cose”, eseguita dal vivo in studio, una perla mesta e avvilita che mette il timbro su l’ennesimo album bello ed importante di Olden. Se oggi la parola cantautore vi sembra in disuso, ascoltate “La fretta e la pazienza”, potente e leggero come solo la grande musica pop sa essere. Olden biografia: https://oldenmusica.com/bio/

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