Strea – Gold and mess (VRec, 2024)

Tempo di Lettura: 2 minuti

La cosa che colpisce immediatamente sin dal primo ascolto di questo album di esordio della bresciana Strea, è la padronanza vocale, poi spulciando tra le note della scaletta si legge il nome di Kate Bush, di cui propone una splendida versione di “Running Up That Hill” e di Colin Edwin dei Porcupin Tree, che illumina con il suo basso i ricami di pianoforte di “Ophelia”, uno dei brani più suggestivi dell’album, ed allora diventa necessario e logico approfondire.


Scopriamo così un mondo musicale che si muove tra luci ed ombre, dove citare Kate Bush e Tori Amos diventa naturale, ma in realtà ci sono tante altre sfumature, infatti avreste mai immaginato di ascoltare in chiusura una cover di “The Lost Song pt. II” degli Anathema? Ecco questo ed altro, cito anche (Enya e per offrire più spunti) è l’ampio raggio d’azione di Strea che, cover a parte, scrive tutto con una lucidità matura, rievocando la grande stagione del pop rock anni ’90, con una produzione solida, ma elegante. Proprio come la proposta di Strea che nell’iniziale title track gioca con il rock elettronico citando Depeche Mode e i nostri Bluvertigo, mentre “Hazel” evidenzia i circuiti della sua timbrica affascinante. “Bright Side” è il brano più solare in possesso di un refrain che accalappia e si fa cantare, a cui rispondono due ballate acustiche dai toni autunnali, “Rise” e “July” con giochi di voce spettacolari. Sorprende la traccia bonus “Stanze” dove l’artista dimostra di giocarsela bene anche con la lingua italiana, con un’espressione che mi ricorda un misto di tra Elisa e Andrea Mirò.

Molto bello anche l’apparato grafico e fotografico del libretto (ad opera di Erika Serio, che si occupa di tutti gli aspetti visivi del progetto, videoclip compresi)

In definitiva “Gold And Mess” è un debutto più che convincente, maturo in tutti i suoi aspetti, l’ennesima conferma che in Italia la qualità non manca, è solo in attesa di un pubblico curioso.

Strea (foto di Erika Serio)

Strea biografia: nome d’arte di Irene Ettori è bresciana, classe 1994. Ha studiato canto e pianoforte fin dalla giovane età avvicinandosi da adolescente all’ambiente rock, al prog ed al folk rock della scena femminile di fine anni novanta. Partecipa a vari contest, tra cui Area Sanremo, dove arriva finalista nel 2022. In ottobre di due anni dopo debutta con l’album “Gold And Mess” anticipato da diversi singoli tra cui “Hazel” e “Ophelia” feat. Colin Edwin (Porcupine Tree).

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