A domanda gli EEF Early Ettringite Formation rispondono da San Remo

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Ciao ragazzi, sappiamo che vi esibirete oggi, fra poco al teatro Ariston per Sanremo Rock! Io comincio col farvi i miei complimenti: ho ascoltato il vostro brano Nothing compared e m’è sembrato di trovarmi ad una jam session con Stevie Wonder ed il mitico Michael Jackson. Fantastico. C’è un significato particolare dietro al nome della band? L’acronimo EEF sta per Early ettringite formation: in poche parole L’ettringite è il minerale che rende il cemento compatto e “duro come una roccia” che, con un pizzico di licenza letteraria, è diventata la filosofia che contraddistingue la nostra band. Vi aspettavate agli esordi del vostro percorso musicale di passare per sentieri che avete fatto finora? Abbiamo capito in questi anni che uno degli ingredienti fondamentali è la costruzione di una solidità, di una coesione musicale e umana. E’ grazie a questo che riusciamo insieme ad imboccare tutte le strade percorribili per far conoscere la nostra musica al pubblico. Agli albori, in realtà, non ci aspettavamo quello che sta accadendo ora, ma con il tempo stiamo realizzando che tutto è possibile se c’è una coesione forte nella band.

Early Ettringite Formation

C’è un messaggio particolare che volete dare con la vostra musica, un tema o un suono che vi dà la spinta a comporre e soprattutto a suonare dal vivo i vostri brani? Il messaggio forse più importante che vogliamo comunicare è quello di non darsi dei limiti. Di non aver paura di sperimentare e cercare sempre di essere “onesti” verso noi stessi. Non a caso il nostro secondo album si intitola “What eef?”, Un gioco di parole sottile, che nella pronuncia, ricorda la domanda “What If?” (E se?), un invito a esplorare le possibilità, a sognare e a chiedersi cosa potrebbe accadere. Attraverso i suoni, gli stili e i vari generi affrontati, ci permettiamo di spaziare a nostro piacimento, là dove le influenze ed i differenti background dei componenti trovano terreno fertile. Non vi spaventa utilizzare la lingua inglese nel presentarvi al pubblico italiano? Assolutamente no. Noi personalmente siamo legati ed ascoltiamo molta più musica in lingua inglese, per cui ci troviamo perfettamente a nostro agio nel cantare in inglese. Il nostro sound in generale è comunque più orientato verso l’internazionalità, per cui abbiamo quel tipo di “focus”. In that’s my girl brano del vostro secondo disco, se non sbaglio registrato da Matteo Moretti all’Astronave Recording studio, si avverte una certa vena crossover forse proprio per il suono della chitarra. Che indicazioni dareste a chi si avvicina per la prima volta ad ascoltare la vostra musica? La musica , secondo noi, va ascoltata senza nessun tipo di aspettativa in generale. Solo cosi si riesce a cogliere quello che l’artista ha voluto imprimere nell’opera, ed arricchirsi personalmente. Ritenete più importante l’approccio live, i concerti, il portare la propria musica in strada oppure spostare il baricentro verso la rete e tutte le tecnologie attuali al servizio della comunicazione? Avere una presenza in rete è fondamentale in questi tempi, per cui curiamo molto quella parte. Ma crediamo che la vera essenza della musica si manifesti nei concerti dal vivo, dove possiamo esprimere noi stessi senza alcun tipo di filtro.

EEF

Qual è, se esiste, il limite che la band si pone? L’unico limite che ci poniamo è quello di non scadere nella banalità e nella superficialità per via delle logiche commerciali attuali e strategie di marketing che stanno distruggendo la musica. Tutti voi impiegate le proprie energie su questo progetto oppure non è impossibile che qualcuno della band si dedichi anche ad altre situazione, per veder esaudita la propria personalità musicale? Tutti noi abbiamo delle altre situazioni musicali in cui suoniamo, ma questo non è mai stato un problema. Troviamo sempre il tempo per costruire insieme. Siete per il download musicale, il cd o il vinile? Cd! Siamo cresciuti con i dischi fisici, ed avere musica racchiusa in un oggetto tangibile è una bella sensazione. C’è un periodo storico musicale in cui vi capita di dire di aver voluto vivere? Oppure il presente, quest’epoca ha comunque grandi cose da dire e quindi vi sentite fortunati di vivere in quest’epoca? Sicuramente avremmo voluto vivere negli anni 70! Ci ispiriamo molto al sound delle band che hanno cavalcato quegli anni li…e se possiamo aggiungere anche una spruzzatina di anni 90 non guasterebbe! Due album alle spalle, partecipazioni importanti come Una voce per San Marino 2023: progetti futuri? Il nostro focus ora è rivolto alla promozione Live. Ci piacerebbe esportare la nostra musica all’estero e stiamo lavorando soprattutto per quello! Beh! Allora a noi non resta che augurarvi di realizzare questo vostro desiderio.