Le sue ultime registrazioni e l’affettuoso tributo della New Wave italiana
L’Associazione Culturale Gavinuccio Canu dà alle stampe in 300 copie un doppio vinile che completa la parabola artistica del musicista post-punk sassarese (fondatore degli Atro e attivo in svariati progetti paralleli) a due anni dalla tragica scomparsa, raccogliendo nel primo disco i provini delle sue ultime canzoni inedite e nel secondo una rilettura più rifinita e compiuta dei medesimi brani ad opera di una schiera di nomi eccellenti della New Wave italiana, da Mauro Ermanno Giovanardi a Lalli, da Andrea Chimenti a Stefano Giaccone, dai Brigata Stirner ai Lilith.
Il primo disco, nella precarietà delle registrazioni domestiche non destinate alla pubblicazione, ha un valore prettamente documentaristico (e affettivo), ma getta comunque una luce glabra sull’universo poetico di Canu, fatto di piccole intuizioni, gesti quotidiani illuminati da una personale metafisica, dolenti inclinazioni al minore e improvvisi languori, il tutto scandito da riff chitarristici laconici e allucinati e da armonie sghembe e destabilizzanti.
Nel secondo disco la musica cambia, acquisisce robustezza architettonica e colori più precisi, perché ciascun artista coinvolto, nel rispetto dell’intenzione originale (frutto anche di una conoscenza diretta, se non della persona, del suo repertorio), sviluppa con profonda sensibilità quelle stesse tracce portandole a piena maturazione. Saltando da un disco all’altro e unendo i punti come in un gioco enigmistico, si rivela agli occhi non solo l’ultimo frutto di un percorso umano e artistico, ma anche e soprattutto il processo creativo che va dall’ispirazione catturata e fermata velocemente in una registrazione provvisoria fino ad una possibile e plausibile elaborazione ed evoluzione definitiva.
Il miglior omaggio possibile ad un sensibile interprete del male di vivere e delle occasionali piccole gioie che talvolta improvvisamente, come per una distrazione, la vita regala, come il risveglio accanto alla persona amata, come una lieve favola non ancora infranta sul muro dei giorni a venire, come l’ispirazione per un’ultima canzone che sarebbe stato bello poter cantare insieme.