Dopo dieci anni e tre album la band mantovana ci racconta a che punto è il loro percorso.
L’album è fuori da qualche mese, quali sono le sensazioni? Come è stato accolto da critica e fan?
Ciao Beatrice, intanto grazie di cuore, siamo molto contenti che ti sia piaciuto. Siamo fieri di questo lavoro. “Terra Madre” è’ il nostro terzo album e abbiamo raggiunto diversi obiettivi che ci eravamo prefissati per la produzione di questo disco. Sia la critica che i fan hanno dato una risposta positiva ed è per noi una grandissima soddisfazione. Felici anche che sia piaciuta la copertina per noi importante, visto il legame con il contenuto dei brani. Inoltre per la prima volta abbiamo ricevuti apprezzamenti anche da circuiti fuori dal metal, arrivando anche ad un pubblico più ampio non legato solo a Saxon, Metallica e Iron Maiden.
Le canzoni come sono nate? Fate un lavoro di squadra o ognuno porta le proprie canzoni? Mi dite qualcosa sui testi.
La fase compositiva è una tra le più interessanti e stimolanti. Come metodo di composizione abbiamo un sistema un po’ tradizionale: un componente porta una traccia musicale, che può essere un riff, una melodia o un inciso ritmico e poi in sala prove vediamo di elaborarlo tutti insieme. Ogni idea così prende una propria forma, non troppo legata al musicista che l’ha pensata, ma connessa al processi di elaborazione, molto istintivo, che è stato fatto dall’intera band. Così se la traccia è buona e da un buon risultato si prosegue e si arriva magari a definire altri elementi del brano, la forma, la struttura, le tonalità etc. Per quel che riguarda i testi nascono da spunti differenti. Tendiamo ad esplorare tematiche che riguardano esperienze dirette che abbiamo avuto oppure a fantasticare su temi che stimolano la nostra creatività, oppure ad approfondire aspetti moderni che ci coinvolgono direttamente, come il cambiamento climatico e la pandemia.
Siete una band che dal vivo si presta a situazioni di ogni tipo, dal palco importante al club periferico. Secondo voi è l’unico modo per crescere?
Assolutamente no, non è l’unico. Oggi come oggi investire sui social e sulle piattaforme promozionali presenti online è fondamentale, perché ti permette di entrare in canali di diffusione musicale e creare contatti con chiunque; anche con persone che vivono dall’altra parte del mondo. I tempi cambiano e i metodi di comunicazione sono in continua evoluzione e per questo è molto importante per una band sapersi rinnovare nel tempo. Ne abbiamo la conferma se osserviamo le band storiche già affermate: anche loro hanno saputo rinnovare il metodo di comunicazione con il pubblico. Detto questo il live continua a dare forti emozioni e sicuramente essere una band attiva ti permette di essere competitivo sotto tanti aspetti.
Con tre dischi ed una storia di oltre dieci anni siete una delle metal band underground più longeve d’Italia. Come avete visto cambiare il mercato in questi anni?
Dieci anni fa c’era più interesse per il CD fisico, per cui ci si muoveva di conseguenza. Oggi invece con l’avvento di Spotify e di altre app che ti permettono di riprodurre musica è cambiata l’esigenza dell’ascoltatore e del cliente. I CD hanno perso il loro fascino, mentre è tornato in voga l’interessa per il formato vinile. Abbiamo deciso così anche noi di stare al passo coi tempi e “Terra Madre” si può trovare sia sulle varie piattaforme streaming che in formato CD e vinile.
Secondo voi come mai il rock è stato soppiantato da generi come trap e pop legato solo al look? Forse suonare rock chiede sacrificio e con quelli citati è tutto un gioco di basi e immagine? Insomma c’è poca voglia di studiare e mettersi in discussione?
Non credo che sia veramente la mancanza di voglia di studiare. Sicuramente esercitarsi con lo strumento richiede molto tempo e una passione smisurata, o meglio una passione che si alimenta nel tempo e che ti porta a cercare di fare sempre meglio, soprattutto quando le cose non vengono come vorresti. Penso, tuttavia, sia legata più che altro ai metodi di comunicazione attuali, molto veloci. Credo anche che un’altra motivazione sia che i ragazzi e gli adolescenti non si identifichino nella musica rock e questo fa sì che ci sia un distacco. Il mercato così vira verso i gusti dei ragazzi, alla ricerca di una forma di espressione tutta loro, mentre musiche e forme artistiche di rispetto che vengono considerate “sacre”, per la loro bellezza, si discostano sempre più dalle richieste di mercato. È il mercato che delinea la moda e viceversa.
Che progetti avete per il futuro immediato? Come vedete la band tra altri dieci anni?
Questa è una domanda molto interessante. Per ora continuiamo a fare quello che abbiamo fatto: portare avanti la nostra passione che ci permette di esprimerci a pieno. Non facciamo pronostici… Grazie di cuore!
Saluti a tutti dai Silenzio Profondo.
Maurizio “lion” Serafini: voce; Gianluca Molinari: chitarra; Manuel Rizzolo: chitarra; Alessandro Davolio: batteria; Luca Spaggiari: basso (sul cd Tommaso Bianconi)
Discografia: “Silenzio Profondo” (2017), “Ritornato dall’incubo” (2020), “Terra Madre” (2024)
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