Intervista dal ritmo sincopato con il regista Edoardo Zucchetti

Tempo di Lettura: 3 minuti

Il suo documentario MusArt Festival – Otto Anni in Piazza riassume in 39 minuti questa kermesse che (per gli importanti concerti live) si è spostata dalla fiorentina Piazza SS.Annunziata a Pratolino, ma mantiene dal 16 al 19 Luglio l’appuntamento al Teatro La Compagnia: infatti ogni serata che presenterò per la rassegna 33 Giri Italian Masters, prevede 3 reportage sui dischi più famosi italiani ed in apertura proprio il documentario di Edoardo Zucchetti …

Edoardo Zucchetti, bentrovato a complimenti per il documentario sul MusArt.. È nato su proposta di Claudio Bertini. Ero a fare le riprese del murale di Gramsci con Jorit all’isolotto e nella pausa pranzo mi chiama facendomi i complimenti per il documentario La gioia del gesto andato in onda qualche sera prima su Sky Classica HD. In seguito a quello (e alla voglia di raccontare un festival che cresceva di anno anche con le collaborazioni di artisti internazionali e la presenza di Stefano Senardi e Sky Arte) dal 2022 abbiamo iniziato a documentare spettacoli e backstage, cercando di intervistare gli artisti di passaggio e valorizzare il materiale d’archivio dei fotografi amici del festival.

Otto anni sono tanti ed arrivare a 39 minuti come sintesi non è impresa da poco…È stata una bella sfida ma ci siamo riusciti grazie anche al montatore Andrea Londretti dando al documentario un ritmo alquanto rap. Ovvero nell’esprimersi vocalmente sopra una base musicale o narrativo dal ritmosincopato ed uniforme e come nel rap presenta «rima, discorso ritmico e linguaggio di strada. Quindi ecco l’artista internazionale che canta sulle immagini del camionista e dei tecnici che preparano e poi l’istituzione che narra il perché siano lì e così via per 39 minuti inaspettati.

(Prima foto di Marco Borrelli e seconda di Eugenia Cesari) Quali sono stati gli artisti con cui sei cresciuto? Quali invece i cantanti che ora ti convincono di più? Possiamo partire da Cristina d’Avena, 883, Zucchero, Pavarotti (era un mito negli anni 90) alle elementari, per proseguire con Jovanotti, Nannini, Beatles, Litfiba, Spice Girl e Green Day alle medie e sfociare negli anni del liceo con Buena Vista Social Club, Marasco, Rolling Stone, Dalla, Waits, Lunapop, Eiffel 65, Modena City Ramblers. All’università ho vissuto con le musiche di Patti Smith, Springsteen, Dylan, Amy Winehouse, Fabri Fibra, Capossela e Bobo Rondelli, dopodiché ho scoperto Puccini, Verdi, Mascagni ed il Belcanto lavorando nella lirica. Adesso ascolto di tutto di più (tanti troiai commerciali e rap trap) ma per l’America direi che mi sono affezionato a J.Roddie Walston, mentre per l’Italia mi affascina il percorso artistico di Salmo (che quando vivevo a Londra suonava nei club più scrausi dell’est London) e quindi Mannarino, Ghali, Maneskin e per l’estate spero ci stupisca Serena Brancale.
Foto di Eugenia Cesari
Cosa ci facevi nelle settimane scorse al Gillioz Theatre di Springfield, in pieno Missouri? Ero a presentare un documentario sul Baritenore Michael Spyres che seguo dal 2014 con la telecamera nel mondo (2 continenti e più di 29 città) e per questo decennale grazie ai sui ripetuti premi come cantante dell’anno nella lirica abbiamo deciso di fare un anteprima del documentario.

Ritorniamo al tuo documentario MusArt Festival: Otto Anni In Piazza: come lo descriveresti? Efficace. Ti ringrazio e… ci vediamo dal 16 al 19 Luglio al Teatro La Compagnia di Firenze…. Grazie, buon film e buona estate…