JC Cinel è un esempio di coerenza e purezza. Pochi musicisti italiani come lui hanno scelto di sacrificare una concreta possibilità di grande visibilità, pur di mantenere la propria identità.
Voce calda che disegna melodie irresistibili, immagine da rocker anni ’70, JC ha una lunga storia, costruita come solista e con vari progetti, di cui i Wicked Minds; una band che possiamo definire quanto di più vicino ad un incrocio tra Deep Purple e Uriah Heep, sia mai stato pubblicato ad oggi; sono solo il vertice più importante e conosciuto.
Oggi, dopo undici anni e sempre sotto l’ala protettrice dall’Andromeda Relix del nostro collaboratore Gianni Della Cioppa, torna con un nuovo album in proprio, che ne conferma le doti di straordinario interprete, di ottimo chitarrista ritmico e solista e soprattutto di fine compositore.
Il sentieri musicale in cui si muove l’artista piacentino è legato all’hard rock e al southern rock, quindi una materia classica, ma che il nostro alimenta con intensità ed una conoscenza così ampia che ogni brano è una sorpresa.
Ci si muove tra rock energico, ballate dal sapore blues a sentimenti folk, tutti elementi che la timbrica sensuale e forte di JC Cinel rende irresistibili.
Dei dodici brani non c’è un solo passaggio a vuoto, è tutto un inseguirsi di tocchi di classe, chitarre ritmiche, soliste acustiche e slide, armonica a bocca, in un gioco di rimandi a Lynyrd Skynyrd, Allman Brothers, primi Whitesnake, Free, Bad Company, Aerosmith, Led zeppelin, Black Crowes, Crosby Stills Nash & Young, tra i solchi di “City Lights”, “Oblivion”, “Feel Like Prisoners”, “Burning Flame” il pezzo che preferisco, “Strangers”, con una cura delle parti vocali meravigliosa ed un gioco tra trastiere e chitarra che rievoca i grandi pezzi hard rock del passato, l’hard blues di “Thank God I Was Alone”, i tocchi orientali di “Karakal”, fino alla conclusiva title track, un sognante blues, c’è tutto l’immaginario classic rock che ha illuminato i meravigliosi anni ’70, fino ad arrivare ai nuovi eroi Dirty Honey, Rival Sons e Blackberry Smoke.
A differenza di altri gruppi ed artisti, JC Cinel non gioca a nascondino ed anzi rivendica orgogliosamente tutto l’amore per la musica che lo ha influenzato ed è proprio grazie a questa lealtà che prende forma un album meraviglioso, privo di intoppi e che si ascolta continuamente, svelando ogni volta qualcosa di nuovo e incantevole.
Dopo tanti complimenti una critica è inevitabile: un disco così clamorosamente bello e credibile, meritava bel altra confezione grafica.
Ma se parliamo solo di musica, dobbiamo solo applaudire e ringraziare, se vi piacciono i nomi citati e tutto l’immaginario ed estetica che quel tipo di sonorità fanno emergere, “Where The River Ends” è un album che troverete clamorosamente bello.
Ed ora seguitelo in concerto dove, sia in elettrico che in acustico, regala emozioni pure, un distillato di talento e passione.
JC Cinel: voce solista, chitarra ritmiche e solista // Davide Dabusti, Andrea Toninelli: chitarre // Daniele Tosca: basso // Marco Lazzarini: batteria // Paolo “Apollo” Nigri: organo Hammond