Un viaggio sonoro a 8 Bit. E’ quello che ha fatto il chitarrista e compositore Renato Caruso nel suo nuovo lavoro La teoria del Big Chord. Il musicista unisce, come nei suoi precedenti progetti discografici, scienza e musica. Al centro del progetto discografico l’origine dell’universo, indagata da illustri scienziati e astronomi a cui sono dedicati i brani e che hanno concorso alla creazione della personalissima teoria di Renato Caruso: la teoria del grande accordo. La grande è novità è data dal suono: l’intero album è dominato da un suono artificiale, risultato della sperimentazione analogica, mediante il Commodore 64. Ne abbiamo parlato con l’artista.
Renato, potresti raccontarci come è nata l’idea di combinare scienza e musica nel tuo nuovo album “La teoria del Big Chord”? Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione?
L’idea di combinare scienza e musica segue il percorso che avevo già iniziato in passato. Mi sono ispirato a vari scienziati e ai loro lavori, partendo dalla vecchia teoria di Pitagora. Ho immaginato un grande accordo iniziale, come una sorta di Big Bang musicale, che ha dato il via a tutto. È un po’ la teoria pitagorica, un po’ il Big Bang, e un po’ ho messo del mio. Per quanto riguarda la realizzazione, ho utilizzato i suoni del Commodore 64. Ho un passato da programmatore e volevo integrare quel mondo retro-computing con la chitarra e la sperimentazione, riprendendo suoni vecchi.
Puoi spiegarci cosa intendi con la tua “teoria del grande accordo”? Come hai collegato i concetti scientifici all’armonia musicale?
È una cronostoria di ciò che è successo nell’armonia delle sfere, ovvero come la musica viene vista dal punto di vista scientifico. Pitagora diceva che “la musica è strumentale, può essere suonata”, ma io sono interessato alla musica mondana, quella che collega l’universo con la nostra anima. Gli antichi Greci erano interessati a questo tipo di musica, armonia e ordine. Dicevano che c’erano leggi universali che si esprimevano attraverso la matematica e la musica, in particolare attraverso gli intervalli che esprimono l’armonia. Se seguiamo queste armonie, dovremmo essere in pace con noi stessi. Ho scoperto che Keplero, Newton e altri usarono questa metafora di Pitagora per scoprire alcune leggi universali. Ho creato una cronostoria, legandola con la musica.
L’intero album è dominato da un suono artificiale ottenuto mediante la sperimentazione analogica con il Commodore 64. Cosa ti ha spinto a utilizzare questa tecnologia retrò e quale impatto pensi abbia sul risultato finale?
Mi sono ritrovato il Commodore nelle mani di mio fratello e ho pensato: perché non rifare tutto con il Commodore? Vedo che nelle scuole i ragazzi giocano con questi vecchi giochi e i suoni retro entrano nelle loro menti. C’è un ritorno a questo mondo a 8 bit, così mi sono messo a programmare.
Nel brano “Spielberg Il Viaggiatore” hai collaborato con Greta Cominelli e Andrea Peligro. Come è nata questa collaborazione e quale valore aggiunto hanno portato al progetto?
Greta è la mia compagna e Andrea è un caro amico. Ci siamo detti: perché non fare una traccia con la voce? Abbiamo creato “Spielberg Il Viaggiatore”, ispirato a “Incontri ravvicinati del terzo tipo”: in quel film il protagonista comunica con gli alieni attraverso la musica.
Pensi che la musica possa essere un mezzo efficace per avvicinare il grande pubblico ai temi scientifici? Se sì, come?
Sicuramente sì. Tutto ciò che facciamo o ascoltiamo, come quando usiamo Spotify, è matematica. Dietro c’è un algoritmo. Spiegare cosa è un MP3, per esempio, permette di parlare di tutta la matematica che c’è dietro. Questo è quello che faccio nelle mie lezioni. Quando un ragazzo mi dice: “ho fatto un bit”, io gli spiego cosa è il bit. Ci sono licei che combinano STEM, ingegneria, matematica e arte. Forse la musica potrebbe tornare a essere una scienza come una volta.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai in mente di continuare a esplorare la connessione tra musica e scienza nei tuoi prossimi lavori?
Ci saranno molti concerti, ma anche lezioni, masterclass e un nuovo libro in cui parlerò ancora di fisica e acustica. E poi, per settembre, vedremo se uscirà qualcosa di nuovo.