Daniele Cobianchi: fuori l’EP Richie Cunningham

Tempo di Lettura: 3 minuti

E’ disponibile in digitale “Richie Cunningham”, il nuovo progetto discografico di Daniele Cobianchi che è stato anticipato dall’ omonimo brano, uscito il 24 maggio (distribuzione Artist First/Etichetta DCAA). L’EP arriva dopo il concept album “Ciclista amatoriale” uscito nel maggio del 2023.

Foto di Daniele Poli

“Richie Cunningham”, scritto dallo stesso Cobianchi e prodotto da Alberto Bianco, è disponibile al seguente link: https://found.ee/danielecobianchi-richiecunningham È online su YouTube il concept video che cita una scena del film cult di Robert Zemeckis “Ritorno al Futuro”. In edizione limitata è disponibile un 45 giri in cui il lato A è “Richie Cunningham” e il lato B è “Non hai perso mai”. Ecco la tracklist di “Richie Cunningham”: “Richie Cunningham” / “Non hai perso mai” / “Come un concerto di Vasco” / “Uomini ormai”. La title track “Richie Cunningham” fa riferimento al personaggio protagonista della serie cult “Happy Days”, interpretato dal regista e sceneggiatore premio Oscar Ron Howard allora ventenne, e nasce dalla voglia di diffondere un vero e proprio manifesto generazionale. In una società dove le dinamiche dei media sono sempre più interconnesse alle identità generazionali (come dimostra il cosiddetto “approccio generazionale” entrato recentemente di prepotenza nel panorama degli studi sui mezzi di comunicazione), etichette come Boomer, Millennial, Generazione X, Y, Z si moltiplicano, definite sempre più anche dal grado di digitalizzazione, e sembrano disegnare un quadro in cui il gap generazionale è sempre più marcato e dove il tratto comune è che ognuno è infelice a modo suo. La sitcom “Happy Days”, che quest’anno celebra i 50 anni dalla prima puntata andata in onda negli Stati Uniti nel 1974, narra le vicende di una famiglia borghese americana degli anni ’50 e ’60 e il protagonista è proprio Richie, il classico bravo ragazzo, il cui contraltare è l’amico, apparentemente, più ribelle e smaliziato Fonzie.

«“Richie Cunningham”, commenta Daniele Cobianchi, “non racconta la bellezza dei tempi andati in chiave nostalgica, ma sottolinea quella felicità semplice e condivisa che, anche in anni difficili come la fine dei ’70, tutti o quasi tutti riuscivano ad afferrare. “Gli anni di Happy Days e di Ralph Malph”, direbbe Max Pezzali, anni nei quali i modelli di riferimento erano più accessibili e veri, e l’America sapeva ancora far sognare». Il brano, attraverso il suo sound pop coinvolgente racconta perché “ero anch’io Richie Cunningham” e con le parole di questo ritornello diventa un inno capace di rieditare un concetto di felicità che sembra sfumato e inafferrabile nell’era digitale, in cui spesso impera la necessità dell’approvazione degli altri, l’individualismo, l’ostentazione e il diktat di non essere invisibili. Quanti like avrebbe avuto Richie Cunningham? E, più in generale, esiste un modo per essere rilevanti nell’oggi senza doversi piegare alla velocità che non vuole lentezza e alla superficialità che impedisce la profondità? Secondo Cobianchi certamente sì ma è fondamentale trovare il modo di far comunicare il mondo di oggi – che sembra rifiutare ciò che era rilevante ieri – con quello di ieri che invece si barrica in una inutile zona di conforto nostalgica svilendo il nuovo che invece andrebbe abbracciato. Questo brano riposiziona la felicità al posto in cui dovrebbe stare anche oggi, e cioè nell’essere, e nell’essere insieme.

“Non hai perso mai”, B side del 45 giri in edizione limitata “Richie Cunningham”, è ispirato dalla poesia di Albert Camus “Un’invincibile Estate”, pubblicata nel 1954, che esprime la meraviglia che il poeta ha sperimentato quando ha scoperto in sé il sentimento della speranza che lo ha salvato dal tormento, facendolo sentire vivo. Torna in primo piano, come nel brano “Richie Cunningham”, l’importanza di riuscire a immaginare il futuro anche in questo momento storico. “Come un concerto di Vasco” è una canzone sul concetto di “attesa” e di come quest’ultima sia necessaria per dare valore alle cose. La metafora è quella dei concerti di Vasco per i quali centinaia di persone “attendono” settimane prima, alcuni allestendo addirittura la propria tenda fuori dagli stadi. Ma non solo, il brano cita dei frammenti di canzoni iconiche di Vasco sottolineando come le parole del più grande rocker italiano non siano solo attese, ma appartengano – ogni giorno – alla vita di tutti noi. “Uomini Ormai” chiude l’EP rimandando alla consapevolezza dell’età adulta. Una fotografia lenticolare che cambia a seconda della luce e del punto di vista da dove la si guarda. Ragazzi diventati uomini e uomini che dentro rimarranno per sempre quei ragazzi.