“Neapolis Contrapunctum” è il nuovo album del Quartetto Espresso. L’opera, pubblicata da DV Music Records (Da Vinci Publishing) e distribuita in formato fisico da Egea Music, rappresenta l’incontro tra due mondi: la musica da camera e la grande canzone napoletana. Il Quartetto Espresso è una formazione cameristica originaria della Campania composta da Valeria Longo (voce), Vincenzo Valentino (pianoforte), Emilio Merola (clarinetto), Francesco Scalzo (violoncello). L’obiettivo del Quartetto è quello di ritornare a un’estetica intima e delicata, esaltando la nobiltà d’animo espressa nei testi poetici del repertorio napoletano di fine Ottocento e inizio Novecento. Dalla vivacità di “Spingule Frangese” alla tragicità di “Vierno”, i testi e le melodie dei grandi classici della canzone partenopea del XIX e XX secolo vengono impreziositi da arrangiamenti cameristici curati dal clarinettista del gruppo, Emilio Merola, e dal pianista e compositore napoletano Ciro Ferrigno. Ne abbiamo parlato con la cantante Valeria Longo e con il clarinettista Emilio Merola.
Come è nata l’idea di fondere la musica da camera con la canzone classica napoletana nel vostro nuovo album “Neapolis Contrapunctum”?
Valeria Longo: L’idea è di Emilio, fondatore del quartetto, che ha concepito questo progetto durante la pandemia. In quel periodo ha iniziato a pensare a come creare qualcosa di nuovo partendo dalla musica classica napoletana, combinandola con la ricercatezza della musica da camera e inserendo elementi armonici più moderni.
Puoi raccontarci come avete scelto i brani napoletani da reinterpretare e quali sono state le sfide principali nel trasformarli secondo l’estetica della musica da camera?
Valeria Longo: I brani della tradizione classica napoletana sono tutti belli, ma tra alcuni di essi abbiamo trovato un filo conduttore: un sentimento d’amore intenso e malinconico provocato da una mancata corrispondenza o dell’assenza dell’oggetto amato. Un esempio è “Voce ‘e notte”, una struggente dedica a una donna sposata, scritta dall’autore in piena notte al tavolo di un bar, dopo averla intravista alla finestra. La sfida principale è stata combinare la musica classica napoletana con la musica da camera, elevando gli strumenti a ruolo di coprotagonisti ma lasciando al tempo stesso la voce in primo piano. Inoltre abbiamo lavorato sul come inserire una voce moderna, non lirica, in un quartetto da camera al fine di rispettare il messaggio originario dei testi e l’estetica del gruppo.
Emilio Merola: Insieme a Valeria abbiamo portato avanti un attento lavoro di ricerca interpretativa sia durante le prove che in studio. La musica ci ha suggerito di allontanarci dalle versioni più popolari per adottare un’interpretazione più intima, una linearità sobria e a tratti tragicamente distaccata.
Il termine “contrapunctum” ha una duplice valenza nel vostro progetto. Potresti approfondire come il contrappunto tecnico-musicale e il concetto di luci e ombre della Napoli di fine Ottocento e inizio Novecento si riflettono nella vostra musica?
Emilio Merola: Nonostante il periodo fosse segnato da guerre ed epidemie, c’era sempre un’aspirazione alla bellezza e all’arte, altrimenti non sarebbero stati scritti questi capolavori. Inoltre il contrappunto è una caratteristica della composizione musicale e delle rielaborazioni del Quartetto Espresso; tecnicamente vuol dire che ogni strumento suona una parte diversa, creando un intreccio tra le varie voci. Allo stesso modo, la Napoli di quel periodo, pur attraversando momenti difficili, non ha perso quell’aspirazione all’amore e alla bellezza dell’arte.
Qual è stata la collaborazione tra te e Emilio Merola nella creazione degli arrangiamenti per questo album, e come avete lavorato insieme per fondere le vostre visioni artistiche?
Emilio Merola: Ci conosciamo da tempo, e la collaborazione è nata spontaneamente. Durante il periodo del Covid ho iniziato a elaborare il primo arrangiamento di “Voce ‘e notte”. Da lì, ci siamo incontrati regolarmente per provare e sviluppare il progetto. In prova abbiamo iniziato a curare in ogni dettaglio le dinamiche e le intenzioni al fine di raggiungere un affiatamento tale da esprimere ciò che avevamo in mente.
Quali emozioni e messaggi speri che gli ascoltatori colgano durante l’ascolto di “Neapolis Contrapunctum” e come pensi che la vostra reinterpretazione possa influenzare la percezione della canzone classica napoletana?
Valeria Longo: Speriamo che gli ascoltatori colgano la nobiltà d’animo e la delicatezza di questi testi, scritti in un periodo storico così ricco di poesia e sentimento. Le nostre rielaborazioni mirano a rendere omaggio a questa tradizione, valorizzandone la profondità e l’eleganza. Tutto ciò noi cerchiamo di veicolarlo attraverso un approccio più intimo e contemplativo, anche attraverso un sussurro o un pianissimo, con una particolare attenzione alle più piccole sfumature. Nei ritornelli ad esempio tendiamo ad andare giù dinamicamente, al contrario di come si è soliti fare.
Avete in programma altre esibizioni o progetti futuri che continueranno su questa strada di sperimentazione musicale? Se sì, puoi darci qualche anticipazione?
Valeria Longo: Abbiamo già pronto del materiale per il prossimo disco, che sarà diverso da questo. Non saranno brani napoletani celebri, ma un lavoro su un compositore meno conosciuto. Ci saranno anche nostri inediti e molti concerti in programma.