Storia di una undergound band: eravamo la Comunità Europea dell’Heavy Metal.
Raccontare un’emozione iniziata nel 1974 non è impresa facile. Il tempo passa e fa dimenticare tutto. Il tempo è implacabile. Tu cerchi di ricordare e il tempo copre i tuoi ricordi di una polvere così caliginosa da coprire tutta la biblioteca di ricordi senza pietà. Quindi, ciò che state leggendo è quel poco che è fuggito al tempo. Potrà essere insignificante, ma non per me né per i membri dei Nothing Black perché quegli anni sono stati per noi fantastici. Indimenticabili. Formidabili. Gloriosi. Quegli anni che vanno dal 1974 al 1985 (data di scioglimento della band) sono dentro i nostri cuori e ci danno gioia. Gioia perché abbiamo vissuto un’esperienza unica. Un’esperienza nata in noi e gestita da noi.
Un giorno il sottoscritto (chitarra e tastiere), Iron Pierric (bassista), Olivier Beauperin (chitarra), Dick van der L’Est (batterista) e James Steward (canto) ci trovammo a discutere di musica in un garage situato nel quartiere di La Baule Le Mazy dove passavamo le vacanze estive. Eravamo la Comunità Europea dell’Heavy Metal. Iron era franco-tedesco, io franco-italiano, Dick olandese e James scozzese. Si discuteva del più e del meno. Vita di tutti i giorni, sogni e illusioni. All’improvviso Olivier venne fuori con un’idea che a primo acchito ci sembrò farlocca. Fondare una band di Heavy Metal. Poi ognuno si convinse della bontà dell’idea. Un modo intelligente per passare il tempo. Gli strumenti già li avevamo. Mi ricordo la Gibson modello Tony Iommi visto che era la mia guida e mi aveva insegnato tutto. Certo eravamo dei pischelli visto che l’età media era undici anni. Accidenti quanto eravamo giovani.
Ma perché Nothing Black? Nothing deriva dal nostro amore per Nietzsche e in particolare da un pensiero del noto pensatore tedesco. L’ideale ascetico diventa una pura manifestazione della volontà del nulla. Anzi evidenzia che l’horror vacui dell’uomo è di fatto connotato dal fatto che egli preferisce ancora volere il nulla al non volere. Tale pensiero ci affascinò a tal punto che decidemmo che Nothing diventasse la prima parte del monicker della nostra band. Black? Un nostro omaggio al gruppo che ci aveva svezzato. Ossia i leggendari Black Sabbath, padri spirituali! Quanto abbiamo studiato sulla loro musica. Tutto per noi è partito dal gruppo di Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezler Butler e Bill Ward. Avevamo il monicker: Nothing Black. Ora dovevamo cominciare a creare il nostro repertorio. Le basi c’erano, altro che!!! A partire dai Black Sabbath si partiva per un viaggio nei pressi di Nazareth, Aphrodite Child, Frang, Osanna, MC5, Stooges, Back Oak Arkansas, Cream, Jethro Tull, Yardbirds, Blue Cheer, High Tide, Black Widow, Slade, Sweet, Ufo, Iron Butterfly, Steppenwolf, Blue Oyster Cult e tanti altri ancora. Cominciammo con alcune cover per rodare la macchina. Poi iniziammo a costruirci un repertorio di 6/7 brani. Tutto nasceva da un lavoro corale e tutto procedeva alla grande. Uscirono dalle nostre penne nello spazio di tre o quattro mesi brani come “Graveworld”, “Road to nothing”, “Fear”, “Temple of God”, “Cross” e infine “Symphony of Blackness”. Le nostre basi culturali – chiamamole così – avevano vari rigagnoli di riferimento. Edgar Allan Pow, HP Lovercraft, Alejandro Jodorosky, Anton de la Vey, Alister Crowley, Bauderlaire, Rimbaud, Novalis, Schelling, Verlaine, Ugo Foscolo e tanti altri. A noi interessava esprimere attraverso le nostri canzoni particolari stati d’animo, soprattutto dal punto di vista dei lati scuri della nostra anima. Parlare di morte, cimiteri, cerimoniali, poteri particolari della mente, psicologia, letteratura noir. In breve il lato oscuro del nostro io.
La nostra sala prova si trovava nel quartiere Le Guezy, una frazione di La Baule dove passavamo le vacanze estive, Ma una ferrovia vicina ci rendeva parte anche di Portnichet comune limitrofe con la Baule. Insomma avevamo due cittadine di riferimento. Questo ci aiutò nel trovare la nostra sala prove definitiva a Pornichet. Olivier Beauperin aveva il padre proprietario di sale prove e di live-hall. Gli chiedemmo una sala prova. Lui subito acconsentì. Visto che nella nostra band c’era suo figlio il prezzo era politico. La sala prova era grande con la possibilità di trasformarla di studio di registrazione. C’era anche una serranda che permetteva di prendere o depositare il materiale come strumenti, l’amplificazione e altro materiale. Avevamo finalmente una vera sala prove dove provare con calma e forza. Ora bisognava suonare, ma preferimmo pensarci l’anno dopo in quanto ci consideravamo ancora immaturi per questo settore. Preferivamo migliorare il nostro assetto musicale piuttosto che lanciarsi in concerti maldestri. Ma poiché la sala prove era piuttosto grande ospitavamo delle prove che in realtà erano concerti. Tanto per saggiare il terreno e dobbiamo dire che il nostro repertorio di pezzi originali e cover acchippava moltissimo. Molto bene. Fine giugno siamo di nuovo a La Baule Le Guezy, mentre il giorno dopo eravamo già impegnati nella nostra sala prove. Con due obiettivi. Allargare il repertorio e prepararci ai concerti. In due/tre settimane furono pronti tre brani: “Grave”, “The Odissey of a soul” e “Morte”. Il primo concerto si tenne in un locale di Pornichet vicino all’Ippodromo. Non mi ricordo il nome. Eravamo in fin dei conti un gruppo di Heavy Metal balneare. Ci riunivamo solo per veicolare il nostro amore per l’Heavy Metal. Quindi non avevamo un’attitudine professionale anche se quando suonavamo lo eravamo. Altro che!!! Al concerto che andò in onda un sabato sera il pubblico rispose bene. 500 persone!!! Avevamo una paura del cazzo di esibirci e di fare una figura barbina. Invece, miracolo, uscì una performance micidiale. Ci muovevamo come i Black Sabbath (scusa Tony Iommi per il sacrilegio). Un macigno che non lasciava feriti o prigionieri. Coinvolgemmo il pubblico di pazzie sceniche più che scatenate. Ancora l’Headbanging doveva venire di là. Il cantante era una forza della natura, io come chitarrista e tastierista non davo pace, il mio pard Olivier menava colpi di ascia con la sua Gibson modello Tony Iommi, guarda caso. Per non parlare di Iron Pierric e Dick van del l’Est che costituivano una base ritmica terremotante ed esplosiva. Impressionante in un gruppo di pischelli che andavano dagli undici anni ai dodici anni. In pratica eravamo dei fuggiti dall’asilo nido. LOL. Il restante tempo, rimanevamo circa tre mesi a La Baule Le Guezy, fu speso nell’affinamento del nostro repertorio e in tre altri concerti (Clisson, Saint Nazaire e La Turballe). Anche questi concerti ottennero un successo che ci impressionò. Eppoi nel territorio eravamo diventati una leggenda vivente. Noi leggende viventi. Mica eravamo morti o rimbambiti!!! Fine dell’anno…
Ogni anno aumentavamo il repartorio. Due o tre nuovi brani. Pochi anche perché non eravamo professionisti e poi mica si poteva comporre bene quando stavamo a La Baule Le Guezy un paio di mesi scarsi oppure tre mesi scarsi. Con gli anni componemmo brani come “The Cruxifction”, “Way to Xembala”, “The Death”, “The King of the World”, “Funeral march” ed un ‘altra decina. Purtroppo non li registrammo mai perché, e lo ripeto, non eravamo un gruppo professionale. Quindi non volevamo un contratto discografico, sviluppare la band in un’ottica aziendale. Facemmo molti concerti in varie parti della Vandea, Bretagna e Normandia con escursioni in altre regioni francesi. Il manager dei Trust ci offrì un contratto di management, ma rifiutammo. Per noi la musica era amore e non business. Anche alcune case discografiche si mossero, ma nulla di nulla. Prima il piacere e ancora il piacere di fare musica. Stop. Mi piace chiudere questa porta sulla memoria con il giudizio di un ragazzo svedese che vedendo un nostro concerto verso il 1983 definì la nostra musica “Come se il Sole fosse scomparso dalla Terra”. Un gran bel complimento e che rappresenta al meglio la nostra filosofia musicale. 1985, chiudono i Nothing Black. La causa apparente fu la morte di mia nonna. Ma in realtà eravamo cambiati e certe volte è meglio cambiare. Quindi chiudemmo i Nothing Black e li consegnammo alla nostra memoria di membri e di quelli che ci apprezzarono. Parlavamo di morte e morimmo anche noi. Bye bye Nothing Black.