Una rinascita artistica per un giovane artista tra i più interessanti del panorama italiano. Può sembrare paradossale usare questi termini per una promessa. Eppure, Sethu, l’artista savonese conosciuto dal grande pubblico grazie alla partecipazione al Festival di Sanremo 2023, è riuscito a venire fuori da un periodo buio dopo aver deciso di tornare in terapia.
E’ uscito così l’album “Tutti i colori del buio”, il suo primo lavoro prodotto per Carosello Records dall’immancabile gemello e producer Jiz. Proprio il Festival di Sanremo è stato uno dei momenti più belli di sempre vissuti dall’artista e lo hanno portato a esibirsi anche in apertura di artisti come i Pinguini Tattici Nucleari, Sfera Ebbasta, Geolier e Massimo Pericolo, ma ha anche inciso sulla sua salute mentale che è tornata a vacillare, logorata da pressioni e aspettative del momento. Le 11 tracce dell’album raccontano e condividono tutte le sfumature di questo periodo tra luci e ombre, soddisfazioni e disfatte, profondo buio e nuova luce. Ecco cosa ci ha raccontato.
Il titolo del tuo album, “Tutti i colori del buio”, è una citazione cinematografica. Come hai scelto questo titolo e in che modo riflette il contenuto del tuo album?
Il titolo l’ho scelto basandomi appunto su un film (pellicola del 1972 diretta da Sergio Martino, nda). Ma è un titolo che collega tutti i puntini che mi ero fatto nella testa. E’ un percorso iniziato con il momento più bello della mia vita, quando ho partecipato a Sanremo nel 2023, e che poi ha portato alla scrittura dell’album che è avvenuta in un periodo buio. Ho dovuto affrontare qualche demone interiore, che mi portavo da troppo tempo. Sono così tornato in terapia e ho iniziato a scrivere l’album durante questo percorso di cura. Faccio vedere tutte le sfumature che ci sono state in questo periodo. Per alcune persone da fuori può sembrare un periodo di tristezza. Ma è la punta dell’iceberg.
Hai accennato al fatto che dopo l’esperienza di Sanremo nel 2023, hai attraversato un periodo di crisi personale e artistica. A che è stato dovuto?
Sanremo l’ho vissuto benissimo. Sono super contento di quel momento e ho un ricordo bellissimo di tutto quel contesto. E’ stato proprio il fatto che ho vissuto un periodo bello e intenso, che una volta finito mi ha portato a riflettere sulle luci e le ombre che ancora c’erano dentro di me e che andavano risolve e affrontate.
Nel tuo album esplori temi come la depressione e la salute mentale. Qual è stato il ruolo della terapia nel processo di scrittura e produzione del disco?
Direi che è stata fondamentale. Senza aver fatto terapia, l’ho detto anche in altre occasioni, non avrei fatto il disco. Serve più lucidità per guardare i tuoi problemi.
Oggi si tende a produrre solo singoli. Per questo quando esce un album, come nel tuo caso, è sempre un piccolo eventi. Avevi già l’idea precisa di voler fare un album?
Dipende da quello che si vuole fare. E’ normale che se vuoi fare un disco dove cerchi di mettere tanto di te, certe cose, prima di essere scritte, vanno metabolizzate. E’ un processo più lungo, anche per capire il suono che i vuole dare alle canzoni. Questo è paradossalmente l’album che ho scritto in meno tempo rispetto alla mia vita. L’ho scritto in 5 / 6 mesi, che non è molto. Per quanto riguarda i tempi dell’industria discografica di oggi e al fatto che bisogna fare una canzone ogni mese, penso he bisogna essere un po’ bravi come artisti a consegnare la propria verità e a scrivere cose reali. Non è sempre facile, ma sono dell’idea che per certe cose serve abbastanza tempo.
Hai menzionato l’influenza di generi come il punk e la breakbeat nelle tue nuove sonorità. Come hai lavorato con tuo fratello Jiz per integrare questi elementi nel tuo album?
Ho lavorato sempre con mio fratello gemello. Abbiamo questo rapporto molto stretto e familiare. Lui ha interpretato bene tutte le sfumature che volevo dare. Abbiamo anche gli stessi interessi. CI piace il pop e il punk, e abbiamo cercato di mettere nel disco tutta la nostra storia, che ci ha portato a passare da un genere all’altro. E un album che fa vedere tante sfumature anche da un punto di vista del sound.
Il legame con i tuoi fan sembra essere molto forte, anche attraverso canali come Telegram. In che modo la relazione con loro ha influenzato le canzoni dell’album?
Penso che una canzone la scrivi per te, ma poi alla fine anche per gli altri. La canzone diventa anche di chi la ascolta. Mi piace l’idea che, attraverso le mie canzoni, riesco a fare sentire meno sole alcune persone e che in qualche modo si possono rivedere in quello che scrivo. Qualche fan mi scrive cose molto personali, anche che stanno affrontando particolari momenti della loro vita grazie alla mia musica. Devo dire che è una cosa che mi piace molto.
Molti brani del tuo album, come “ragazzi perduti” e “per noia”, trattano temi di disillusione e perdita. Come speri che queste canzoni risuonino con il pubblico, in particolare con i giovani?
E’ un messaggio su come affrontare certe cose che, per quanto brutte, non dico che vanno accettate, ma prima di iniziare a curarsi va presa coscienza. Una volta che accetti questo, anche attraverso le canzoni, puoi iniziare un percorso in cui ti aiuti. Vorrei anche parlare di cose che sono brutte, ma che esistono.
Nel brano “troppo stanchi” parli del sentirsi esausti nonostante la giovane età. Cosa pensi siano le cause di questa stanchezza generazionale e come speri che la tua musica possa offrire conforto o riflessione?
E’ un discorso molto ampio. Questa generazione, la mia in particolare, è affetta dal vivere con un timer in testa, che ti dice entro quanto devi realizzarti e come lo devi fare. Veniamo magari da situazioni in cui devi migliorare quello che hanno fatto le persone che c’erano prima di noi. La performance deve essere sempre più alta. C’è quindi tanta ansia di essere qualcuno o qualcosa, di essere performanti e di essere inseriti in un contesto di incertezze più grandi di te, come il cambiamento climatico. C’è in questo, purtroppo, anche un disinteresse politico, di cui faccio parte. Sono nato in un contesto dove si diceva che “sinistra o destra sono uguali, qui ci fregano tutti”. A quel punto ti chiedevi: a cosa servo io, se il risultato non cambia? Ovviamente è una cosa sbagliata.
Per concludere ci saranno concerti estivi?
Si, partiamo il 24 maggio dal Miami festival a Milano. Sarà la prima data del tour in cui presenteremo l’album. Sono molto contento, perché sarà con la band e per questo abbiamo arrangiato tutti i pezzi. Poi faremo il tour estivo.