Il power trio per definizione nel rock è una band di tre elementi dove l’essenza e la compattezza sono gli elementi fondamentali. Sembrava una formazione scomparsa dai radar ed invece negli ultimi anni, complice l’avvento del duo, anche la line up triangolare è tornata a far parlare.
Ed è a questo modello che guardano i debuttanti Blues Joke un nome che non deve trarre in inganno, infatti se è vero che ci sono retaggi delle band a tre del passato, citiamo ZZ Top e Toad, come manifesti di un certo rock blues, è anche vero nelle undici canzoni di questo disco, troviamo accelerazioni che rimandano al metal anni ’80, tra Raven e The Rods.
Dispiace solo che la registrazione non porti profondità e potenza ai brani, che invece sono scritti con la giusta attitudine e suonati con buona tecnica individuale e d’insieme, ottima la chitarra di Marco Marini, sia nelle ritmiche che negli interventi solisti e bella l’espressività vocale del timbro alto del bassista Francesco Caldarola, decisive le parti di batteria di Marco Piran, che metteno l’accento ad ogni passaggio, con un bel lavoro sui piatti.
In definitiva un buon esordio, che piacerà a chi ha il cuore piantato negli anni ‘70/’80, tra Bad Company, Whitesnake e quel southern di seconda e terza generazione, tipo Outlaws e Doc Holliday.
Disco consigliato, ma con il prossimo ci aspettiamo un salto in avanti nella registrazione, perché la qualità è già nelle corde dei Blues Joke.