Ballerina, prima di tutto. Poi attrice e conduttrice televisiva e radiofonica di successo e adesso per la prima volta anche protagonista di un musical. Dopo il gran debutto dello scorso aprile sul palcoscenico del Teatro Sistina di Roma, il tempio della commedia musicale italiana, Rossella Brescia è alle prese con il tour teatrale di “Billy Elliot – Il Musical”, la nuova edizione di questo titolo amatissimo firmata da Massimo Romeo Piparo e prodotta dalla PeepArrow Entertainment. Basato sull’omonimo film di Stephen Daldry e con le musiche di Elton John, il musical racconta la vicenda appassionante di Billy, ragazzo pieno di talento pronto a lottare contro chiunque voglia ostacolare il suo unico obiettivo: quello di diventare un ballerino.
La poliedrica artista pugliese interpreta Mrs. Wilkinson, la maestra di danza che scopre il grande talento di Billy e scommette sul suo futuro nonostante l’acceso conflitto con suo padre. Abbiamo intervistato Rossella Brescia alle porte di un mese particolarmente intenso, in cui dopo aver già toccato Bari, Udine e Assisi sarà nuovamente in scena con “Billy Elliot – Il Musical” dal 7 al 10 marzo al Teatro Colosseo di Torino, dal 15 al 17 marzo al Teatro Verdi di Firenze, dal 23 al 24 marzo all’Auditorium Santa Chiara di Trento, dal 26 al 28 marzo al Politeama Rossetti di Trieste, prima della chiusura a Milano, al Sistina Chapiteau, dal 4 al 14 aprile, e al Teatro Valli di Reggio Emilia dal 19 al 21 aprile.
“Billy Elliot” è un racconto universale. Qual è il messaggio che il musical vuole trasmettere? “La storia di ‘Billy Elliot’ ci insegna a credere sempre nei nostri sogni ed a cercare di perseguirli senza farci scoraggiare dall’infinità di ostacoli che incontriamo durante il percorso. Billy non ha mai smesso di inseguire il suo sogno di diventare un ballerino, nonostante sia stato costretto ad interfacciarsi sin da bambino con tante problematiche, tra cui un rapporto difficile con la figura paterna, una situazione economica precaria e varie forme di discriminazione sociale”. A chi è rivolto, in particolare, questo insegnamento? “È un musical per tutti: giovani, adulti e famiglie. Ciascuno di noi, infatti, ha un’ambizione o un sogno da raggiungere. È proprio questo che ci trasmette l’adrenalina necessaria per andare avanti e migliorare. Il padre è ancorato alla visione per cui il figlio maschio debba fare il pugile ma Billy non si arrende perché diventare ballerino per lui è un’esigenza di vita: mai smettere di credere nella possibilità di realizzare un sogno!”. A proposito, ci è rimasta impressa una battuta di Billy che recita testualmente: “Non è roba per bomboniere imbranate, il balletto è come uno sport”. A tuo avviso, la danza è arte, sport o entrambe? “Possono esserci alcune similitudini con lo sport, come il rigore, l’impegno, la costanza nell’allenamento e la preparazione mentale, ma la danza è pura arte”. Come mai? “Danzare significa saper interpretare e questo la rende una forma d’arte come lo sono, ad esempio, il cinema e la prosa. Nella danza, a differenza dello sport, la tecnica è messa al servizio dell’interpretazione. La danza comunica messaggi e racconta storie e personaggi senza l’utilizzo delle parole. Non è soltanto mettere insieme passi ma è qualcosa che parla di noi, consentendoci di diventare un’altra persona e di interpretare storie sempre diverse”.
Da insegnante di danza quanto ti rivedi nel personaggio di Mrs. Wilkinson? A volte sei intransigente, altre sei tenera con Billy. “Mi rivedo moltissimo nella passione che riversa nell’insegnamento e nel fatto che Billy diventi quasi un figlio per lei. Ho una scuola di danza in Puglia ed è tanto l’amore che canalizzo nei miei allievi. A volte questo aspetto è anche un’arma a doppio taglio perché, ad esempio, mi sono ritrovata a combattere e dare tutta me stessa per qualche allieva che poi alla fine mi ha rivolto le spalle. Lì per lì, sinceramente, ci sono rimasta male ma in fin dei conti sono giovani e crescendo capiranno il bene che gli ho voluto. Detto questo, vi è anche qualche differenza tra me e l’insegnante di Billy”. Tipo? “Non mi presento certo a lezione con la sigaretta e poco curata come Mrs. Wilkinson! In classe più che mai sono sempre molto attenta al rigore, all’abbigliamento, all’acconciatura. In realtà l’insegnante di Billy vorrebbe che ci fosse tutto questo ma nella maggior parte dei casi è circondata da allievi che non si recano in aula per diventare ballerini ma soltanto per passare il tempo. Per questo è un po’ annoiata ma Billy le riaccende la fiamma. È proprio questa la cosa più bella: l’alchimia che si instaura tra Billy e la sua insegnante di danza”. La danza è sempre stata vittima di stereotipi di genere, considerata una disciplina prettamente femminile. A che punto siamo con i pregiudizi? “Purtroppo ancora oggi siamo costretti a parlarne ma, per fortuna, sempre meno. Per quanto riguarda il musical, adoro la parte in cui Billy e il suo migliore amico Michael ballano vestiti da donna perché lancia un messaggio molto importante: non c’è distinzione tra maschio e femmina nell’arte”. Sin dal flashmob in strada con i giovani protagonisti di Billy Elliot insieme agli altri allievi dell’Accademia Sistina ci siamo accorti di quanto questo musical punti sui giovani. Quanto è importante avvicinare le nuove generazioni alla danza? “Anche se magari non si diventa ballerini professionisti, fare danza fa bene all’animo e trasmette valori importanti ai giovani. Primo tra tutti, il rispetto dell’insegnante da parte dell’allievo. Inoltre, non è un caso che tanti dei miei allievi che studiano al liceo abbiano voti altissimi. La danza educa al pragmatismo e alla preparazione, che si traducono anche nel fare i compiti scolastici per il giorno dopo prima di venire a lezione”.
Dalla danza classica è partita tutta la tua carriera e sono arrivati la televisione, la radio e il teatro. Quanto il fatto di provenire dal mondo della danza, il tuo essere ballerina, ha inciso sulla tua straordinaria versatilità? Senti di essere rimasta fedele a te stessa come Billy? “Posso dire che tutto ciò che ho modificato nella mia vita l’ho fatto per scelta. Sono una persona profondamente curiosa e la danza mi è servita tantissimo per interpretare la realtà circostante ed esplorare nuovi orizzonti con la massima versatilità. Forse a volte sarei potuta essere meno inquadrata ma l’esperienza mi ha poi insegnato ad essere più ‘smart’ in alcune situazioni. Sono dell’idea che un po’ di follia debba esserci in tutti gli artisti!”. “Billy Elliot” ha segnato il tuo debutto nel mondo del musical. Qual è la scena che più ti è rimasta nel cuore? “Sicuramente quella della lettura della lettera, in cui sono presente nei panni di Mrs. Wilkinson insieme a Billy e a sua madre. Billy decide di condividere con la sua maestra di danza la lettera che, prima di morire, sua madre aveva scritto per lui per quando avrebbe compiuto 18 anni. È un momento così intimo e personale che suggella al meglio il rapporto che può instaurarsi tra insegnante e allievo. Gli insegnanti svolgono un ruolo fondamentale nella vita dei loro allievi perché rappresentano il ponte per arrivare a realizzare un sogno. In questo caso Mrs. Wilkinson incarna idealmente anche la figura materna che Billy non ha più”.