Si intitola “Even Odds” il disco d’esordio dei Tetrad Quartet recentemente pubblicato dall’etichetta Filibusta Records. Un disco trasversale, moderno frutto della coesione di musicisti che pur vendendo da strade differenti hanno imboccato un percorso comune che parte dall passione per il jazz. La formazione è composta da Gianluca Manfredonia (vibrafono), Armando Iacovella (chitarra), Alessandro Del Signore (contrabbasso) e Alessandro Forte (batteria). La band racconta questa nuova avventura.
Per cominciare raccontateci la vostra storia: come è cominciata l’avventura dei Tetrad Quartet e questo vostro primo disco dal titolo Even Odds?
Da poco più di un anno abbiamo iniziato questo percorso, con l’obiettivo di registrare un disco chiaro fin dall’inizio. Fin dai primi incontri abbiamo infatti lavorato su composizioni inedite, scritte da tutti. Brani scritti e ben strutturati ma con la massima apertura e pronte ad accogliere ogni musicista presente nel progetto e che volesse mettere del proprio nel brano dell’altro. In un anno abbiamo messo su quello che è il nostro primo disco, dal titolo “Even Odds” e uscito il 1° dicembre per l’etichetta romana Filibusta Records. Il motivo del titolo, che tra l’altro è lo stesso di uno dei brani presenti nel disco, racchiude in sé una delle caratteristiche della nostra musica. Quasi tutte le composizioni infatti sono basate su metriche dispari che si intrecciano e si combinano con figurazioni ritmiche pari, e viceversa, motivo per il quale abbiamo scelto ‘Even Odds’ per conferire al disco un nome coerente con il suo contenuto.
Un album contemporaneo fuori dagli schemi. Quali sono secondo voi le principali caratteristiche che lo contraddistinguono?
Partiremmo da un concetto, ovvero che ogni progetto possa risultare unico nel momento in cui il prodotto musicale rappresenti il frutto dell’unione delle espressioni creative dei singoli musicisti che lo compongono. Tutti noi conduciamo vite diverse, abbiamo percorsi musicali e ascolti differenti, eppure siamo riusciti a mettere insieme le nostre prospettive variegate, miscelandole e tentando di dar vita ad un qualcosa che avesse una propria coerenza e unità. Se dovessimo pensare alla caratteristica più evidente del progetto, senza dubbio ci verrebbe in mente la grande importanza rivestita dal ritmo e dall’utilizzo delle metriche, soprattutto dispari, nei singoli brani. Spesso l’utilizzo di metriche complesse può essere inteso semplicemente come una sorta di “sfoggio tecnico” ma, in questo caso, ci sentiamo di affermare che il fluire melodico dei brani, così come delle improvvisazioni, porta quasi a non percepire l’alternarsi di metriche molto ardue da gestire e, talvolta, anche da rendere “musicali”. Per concludere, riteniamo che anche il tipo di formazione, e la conseguente risultante timbrica, possano essere elementi molto caratterizzanti dell’intero progetto.
Even Odds è il titolo del vostro disco. Questo titolo ha un significato particolare per voi?
“Even Odds” è un’espressione che in inglese vuol dire letteralmente ‘Pari probabilità’. Tale espressione è stata scelta, però, non tanto per il suo significato letterale, quanto per un’accezione italianizzata dei suoi singoli termini, una sorta di ossimoro dato dall’accostamento di Even (Pari) e Odd (dispari). Questo ci è sembrato un modo interessante di esprimere a parole quello che è uno dei leitmotiv che permea l’intero lavoro discografico, ovvero la continua ricerca di un equilibrio tra elementi musicali contrapposti, tra metriche contrastanti, poliritmie che spesso vedono la coesistenza di pulsazioni pari e dispari.“
Essendo un disco molto fluido, molto lontano dal concetto di standard, come avete lavorato in studio nell’elaborazione dei brani?
Abbiamo preparato il disco in un anno circa, ognuno di noi ha contribuito agli arrangiamenti e al sound del gruppo in prova e abbiamo scelto lo studio di registrazione in base alle nostre esigenze. Conosciamo da tempo il fonico Gianluca Siscaro del Music Village Studio a Roma e sapevamo sarebbe stato perfetto per noi. Al quartetto poi in fase di registrazione si è aggiunta la voce di Gloria Trapani, che ha dato il suo apporto ad alcune parti tematiche di cinque brani.
La formazione, con vibrafono e chitarra è senza dubbio atipica. La presenza di questi due strumenti quanto può influire a livello compositivo rispetto a un quartetto classico dove abbiamo spesso un fiato o un pianoforte?
È indubbio che l’accostamento di vibrafono e chitarra, entrambi strumenti sia melodici che armonici, può sembrare, se non altro, abbastanza inconsueta nell’attuale paesaggio sonoro jazzistico. In realtà, però, questa scelta si è rivelata essere ai nostri occhi piuttosto efficace e versatile, sia nella scrittura che nella prassi esecutiva. Pertanto, nelle fasi di composizione e di arrangiamento dei brani, si è tenuta in forte considerazione la specifica estensione di questi due strumenti. Mentre la chitarra tende a collocarsi tendenzialmente nel registro medio-basso, il vibrafono si estende al di sopra di essa, quasi ad ampliare la tavolozza di colori armonici a disposizione dell’ensemble.
Dal momento che fate una musica quasi avanguardistica, cosa ne pensate dello scenario jazzistico italiano?
In Italia, così come in tutto il mondo, è pieno di musicisti incredibili che portano avanti progetti originali molto diversi tra loro. Il vero problema, che investe lo scenario jazzistico così come le altre forme di espressione artistica, sta nelle enormi difficoltà che incontra qualsiasi artista che tenti di portare avanti un progetto originale. Questo, purtroppo, dipende da un forte degrado culturale che questo paese sta vivendo, ormai, da moltissimi anni. Crediamo ci siano soprattutto due criticità: da una parte c’è chi gestisce ed organizza eventi e festival (naturalmente ci riferiamo alla maggior parte ma, fortunatamente, non a tutti), che potrebbe tentare di affiancare ai nomi più noti anche quelli che lo sono meno ma che magari hanno altrettanto valore musicale, e, dall’altra, ci sono i fruitori della musica, che si sono abituati a questa sorta di standardizzazione e appiattimento sonoro e non sono stimolati ed incuriositi da tutto ciò che esce al di fuori dello standard. Questo discorso, naturalmente, non vuole affatto denigrare chi porta avanti progetti mainstream o meno votati all’originalità. La nostra volontà risiede semplicemente nel far riflettere sul fatto che, probabilmente, servirebbe un po’ più di coraggio nel dare risalto anche ai progetti originali e a quei musicisti che ancora non hanno un nome ma meriterebbero almeno qualche possibilità in più di potersi esprimere.
Chiudiamo sempre parlando del futuro: prossime date e prossimi progetti in cantiere?
Abbiamo in programma una presentazione ufficiale del disco a Roma, a breve sarà nota la data ed il luogo, in più stiamo lavorando alle date primaverili ed estive, vi invitiamo a seguire le nostre pagine ufficiali per tutte le informazioni. In più siamo sempre al lavoro per nuovi sviluppi sul piano musicale, nuove sonorità e nuovi approcci compositivi.