Marta De Lluvia: la festa che non c’era e la bellezza che c’è

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Quando musica e poesia parlano la stessa lingua

Foto di Lucia Porfiri

Se in questo tempo liquido ancora ha senso la definizione di “canzone d’autore”, forma d’arte caratterizzata da un’unità narrativa e metrica inscindibile in cui l’interpretazione diviene il terzo elemento semantico essenziale, la di può a buon diritto applicare al nuovo disco della cantautrice recanatese.

“La festa che non c’era” è una raccolta di canzoni intense, intime e malinconiche, a tinte tenui, sostenute da delicate trame chitarristiche e lievi inflessioni jazzy su cui l’artista cesella versi di rara precisione, con una padronanza di metrica, senso e suono che lascia incantati.

La voce appassionata ed espressiva della cantautrice ci raggiunge in fondo alle nostre solitudini per offrirci la condivisione di “un’ovattata nostalgia di cielo” attraverso il diario confessionale di un’unanimità vulnerabile in cerca di miracoli e di rinascite, di abissali abbandoni e di tenero conforto, di “spiccioli per la giornata” e di un rifugio dalle intemperie della vita.

La produzione artistica e gli arrangiamenti, rispettosamente minimali ma non per questo estranei al colore e all’emozione, sono di Edoardo Petretti.

Bellissimo.

Marta De Lluvia, “La festa che non c’era” (autoproduzione, 2023)

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