Negli ultimi tempi sono approdati sui canali Rai e sulla piattaforma RaiPlay numerosi documentari musicali. Merito della direzione Rai Documentari che sta portando nuova linfa al settore, scommettendo su titoli di vario genere e soprattutto non dimenticando il pubblico degli appassionati della musica.
La struttura guidata dal direttore Fabrizio Zappi solo in questo 2023 ha portato in prima serata su Rai 1 titoli come “Lucio per amico. Ricordando Battisti”, in occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Poggio Bustone, e “People From Cecchetto”, incentrato invece sulla carriera del mitico Claudio Cecchetto (tutti recuperabili su RaiPlay). Ma tanti altri sono in arrivo. Giovedì 28 dicembre, alle ore 23.05, su Rai 2 va in onda “Posti in piedi. Il magico accordo tra musica e cinema”. Un documentario che racconta un secolo di cinema italiano indagando il rapporto tra musica e film. Grazie alla voce narrante dell’attrice Chiara Francini, il docufilm ripercorre la storia del rapporto tra canzoni e cinema a partire dai film che mettono in scena l’opera fino ai musical dei Manetti Bros e alle ultime performance artistiche realizzate grazie all’uso dell’intelligenza artificiale. Al centro della parabola narrativa ci sono i musicarelli degli anni ’50 e ’60, che hanno avuto come protagonisti tra gli altri Gianni Morandi, Caterina Caselli, Rita Pavone, Albano e Nino D’Angelo. Tra i testimoni che hanno fatto del rapporto tra musica e cinema una delle cifre distintive dei loro film sono intervistati Roberta Torre, i fratelli Manetti, Pupi Avati e Ligabue. Il documentario, prodotto da Combo International in collaborazione con Rai Documentari, è stato scritto dai critici Mario Sesti e Steve Della Casa.
Lunedì 1 gennaio 2024, alle ore 21, su Rai 3 c’è “Io, Noi e Gaber”, dedicato a Giorgio Gaber, un altro dei grandi che non si possono dimenticare, un altro dei geni liberi che tra gli anni’60 e ’70 nella Milano intellettualmente più feconda, e che ha lasciato un segno profondo nella storia culturale del nostro paese. Sono più di venti anni senza Gaber ma anche venti anni con lui, suggerisce il documentario, scritto e diretto da Riccardo Milani, promosso dalla Fondazione Gaber e che dopo l’applaudita proiezione speciale alla Festa del Cinema di Roma 2023, è stato tre giorni al cinema con Lucky Red sold out, il film-evento campione d’incassi. Girato tra Milano e Viareggio, nei luoghi della vita di Giorgio Gaber (morì a Camaiore il 1° gennaio 2003), “Io, noi e Gaber” è un ritratto non polveroso ma al contrario vivo e incisivo. Milani racconta con affetto da fan il signor G. e poi lascia spazio alle voci di colleghi e artisti che lo hanno vissuto e amato, da Bisio a Fossati per citarne alcuni.
E’ invece dedicato ai 60 anni del gruppo i Nomadi e al fondatore Beppe Carletti il documentario “Nomade che non sono altro”, che andrà in onda venerdì 5 gennaio 2024, alle ore 23.15 su Rai 2. L’opera, prodotta internamente da Rai Documentari, è stata diretta dalla regista Fedora Sasso. Sono i primi anni 60 quando tra Modena e Reggio Emilia Beppe Carletti e Augusto Daolio decidono di formare una loro band. L’esordio avviene nel 1963 e il nome scelto è Nomadi. Nel 1966 inizia la collaborazione con un allora sconosciuto Francesco Guccini. Da questo sodalizio nascono canzoni che segnano una tappa fondamentale nel panorama musicale italiano. E nel 1972 “Io Vagabondo”, ancora oggi canzone simbolo della band e inno per diverse generazioni. Il documentario racconta attraverso la testimonianza di Beppe Carletti la storia dei Nomadi e ci accompagna fino al concerto evento di giugno 2023 a Novellara dove la band festeggia i sessanta anni di storia insieme al popolo nomade. Due attori, Andrea Avanzi e Marco Santachiara interpretano Beppe e Augusto e portano il pubblico nei luoghi dei Nomadi, Novellara, le valli e la bassa, in sottofondo le riflessioni di Augusto Daolio estratte da un’intervista radiofonica Rai “Lo specchio del cielo” del 1989. Il racconto è arricchito dalle testimonianze di Francesco Guccini, Luciano Ligabue Caterina Caselli e Rosario Fiorello. Il paroliere Alberto Salerno racconta della nascita di “Io Vagabondo”. Al racconto si aggiungono il cantautore Stefano Cisco Bellotti, i musicisti Cico Falzone e Daniele Campani, i figli Elena Carletti e Davide Carletti, Don Giordano Goccini il parroco di Novellara, il giornalista Pino Strabioli e l’ex parlamentare e fan Renzo Lusetti. Le immagini di repertorio dell’archivio Rai ripercorrono le partecipazioni televisive e i concerti della band più longeva in Italia e prima di loro, al mondo, solo i Rolling Stones.
In attesa di conoscere i nuovi titoli che Rai Documentari proporrà nel corso del 2024, sono ancora disponibili su RaiPlay alcuni titoli che meritano di essere sicuramente recuperati. Primo tra trutti “Guido Harari. Sguardi Randagi”, prodotto da Tekla in collaborazione con Rai Documentari, e che getta luce sui 50 anni di storia musicale e umana vissuti attraverso lo sguardo geniale del fotografo Guido Harari. La musica è stata catturata, immortalata e resa immortale attraverso gli obiettivi di fotografi leggendari. Lou Reed, Fabrizio De André, Tom Waits, Kate Bush: nomi che evocano note e immagini intramontabili, dietro molte di queste immagini si cela una mente e un occhio particolare, quello di Guido Harari. Un percorso intimo e potente che rivela le storie dietro le icone, i segreti dietro gli scatti che hanno reso celebri le leggende della musica. Se Robert Doisneau è sinonimo del bacio “alla francese” e Weegee delle notti noir americane, Guido Harari è il maestro dei ritratti musicali, trasformando la musica in immagini e storie indelebili. Il documentario racconta le rivoluzioni musicali del Novecento, dalle dolci melodie degli anni ’60 alla tumultuosa epoca dei cantautori, passando per il rock internazionale, il pop, la dance degli anni ’80, il punk e le sperimentazioni della beat generation. Ma questo non è solo un viaggio nella storia della musica. È un viaggio nella vita di Harari stesso, un uomo sensibile e ironico, un amico delle stelle musicali. Attraverso filmati inediti, inclusi quelli girati dallo stesso fotografo, il documentario offre un’esperienza intima e personale, offrendo uno sguardo inedito sul legame tra la sua vita e l’evoluzione della musica. Ciò che emerge con forza in questo viaggio è l’approccio intimo e familiare di Harari ai personaggi che ha fotografato. La sua capacità di estrarre la vera essenza dei soggetti, di usare l’umorismo e la comprensione del dolore, crea un legame profondo che va oltre il semplice scatto. Guido Harari ha conosciuto e immortalato i più grandi nomi della musica. Le sue immagini sono state descritte da Lou Reed come “piene di poesia e sentimento”. Collaboratore di riviste di prestigio e autore di innumerevoli copertine di dischi, ha condiviso un legame ventennale con Fabrizio De André, diventandone uno dei fotografi personali.
Per gli appassionati di musica popolare e soprattutto della canzone romana da non perdere “La Voce di Roma”. Elena Bonelli è stata definita “Ambasciatrice della canzone romana nel mondo”. Viaggiando da un continente all’altro ha fatto conoscere le melodie romane. Ed è attraverso la carriera della grande artista che il doc “La Voce di Roma” racconta la storia della canzone romana, dal Festival di San Giovanni del giugno 1891 fino ai giorni nostri. Un viaggio musicale che regala al pubblico i più noti brani della canzone romana: le “Streghe”, vincitrice della prima edizione del Festival di San Giovanni, interpretata da Leopoldo Fregoli; la serenata “Nina, si voi dormite”, “Barcarolo romano”, “Quanto sei bella Roma”, “Vecchia Roma”, “Roma nun fa la stupida stasera”, “Le mantellate” e tutte le altre canzoni che il popolo romano ricorda e continua a cantare. Attraverso la storia della canzone romana il documentario arriva nel cuore della cultura e dello spettacolo italiano del Novecento, ricordando personaggi come Giorgio Strehler, Pier Paolo Pasolini, Claudio Villa, Nino Manfredi, Gigi Proietti, che hanno cantato o scritto per la città di Roma, contribuendo alla costruzione del patrimonio musicale della “Città eterna”.