Il prolifico Massimo Cotto augura a suo figlio Francesco Danilo una vita all’insegna della buona musica. Il giovane però vive questo terzo millennio e non sa quali emozioni ci abbia dato la musica rock il secolo scorso, sino a sconvolgerci, farci aumentare le difese umanitarie ed al contempo perdere i capelli: pertanto questo libro ricorda If, la poesia composta da Rudyard Kipling nel 1910 (che nel 1995 un sondaggio della BBC stabilì che era la poesia più amata in tutta la Gran Bretagna) ed a tratti l’opera di Oriana Fallaci che tanto ha logorato l’animo negli anni’70: mi riferisco a Lettera a un bambino mai nato, anche se gli argomenti sono diversi ed il figlio di Massimo Cotto è nato, scalpita e fa domande!
Per comprendere il canovaccio su cui si muove l’intero libro, dobbiamo recarci a pagina 57, dove inizia il quarto capitolo ed immergerci in queste parole .. Fino a questo momento ti ho dato indizi, ora è il tempo della prima prova .. Ma cosa ha in mente Massimo Cotto? Forse un rito di iniziazione? O una scena alla Kunta Kinte, protagonista di Radici (sia libro che film), in cui prende la figlia appena nata e la porta ad incontrare la natura, alzandola al cielo? Niente di così celebrativo, ma qualcosa di più culturale ed educativo .. Ti ho spiegato il rock da un punto di vista emotivo, romantico, sentimentale e continuerò a farlo nelle prossime pagine .. e sempre in questo quarto capitolo capiamo il ruolo da nocchiero assunto da Massimo Cotto, il quale prende proprio per mano suo figlio e lo conduce nelle varie stanze della musica che tanto ci piace da sempre.
Come fu per Picasso il periodo blu, anche per Massimo Cotto la sua vita di comunicatore ha ora una nuova stanza nella quale si è buttato con entusiasmo: è quella della narrativa, già forgiata dalla vittoria l’anno scorso al Premio Bancarella, sempre in compagnia di Gallucci Editore. Le trecento pagine di Il rock di padre in figli* si leggono con piacere, lo scorrimento è fluido e cadenzati ci sono i riferimenti rock che agganciano la realtà: gli evergreen assumono il ruolo di pietre miliari poste lungo il cammino che da oltre 70 anni ci ammalia. Compare il sorriso quando vedi menzionati capolavori come Desperado degli Eagles, Sunday bloody Sunday degli U2, Daniel di Elton John, Local Hero di Mark Knopfler e tutte le altre decine di eterne meraviglie: poi rifletti su come Massimo Cotto (ma anche il sottoscritto) abbia più un look da impiegato che da dannato del rock, ma entrambi siamo più punk nell’animo di molti, arrivando ad esseri dannati viventi anche se non abbiamo borchie o spilloni in viso. Tutto sta a farlo capire ai nostri figli* .. e con questo libro ora è molto più facile! .. Io ho voluto soltanto raccontarti quello che il rock ha significato per me, come mi abbia nutrito, viziato, fatto star bene, amato. Si, perché il rock contraccambia. Non è mai una passione univoca .. Pertanto (ora più che mai) ci sta bene un rock’n’roll never die!