È il tempo di fermarsi, il momento giusto per essere sé stessi. È il tempo di poter dire che si può stare bene ed è ora di condividerlo. E’ uscito “Certo che sto bene”, il nuovo disco di Alberto Bianco (Virgin Music / Universal Music).
Accompagnato dal nuovo singolo Il Tempo dal Mare, in collaborazione con Margherita Vicario, è on line da oggi a sorpresa anche il video: un solare inno alla condivisione, impossibile da non cantare a squarciagola con le mani (e forse anche i piedi) fuori dai finestrini di una macchina che corre verso la spiaggia. Il cantautore torinese firma il suo sesto album in studio e torna due anni dopo l’ultimo lavoro, a 12 anni di distanza da quel “Nostalgina” che fin dal suo esordio lo ha consacrato tra le migliori penne della musica indipendente. Nel mezzo, le collaborazioni con Giorgia, Max Gazzè, Levante (ha prodotto i suoi primi due dischi), l’attuale sodalizio con Niccolò Fabi (suona il basso con lui). Registrato in una settimana a Formentera, in presa diretta, dell’isola spagnola il disco ha catturato il sole e il profumo del mare, respirato i sorrisi riuniti in una tavola di amici. Prodotto da Taketo Gohara, partecipano al progetto Dente e Margherita Vicario, che canta Il tempo del mare, scritta a sei mani con Alberto Bianco; mentre Federico Dragogna è la voce che non ti aspetti in Fuochi d’Artificio, di cui firma il testo.
“Certo che sto bene” è forse il disco più autobiografico di Alberto Bianco e allo stesso tempo il più universale. È l’album dove lo riconosci e senti la differenza. È il disco di un uomo e di un artista adulto. “Beh, certo che sto bene”, spiega Alberto Bianco, “Amo tutte quelle cose che sono diventato e di cui sono diventato. Sono diventato padre di Ettore e sono diventato un po’ Ettore, sono compagno di Elena e sono diventato anche un po’ Elena ma con più sopracciglia, sono amico di Luca e ora sono un po’ Luca, sono diventato un cantautore e sono fatto di parole e di musica, sono diventato forte e ora sono fatto di montagne e di mari impetuosi. Un sacco di lettere, di note, di ingredienti e profumi per farmi diventare Alberto”. 10 tracce, ognuna dal ritmo e dal cuore diverso, che si incastrano perfettamente l’una nell’altra e sussurrano con sempre maggiore convinzione che si può stare bene. Una dichiarazione coraggiosa, di questi tempi, che nasce dalla consapevolezza di dover accettare anche i cieli neri e le tempeste interiori. Perché quel “certo” che anticipa il titolo sottintende un’oscurità che non può essere negata. Uno stare bene che – come l’artista chiarisce fin da subito nella prima traccia che dà il titolo al disco – arriva dal fare quello che piace, nel non rinunciare ad essere sé stessi, nel sapersi fermare e dare il giusto tempo alle cose, come prendersi una settimana per registrare un disco a Formentera.
Sono canzoni nate due anni fa in grande solitudine e sono esplose in una casa sulla spiaggia attrezzata come uno studio con i miei amici che tifavano e suonavano per me. Sento questo album come fosse il primo, come qualcosa da proteggere. Alberto Bianco libera in questo disco uno stormo di pensieri buoni, come canta ne Il momento che preferisco, alleggerendo il peso di sentirsi nessuno tra tanti che arriva da Maremoto. Lo fa a suo modo: con un sound leggero e mai banale, che tiene per mano chi ascolta tra un intro fischiettante, un folk scanzonato e un blues nostalgico. Per dirla con le parole di Margherita Vicario: c’è il Battisti di Umanamente Uomo, il Sogno e la sgroova degli Alabama Shakes, l’ironia di Wilco e la sintesi spiazzante di Sixto Rodriguez. Bianco se torni da lui è sempre lì ed è bello.