Il noi al centro del viaggio. E in tempi di io esasperato, non è poco. Senza giri di parole: il più bel disco di Ligabue da tanto tempo.
Luciano Ligabue sempre splendidamente con quella faccia un po’ così, è una sorta di fratello maggiore o, se l’età vi aiuta, lo zio che tutti avremmo voluto avere. Uno che racconta le cose come stanno, che non gioca a fare l’eterno ragazzo e anche se qualche volta ti piazza la scarica di adrenalina, di chitarre e parole, sa benissimo che non si scherza con la carta d’identità.
Ecco perché è un uomo maturo, non azzardo saggio, quello che oggi ci omaggia di queste undici nuove canzoni che, giuro senza incrociare le dita, ispirate come da tanti anni Luciano non ci offriva.
Si parte con un trittico che è classico Liga, rimiche e timbriche, chitarre che disegnano girotondi con cori che cantare in un concerto sarà un piacere. Parlo di “Così come sei” (‘lei vede qualche grinza se ne vergogna un po’), “La parola amore” (arrivi tu come sai arrivare e non ci sono parole) e “La metà della mela”, un pezzo che cresce accordo dopo accordo, così come l’emotività delle parole (quando ci siamo fatti male, ci siamo fatti male insieme). Poi è il momento, per me più emozionante, il pezzo che intitola l’album, una ballata – si dice così giusto? – che si apre con un pianoforte soffice, con Luciano che sussurra la forza della vita anche se le coltellate di dolore a cui ci sottopone sono tante, con un inciso che saluta il bassista della prima band, Luciano Ghezzi, scomparso all’improvviso tre anni fa (neanche il tempo di salutare, solo un’ultima risata tempo fa…), con un crescendo di chitarra finale da brividi, fino all’ultima meravigliosa frase: tanto prima o poi saremo giovani. Con “Musica e parole” torna l’orgoglio di essere musicisti, che sarà tutto un casino, ma se torna l’ispirazione è una festa. “Una canzone senza tempo” è un pop rock sublime, si prosegue con “Quel tanto che basta” e “Niente piano B” dove il tocco è quasi blues, chitarra acustica e voce ruvida che spettina le certezze. “Chissà se Dio si sente solo” gioca sulla stessa parabola, ma nel coro c’è il migliore Ligabue, melodia impeccabile e parole che si incastrano alla perfezione (paura di essere figli di una manciata di like)
Suonato e prodotto in modo come sempre impeccabile “Dedicato a noi” è l’album (stupenda la copertina!), il quattordicesimo di studio – ragazzi, sembra ieri che si ballava sul mondo – che ci restituisce Liga al massimo dell’ispirazione, un collage dove maturità ed un ritrovato entusiasmo giovanile, mai farsesco, delineano i contorni di brani che non si smette di ascoltare e cantare.
Lo so, non te ne sei mai andato, ma bentornato Liga! E adesso su e già da un palco con il tour!!
Produzione Luciano Ligabue e Fabrizio Barbacci, coprodotto da Niccolò Bossini, con la produzione esecutiva di Claudio Maioli per Zoo Aperto.
Registrato e mixato da Paolo Alberta presso Zoo Studio a Correggio (Reggio Emilia) con registrazioni e missaggi addizionali a cura di Guglielmo Ridolfo Gagliano e masterizzato da Greg Calbi e Steve Fallone presso Sterling Sound a New York City.
Luciano Ligabue (chitarre e tastiere), Lenny Ligabue (batteria e cori), Niccolò Bossini (chitarre, basso e cori), Guglielmo Ridolfo Gagliano (basso, tastiere, pianoforte e cori), Fabrizio Barbacci (chitarra acustica e cori) e Paolo Alberta (percussioni) a cui si sono aggiunti per alcuni brani i chitarristi Max Cottafavi e Fede Poggipollini e Luciano Luisi (pianoforte e tastiere).
Copertina e artwork libretto: Paolo De Francesco