La Festa del Cinema di Roma celebra il centenario del soprano con il film Callas Parigi 1958 (e non solo). Un’operazione messa in atto da Tom Volf, regista e produttore, insieme a Samuel François-Steininger, co-produttore che si è occupato della parte più meramente tecnica, ottenendo una versione completamente restaurata a colori in 4K e Dolby Atmos dell’indimenticabile concerto di debutto di Maria Callas all’Opéra Garnier di Parigi. Il materiale di partenza sono state le bobine originali da 16 mm, scoperte di recente, e una sorgente sonora da poco tempo ritrovata: il risultato è una performance che gode di una veste nuova, aggiungendo ancora qualcosa – se possibile – a quel mito che è la Callas. Il suo concerto a Parigi del 19 dicembre 1958 non è una novità in sé: non c’è bisogno di essere melomani convinti per essere inciampati in qualche frammento video che la rete ci restituisce di quell’esibizione. Eppure il film Callas Parigi 1958 è qualcosa di cui gli appassionati del melodramma non sapevano di avere bisogno: almeno fino a che la divina non compare in scena nel suo abito rosso, avvolta in una stola che grazie al colore riacquista morbidezza e calore.L’iconografia della Callas subisce uno scossone: nella prima parte dello spettacolo, rappresentato in forma di concerto dal soprano con l’Orchestra e il Coro del teatro nazionale dell’Opéra (diretti da Georges Sebastian) i brani tratti dal repertorio di Bellini, Rossini e Verdi, godono di una resa nuova. La sacerdotessa Norma ci sembra più umana, pare quasi acquisire una tridimensionalità che le era negata: ora è meno incastonata nella rigidità di un paesaggio rarefatto e lunare, con quella Casta diva che inargenta ogni cosa intorno. Prima il grigio era una serie di nuance indistinte, ora il colore amplifica l’intensità dello sguardo di Maria Callas, ogni piccola espressione del suo volto viene percepita e goduta appieno. Ne è una prova il brusio divertito della platea della Sala Cinecittà – il film è stato presentato in prima mondiale il 21 ottobre alla Casa del Cinema di Roma – durante la cavatina di Rosina:
Io sono docile, son rispettosa
sono ubbidiente, dolce, amorosa
mi lascio reggere, mi fo guidar
Ma se mi toccano dov’è il mio debole
sarò una vipera e cento trappole
prima di cedere farò giocar
Due lettere costituiscono quel “ma”, eppure quella congiunzione è una prova attoriale, prima ancora che di vocalità. Ancor più eccezionale, rispetto alla versione già nota, il duo Maria Callas/Tosca – Tito Gobbi/Scarpia di cui nel film godiamo la visione e l’ascolto nell’intero secondo atto dell’opera di Puccini. L’intenzione del regista era quella di “offrire al pubblico un’esperienza che fosse più vicina a quella del pubblico di dicembre ’58 che era all’Opéra a Parigi a vedere questa rappresentazione straordinaria, unica, storica”. Il merito del lavoro di Volf consiste non solo in questo obiettivo raggiunto, ma anche nell’averci regalato, se possibile, una Callas ancora più in grado di emozionarci.
La Festa del Cinema ha onorato il centenario della Callas con altre due proiezioni. È sempre di Tom Volf (stavolta con Yannis Dimolitsas) l’ideazione e la regia di Maria: lettere e memorie, un film che racconta il tour internazionale, dal novembre 2019 al gennaio 2023, dello spettacolo teatrale interpretato da Monica Bellucci e sempre da lui diretto. Un altro restauro, stavolta ad opera della Cineteca di Bologna, ha riguardato Medea di Pier Paolo Pasolini (1969) con la Callas protagonista insieme alla sua voce originale e non doppiata.
Maria Callas emoziona nuovamente alla Festa del Cinema di Roma
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