Il Maestro Diego Basso, con l’Orchestra Ritmico Sinfonica Italiana e le voci soliste e coro di Art Voice Academy, ha lanciato l’interessante progetto “Diego Basso Plays Queen”. Il musicista e direttore d’orchestra ha portato in palcoscenico i brani del gruppo rock inglese riarrangiate per orchestra ritmico sinfonica. Un progetto pensato per chi ama il rock, che però può godere di introduzioni corali cantate a cappella, segmenti in stile a ballata con assoli di chitarra e passaggi d’opera. Abbiamo incontrato Diego Basso, che ci ha raccontato dei suoi progetti.
Qual è stata la tua fonte d’ispirazione per creare lo spettacolo ‘Diego Basso Plays Queen’? Cosa ti ha spinto a esibirti con la musica dei Queen?
Sono almeno tre i motivi che mi hanno portato a questo progetto. Prima di tutto la passione per la musica dei Queen, che mi accompagna sin da quando ero ragazzo. Me la sono sempre portata dentro e a un certo punto ho iniziato a trascrivere alcuni loro brani per orchestra. Poi ho avuto la fortuna di collaborare con Mark Martel, che ha cantato nella soundtrack del film “Bohemian Rhapsody” (2018), e a quel punto ho sviluppato un buon repertorio sui Queen. Infine, ho prodotto artisticamente due artisti, Luca Minnelli e Kerry Ellis, artista prodotta da Brian May. Nel brano “Forever and ever with you” c’è anche la partecipazione di Brian May. Per circa tre mesi sono stato in contatto con lui. Questo mi ha fatto mettere il sigillo definitivo a questo progetto. Dopo l’incontro con Brian ho capito che quello che avevo in mente era un modo che lui condivideva, e ho capito che avevo fatto un buon lavoro su tutte le musiche dei Queen. Brian May mi ha scritto che è un sogno poter suonare con un’orchestra sinfonica, è per lui è stato un onore suonare e produrre con me il brano con Minelli e Kerry Ellis.
Brian May ha in qualche modo dato consigli o supervisionato “Diego Basso Plays Queen”?
Nello spettacolo non ha avuto alcun ruolo. Mi sono ispirato di base alla produzione che ho fatto con lui, perché ho capito come lui intende l’orchestra, la parte ritmica e la chitarra che a volte diventa voce. E’ un modo diverso di usare il suono della chitarra. Mi ha fatto capire molte cose. La chitarra per lui è un’estensione degli archi. Sono tutte cose che avevo già pensato per il mio progetto sui Queen, ma non avevo mai avuto qualcuno che mi dicesse che stavo facendo qualcosa di giusto. Il mio progetto non lo ritengo una “cover”, ma suonare con l’orchestra la musica dei Queen.
Possiamo dire che in futuro le orchestre potranno eseguire anche i mostri sacri del rock accanto ai grandi della musica classica?
Allora nel caso della musica classica parliamo di mostri sacri e le composizioni vengono eseguite come sono state scritte. In progetti come quello che ho fatto sui Queen abbiamo strumentazioni: posso far cantare alcune parti da una donna, mettere piano e orchestra, mantenendo però le armonie e le stesure originale. Quindi possiamo dire che è a tutti gli effetti un riarrangiamento e non una riorchestrazione.
Il tuo spettacolo “Musicall”, che hai presentato al Teatro Salieri di Legnago, sembra essere un’esperienza musicale diversa. Cosa possiamo aspettarci da questa performance e quali sono le influenze musicali che l’hanno ispirata?”
Anche qui ogni artista esprime sé stesso. Non solo in Notre Dame ma anche in altri brani che li rappresenta nella propria carriera. C’è la musica pop italiana e internazionale, la musica da film. Ognuno di loro esprime quello che ha. Del resto i cantanti presenti nel progetto partono tutti dall’esperienza di Notre Dame per poi approdare in altri musical di grande successo.
Come prepari le tue esibizioni dal punto di vista musicale e scenico? Qual è il processo dietro la creazione di uno spettacolo così coinvolgente come i tuoi?
C’è un pensiero e c’è una passione. E come scrivere un brano. Da quel pensiero si costruisce ascoltando. Nel mio progetto su Ennio Morricone, per esempio, ho ascoltato 400 pezzi di Morricone. E ancora adesso continuo a scoprire e inserire cose muove. Pensiamo a “Chi Mai” e “Per le antiche scale”. Sono cose che si conoscono poco. E’ un continuo ricercare e percorrere. Anche nella musica dei Queen sto cercando cose nuove. Farò un’ouverture dove si citeranno i temi più importanti con la sola orchestra.
Tra i tuoi progetti c’è anche quello dedicato a Lucio Dalla. Ce ne vuoi parlare?
Un progetto cui tengo molto. Dopo 10 anni, ho trovato un hard disc con la voce di Lucio Dalla pulita. E allora ci ho creato sopra l’orchestra sinfonica. Autorizzato dalla Sony Music e dalla famiglia siamo riusciti a far risentire Lucio dal vivo con l’orchestra. Sul palco c’è poi il discografico Marcello Balestra, per 30 anni amico e collaboratore di Lucio Dalla, che narra la storia del cantautore.
Qual è il messaggio o l’emozione principale che speri di trasmettere al pubblico attraverso le tue performance? Qual è l’aspetto più gratificante di essere sul palco e condividere la tua musica con gli spettatori?
Quando vedi il sold out ti rincuori, come è accaduto con Lucio in orchestra, i Queen (per ben quattro volte) e Musicall. La gente percepisce quello che stai facendo, perché l’orchestra è totalmente dal vivo. La tecnologia e quello che c’è oggi ci danno delle possibilità enormi. Però poi quando la tecnica va sopra la verità non sono più d’accordo. Sono d’accordo che la tecnologia deve aiutare, ma non deve esser al di sopra. La musica classica continua con la musica dal vivo. Allora perché anche nel pop e in altri generi non si può fare il live vero, quello in cui l’Orchestra suona? Io sono uno che difenderà sempre i musicisti e chi lavora seriamente nella musica dal vivo.