TOdays Festival 2023 – Il Festival indie di fine estate resiste in Barriera

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Pierpaolo Bottino ha seguito per Musicalnews.com il TOdays Festival 2023, che si è tenuto a Torino dal 25 al 27 agosto 2023. Un’edizione di grande successo, caratterizzata da un numeroso pubblico.

Foto di Pierpaolo Bottino

Sono le ore 18:00 mentre parcheggio e spengo l’auto sulle ultime note del singolo “Nerve” dei Do Nothing e mi metto in cammino su via Cigna. Il caldo rovente di questa settimana di fine agosto si fa sentire ad ogni passo in Barriera di Milano (quartiere di Torino, ndc) che per chi non è di casa e va raccontato è una periferia molto complicata, vicino al centro della città ma così lontana per usi e costumi dal salotto bene del centro che dagli anni 70 ad oggi ha visto integrarsi con grande difficoltà emigranti del sud e immigrati del mondo, il passaggio della moda dall’eroina in vena a quella sniffata, la nascita delle “boite” che diventano fabbriche molte ad oggi abbandonate e preda del degrado come da notizia nazionale fresca non più di un mese fa che ha visto coinvolta la sede dell’ex-Gondrand, proprio adiacente allo Spazio211 dove mi sto dirigendo per assistere alle tre serate della nona edizione TOdays Festival 2023. Ma è proprio qui che accade la magia, perché in quasi un ventennio la bellezza, la creatività, la musica e le persone dal basso hanno fatto il resto, da un piccolo circolo di quartiere, lo ”Spazio” diventa sala prove, sala concerti e infine la location definitiva per uno dei festival più apprezzati e credibili d’Europa. Uno “spazio rigenerato” che ha saputo far comprendere al quartiere e alla città l’inclusione della cultura musicale, diventando evento diffuso e centro attrattivo per le migliori band della scena indipendente internazionale. La dimostrazione? L’interminabile coda di pubblico che raccoglie tre generazioni in attesa di ascoltare, discutere e vivere tre giorni di musica che quest’anno ha visto 10mila presenze per 30 ore di musica.

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Verdena (Foto di Pierpaolo Bottino)

Ma è ora di entrare in quello che per contemporaneità e attenzione alla discografia internazionale è stato il meglio del ToDays Festival, per chi non si accontenta come me di numeri e clamore che racconta uno scenario musicale alternativo in fermento che parte dal post punk per arrivare alla world music perché in questo periodo storico complicato da pandemie, crisi economico sociali e di guerre è necessario uscire dai clichè ed ascoltare, sempre più ascoltare cosa hanno da dire la musica e i musicisti delle nuove generazioni, evitando di abbandonarsi alle certezze del passato, uscire dalle comfort zone algoritmiche, degli ascolti in piattaforma, delle recensioni copia ed incolla di maniera, da scelte politiche discografiche e agenzie di booking che in italia prediligono mono generi indigesti conditi da autotune e ignorando le molte novità alternative presenti sulle riviste specializzate e sugli scaffali dei dimenticati negozi di dischi.

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Porridge Radio (Foto di Pierpaolo Bottino)

l King Hannah, Les Savy Fav, Gilla Band, i Porridge Radio e Ibibio Sound Machine sono le vere rivelazioni contemporanee e di talento che Gianluca Gozzi e i suoi collaboratori più preparati hanno indiscutibilmente portato valore in questa edizione. Nel primo caso la ricerca musicale sentimentale (mai sopra le righe) della chitarrista gallese Hannah Merrick e dal chitarrista di Liverpool Craig Whittle colpisce al cuore, intrecciando ed innescando un dream pop, folk nostalgico evolvendo i soliti clichè di reverberi con chitarre fender segmentando l’ascolto con echi post punk mai forzati e confermando live, l’eccezionale disco d’esordio tra i migliori ascoltati quest’anno. Per spezzare la calma introspettiva ci pensa l’esperienza e l’empiezza post punk di Tim Harrington dei  Les Savy Fav, che non è banale marketing ad effetto wow ma pura follia creativa con la sua barba tinta di arancione fluo propone la maggior parte della setlist direttamente in mezzo al pubblico abbracciandolo e scuotendolo con un’attitudine votata alla performance artistica e non sensazionalistica.

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Gilla Band (Foto di Pierpaolo Bottino)

Il secondo giorno compaiono abbagliati da un sole tagliente i Gilla Band aprendo e smuovendo la polvere del parterre con una sonorità che per molti rievoca una facile deriva post ottanta ma che in realtà racconta un’evoluzione dell’irrequietezza generazionale di Dara Kiely e soci portando un crescendo live a sonorità più industrial e contaminate grazie ad un circuito di effetti magistralmente modulati dal chitarrista Alan Duggan. Siamo lontani dalle abusate loop station per compiacere.
La giornata piovosa e plumbea della terza giornata è la scenografia perfetta per incorniciare la potente esibizione delle Porridge Radio da Brighton, dove emerge tutto il talento al femminile della cantautrice, compositrice e frontwoman Dana Margolin uno dei personaggi più influenti della scena inglese. A dare colore ed “elettricità” in questa giornata ci pensa il collettivo etnico dei Ibibio Sound Machine e il grande carisma e talento vocale della splendida Eno Williams che travolge letteralmente il pubblico superando il pretenzioso post-dubstep di questi anni Venti del Terzo Millennio. Una menzione particolare va fatta senza se e senza ma ai serratissimi e inconfondibili Sleaford Mods che la seconda serata aprono poderosi il loro live con il singolo del nuovo disco UK Grim ed subito un boato. Dopo il magnifico ricordo nella splendida cornice dell’ex-Incet del 2019 pre-pandemia, Jason Williamson e Andrew Fearn si confermano voce e cuore credibile di Nottingham, ironici e sboccati come sempre raccontano la working class britannica con le sue canzoni a base di elettronica e immediatezza punk.

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Sleaford Mods (Foto di Pierpaolo Bottino)

Da annoverare come migliore atmosfera del festival è sicuramente la suggestiva performance artistica di Christine and The Queens, alias di Héloïse Adélaïde Letissier, capace di mettere in scena un’opera teatrale e non un semplice concerto. Se come tutti non avessi letto dei premi, dei consensi prestigiosi raccolti da musicisti, da brand e stampa influenti da annoverare nella lista delle star nascenti del pop e mi fossi goduto la sorpresa, avrei fatto fatica ad ascoltare la sua esibizione per intero, l’impressione e che più volte la sua passione la faccia attorcigliare su se stessa risultando un po di maniera, forse non proprio nel contesto adatto per un migliore ascolto. Sicuramente complessa ma con riserva. Riguardo l’esibizione dei Verdena, Wilco e Anna Calvi che dire che non si è già detto o letto? Sono, in una parola ciascuno; maestosi, classici ed inarrivabile.

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Anna Calvi (Foto di Pierpaolo Bottino)

Ma non tutto ha brillato a dovere, la sfida sentimentale (su due piani differenti) tra Belgio e Francia si riduce a una ricetta mal digerita e molto derivativa di cui non sentivamo la mancanza. I Warhaus raccolgono le intenzioni ed idee insiti nel cuore del 50% dei Baltazar e Marteen Devoldere senza mai decollare veramente, un live che rimane un intreccio di passaggi orchestrali mesti e ripetitivi, una delusione amorosa da cui non riprendersi. Per L’imperatrice l’amore invece campeggia lampeggiante a forma di cuore su un outfit color azzurro Tiffany molto più patinato e più che una nuova french touch mi è sembrata la solita marcetta francese riarrangiata di luci e suoni che non riesce a superare i propri clichè d’ascolto puramente pop.

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Wilco (Foto di Pierpaolo Bottino)

Eccoci alle conclusioni, al Todays Festival auguriamo di compiere i prossimi 10 anni con un maggior spirito di coraggio e visione come ci ha già abituato in passato, nulla è perduto. Per questo vorremmo ascoltare più contemporaneità rispetto alle scene musicali (al Fake Fest di Rimini quest’anno si sono ascoltati in un solo giorno Idles e Murder Capital, due delle band più importanti della nuova scena inglese di oltre manica), riaprire il discorso della scena indie e post punk italiana che sempre di più fa fatica ad emergere. Lo sappiamo che i tagli alla cultura della città degli ultimi anni e i budget stanziati al festival sono sempre più risicati e che spesso vanno destinati a grandi eventi che prediligono trap e pop. ma non devono essere un alibi per accontentarsi. Oggi abbiamo bisogno di palchi e di qualità non di contabili.

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Les Savy Fav (Foto di Pierpaolo Bottino)

Un tempo c’era la grande vetrina di MySpace, oggi l’indie ha nuovi canali e siamo certi che lo Spazio211 saprà raccogliere i profitti di questi anni portando avanti con le giuste teste pensanti per diventare sempre più una Factory e sempre meno “circolo ristretto”,  spesso paralizzato da nuove Varianti, istituzioni e la politica cittadina che non ha avvantaggiato il fiorire di questo grande talento e Spazio. (a cura di Pierpaolo Bottino)