Un concerto rimandato per anni da parte di due artisti che, pur geograficamente distanti, non hanno mai mancato nel corso degli anni di scambiarsi pareri e attestati di stima. E, arrivato l’atteso momento, anche il pubblico ha potuto constatare che dopo tanta attesa ne è valsa la pena. L’incontro tra la “cantantessa” Carmen Consoli e il geniale Elvis Costello è probabilmente per l’Italia uno degli eventi musicali dell’anno.
I due artisti hanno deciso di donarsi al pubblico in tre date. Quella di Roma che, lunedì 28 agosto, alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, ha ufficialmente aperto questo mini tour, che prosegue mercoledì 30 agosto al Teatro di Verdura di Palermo e giovedì 31 agosto al Castello Sforzesco di Milano. Nel presentare questi concerti Elvis Costello, qualche settimana fa, sui suoi canali social aveva detto: “Carmen, sono passati così tanti anni da quando ci siamo incontrati per la prima volta al Roxy Bar (trasmissione tv condotta da Red Ronnie, nda). Ed è passato anche un bel po’ di tempo dall’ultima volta che ti ho visto esibirti a New York. Subito abbiamo pensato a un concerto insieme. E ora, molto presto, solo tra poche settimane, arriveremo a tre live, a Roma, Palermo e Milano”.
In apertura Carmen Consoli, che in un set acustico chitarra e voce ha mostrato tutta la maturazione artistica. Una maturazione solida che porta il suono a crescere di spessore. Una maturazione che tocca anche la voce di Consoli, capace di appoggiare l’acustico e il soul con uguale intensità. La scaletta ha avuto uno svolgimento filologicamente corretto, un ripercorrere senza cronologia le tappe della crescita artistica di Consoli: dalle sonorità di “Amore di plastica” del 1996 a “Parole di Burro” e “L’ ultimo bacio” del 2000 (dove ha fatto l’ingresso sul palco il chitarrista e storico collaboratore Massimo Roccaforte), fino a “L’eccezione”. La musica e i testi di Consoli hanno colori diversi, che possono sembrare contrastanti. Quelli della sua Sicilia, pieni di luce aspra. Quelli che riportano alle caves della Rive gauche, densi e a tratti dolenti. Sulla sonorità prevale il testo: frasi difficili tanto che sembra impossibile farle accompagnare dal suono ma che conservano quella magia che appartiene solo alla cultura mediterranea, che ricorda la ricercatezza del sicilianissimo Giuseppe Tomasi di Lampedusa: le parole utilizzate come suono di per sé, una inconsapevole riscoperta del fonosimbolismo, il gioco di scacchi delle regole che permettono la fusione tra parola e suono. E’ il caso di “Venere”, così come dei brani in siciliano “Buttana di to ma” e “A’ finestra”. Carmen Consoli riesce dunque in un’operazione come questa, patrimonio di pochi cantautori, amata dal suo pubblico e che dal suo pubblico trae forza, tanto che ha deciso di compiere un tour nei club, per stare più a contatto con la gente. Ed è anche questa la forza della sua musica.
Dopo circa 50 minuti, terminato il set della Consoli, è stata la volta di Elvis Costello, accompagnato per l’occasione dal pianista e tastierista Steve Nieve. Ogni concerto di Costello, che frequenta l’Italia con costante regolarità dagli anni ’80, può legittimamente essere definito un vero e proprio avvenimento musicale. E’ stato detto che Elvis Costello riesce a far passare il mondo attraverso la sua musica. In effetti la sua opera costituisce una sorta di canzoniere in chiave “Pop” composto da brani perfettamente conclusi in sé stessi, che sono delle vere e proprie storie in cui convivono gli universi musicali più diversi e lontani. Dietro la veste svagata della sua musica si nascondono testi taglienti e ironici. Si prenda ad esempio i brani eseguiti a Roma relativi al periodo con gli Attractions, come “Pills and soap” e “Shipbuilding”, e passando per classici come “Almost Blue”, “stanze” di quel canzoniere “pop” che fra i frutti più preziosi che il nuovo rock ci abbia regalato. Molto appassionato anche “Alison”, classico tratto dal primo album dell’artista “My Aim Is True”. In questo contesto è stato fondamentale l’apporto di Steve Nieve, che ha colorato ogni singola performance, alternandosi tra pianoforte, tastiere e clavietta. In una serata speciale come questa non poteva mancare il repertorio realizzato da Elvis Costello con Burt Bacharach, e così sono arrivate “Toledo”, “I Still Have That Other Girl” e “In The Darkest Place”. Non è mancato un bell’omaggio all’Italia e a Domenico Modugno con una personale versione di “Dio come ti amo”
Vestito di viola, Costello si è riconfermato interprete con spiccato senso della scena, aiutato dalla gestualità e dalla mimica del volto con effetti spesso esilaranti. Tutti i brani sono delle lettere musicate, che Costello interpreta con andamento sovente di tipo recitativo. Il riferimento più immediato sembra essere il musical di Broadway anni Cinquanta nelle sue manifestazioni più sofisticate. Costello dopo circa un’ora e mezzo ha introdotto il pubblico al gran finale, ovvero il set con Carmen Consoli. Per introdurla ha pensato bene di eseguire “She” (cover del brano di Charles Aznavour e inciso da Costello per la colonna sonora del film “Notting Hill”). Probabilmente Costello si aspettava l’ingresso sul palco di Carmen Consoli, solo che dopo aver cantato “she…the reason I survive…the meaning of my life…” e averla chiamata sul palco “please welcome to the stage Carmen Consoli!” lei non è uscita. Il motivo lo spiegherà successivamente: stava cercando il bagno e si era persa (Carmen Consoli ha detto: “stava a Taormina”). Tanto che alla fine è stato costretto ad andare avanti con un altro pezzo (“I Want You”), prima di vederla finalmente sul palco.
La curiosità di vedere esibirsi insieme Consoli e Costello è stata indubbiamente enorme da parte del pubblico e della stampa presente. Costello aveva anticipato di aver “lavorato molto duramente. Chi mi conosce lo sa, io parlo pochissimo di italiano, ma ho studiato molto. Sarà bello condividere alcune delle reciproche canzoni e condividere le reciproche lingue. Speriamo di non deluderti e di fare del nostro meglio per sorprenderti ed emozionarti. Fino ad allora, tutto quello che posso dire è che non vedo l’ora di farlo. E sarà un’occasione meravigliosa. Ognuna di queste serate sarà un concerto unico”. I due cantanti hanno suonato sei brani. A partire da “Le cose di sempre” di Carmen Consoli, con parte cantate in inglese da Costello, mentre la “cantantessa” ha cantato in “All This Useless Beauty”. Ma la sorpresa che non ti aspetti è arrivata nell’omaggio a Franco Battiato. Carmen Consoli ha spiegato: “Sia per me che per Elvis Costello c’è stata una B molto importate: per Elvis è stato Bacharach, per me Battiato”. E subito è partita una singolare e originale versione di “Centro di gravità permanente”, con Costello che fa grandi sforzi nel cantare “non sopporto i corsi russi, la musica finto rock, la new wave italiane e il free jazz punk inglese…” aggiungendo poi un “e neanche le serenate irlandese”. Poi il set è proseguito con “Please Stay”, uno dei successi di Barth Bacharach per i Drifters, per poi concludere con “Il pendio dell’abbandono” e “(What’s So Funny ‘Bout) Peace, Love And Understanding”.