“La figlia di Dio”: un concept album che si riallaccia alla testimonianza artistica e morale di De André
A tre anni dall’eccellente “Pura come una bestemmia”, un album che affrontava con radicale impegno civile temi di bruciante attualità, l’artista veneziana pubblica “La figlia di Dio”, che di quel lavoro appare come la naturale estensione.
Rossella Seno continua infatti ad incarnare con appassionata partecipazione il canto di chi, attraversati gli innumerevoli peccati del nostro tempo enunciati in “Requiem” (dalla terra saccheggiata dalle multinazionali a un visto negato a chi è nato nella parte sbagliata del pianeta), vuole che “sia in questo mondo la salvezza maggiore”.
La chitarra classica di Massimo Germini, in bilico tra barocco e saudade, tra bardi e chansonnier, tesse la trama essenziale su cui si intreccia una voce di rara intensità espressiva, animata da una vibrante indignazione, che prende le parti dei vinti e trasforma le parole in carne e sangue. Il legame con De André e con la sua Genova è evidente e attraversa tutto il disco, culminando nel toccante ritratto “Don Gallo e i suoi millesimi” e nella rilettura di “Si chiamava Gesù”, inno laico in minore a chi “non fu altro che un uomo”, che si manifesta come l’autentico nucleo ispiratore dell’intera opera. Impreziosiscono l’album gli interventi dell’attore Alessio Boni (suo il recitativo di “Nessuno è stato portato in cielo”) e del cantautore inglese Allan Taylor, di cui la penna affilata di Federico Sirianni ha curato due traduzioni (“La colomba” da “The dove” e “Cantami” da “Sing me”) oltre a firmare il brano che dà il titolo al disco.
Canzone d’autore di impianto tradizionale, senz’altro, ma appassionata, credibile e straripante ancora di cose da dire.
Rossella Seno, “La figlia di Dio” (Azzurra Music)