Nuova ambiziosa opera dark prog del versatile artista veneto
Figura singolare e complessa, quella del flautista e compositore Mauro Martello, nelle sue infaticabili esplorazioni tra sacro e profano, tra profondità abissali e rarefazioni metafisiche, tra musica classica e prog-rock.
L’ho incontrato per la prima volta nelle fila dei Sidera Noctis, di cui anni fa ho avuto il piacere di recensire sulle pagine di Rockerilla lo splendido “From Lost Space”, e poi in quelle degli Opus Avantra, formazione storica del progressive italiano, ma i suoi progetti e le sue collaborazioni sono impossibili da tracciare con presunzione di completezza.
“Prigioniero di visioni” è un album ambizioso e complesso che ci rivela il suo volto più oscuro: traendo ispirazione da testi di Edgar Allan Poe e Guy De Maupassant, Martello compone nove tracce in cui una ritmica rocciosa fa da contraltare alla fragilità decadente del flauto, cui spetta il compito di tracciare nell’inquietudine della notte il profilo di melodie dolenti.
Alla band Sezione Frenante spetta il compito di supportarlo dando sostanza alle sue visioni e intuizioni.
Pur soffrendo di quelli che sono i limiti comuni al genere (essenzialmente la debolezza delle liriche e un canto che tende a tratti a suonare come un corpo estraneo nel tessuto musicale dei brani), il disco brilla per ricchezza di inventiva, per coesione e per qualità di esecuzione. E, soprattutto, ha il respiro vibrante di una creatura viva, distante anni luce dalla piattezza e dall’odore stantio di tanto prog revival di casa nostra, e rivela nuovi dettagli ad ogni ascolto.
Mauro Martello & Stazione Frenante, “Prigioniero di visioni”, Ma.Ra.Cash Records 2022