“Estate è uguale a divertimento e musica. E qual è quella figura che contempla tutte queste tre cose assieme? E’ il DJ. Poi se è una DJ ancora meglio”. Il cantautore friulano Ivan Comar racconta così l’idea che ha ispirato il suo nuovo singolo “Sei la mia dj”, dal sound fresco ed energico. La protagonista del brano è una giovane disk jockey, che suonando attrae il cantautore facendogli sognare una vita al suo fianco, lontana da ogni preoccupazione, in un mondo in cui l’amore e la musica prendono il sopravvento. Dopo aver proposto per alcuni anni brani in lingua inglese, dalla forte matrice rock, Ivan Comar negli ultimi anni ha intrapreso un percorso in italiano che lo ha portato a realizzare ben cinque singoli, a partire dal primo “Sotto il sole”, scritto assieme a Paola Pezzolla. Lo abbiamo intervistato.
Ciao Ivan. Questo nuovo singolo è davvero molto estivo. Come è nata la canzone?
L’ispirazione è nata dalla mia voglia perenne di musica positiva in estate. Se vogliamo fare un paragone la figura del dj la vedo come una persona che si ama, che ti fa stare bene e divertire con la musica. La migliore figura che si potesse centrare da questo punto di vista.
Il brano è stato scritto in collaborazione con Luca Di Capua. Mi ha molto colpito il sound che viaggia su una base synth pop in stile anni ’90. Come nasce la tua predilezione per questo tipo di sound?
Per quanto riguarda la composizione Luca Di Capua, con cui collaboro da tempo, mi ha dato una mano sul testo. Per il resto ho fatto tutto da solo. Io sono molto figlio degli anni 90. La mia caratteristica è che porto le melodie anni ’90 / inizio 2000 e le ripropongo nel 2023, mantenendo delle metriche e dinamiche di quel periodo, ma con suoni e ritmi più attuali.
Dopo questo singolo ci sono altri pezzi in lavorazione?
“Sei la mia dj” è il mio quinto singolo in italiano. Poi ne usciranno altri singoli su cui sto già lavorando.
Prima della fase in italiano per anni hai scritto e cantato in inglese. Cosa ricordi di quel periodo?
Erano anni diversi. Parliamo del periodo tra il 2005 e il 2010. Si era un po’ più figli del pop rock che andava alla grande in quel periodo. Quindi quello che realizzato era figlio della musica che ascoltavo. Poi sono venuti altri generi e poi, dopo il 2010, ho aggiunto alle melodie pop rock più elettronica per arrivare al sound attuale. Sono consapevole che non si può vivere di passato. Ma ci sono tante cose interessanti che si possono riprendere e attualizzare.
A questo punto mi sembra d’obbligo una domanda sui tuoi riferimenti musicali. Quali artisti ti hanno influenzato e spinto a fare musica?
Ce ne sono diversi. Sono cresciuto con Beatles, Duran Duran, Queen, Antonello Venditti, Zucchero e i Nomadi. Sin da piccolo ho sempre ascoltato musica. Il sabato e la domenica andavano in giro con mio padre e in macchina avevam le cassette di Venditti e dei Nomadi. Sui Nomadi ho ricordo molto particolare. Il primo palco su cui sono salito fisicamente è stato proprio un concerto dei Nomadi in Friuli Venezia Giulia. Avevo all’incirca 5 / 6 anni. Mio padre era tra gli organizzatori di quel concerto. Ricordo un paese di mille abitanti invaso da tipo 10 mila persone e tutta la zona sparsa di auto. Io ero piccolino. Ricordo che prima di salire sul palco ero arrivato fino alla spia del chitarrista, che era irlandese (Chris Dennis, nda). Allora mi sono avvicinato e ho visto davanti tipo 10 mila persone. Era il 1985. C’era Augusto Daolio alla voce, un grande cantante e artista. I Nomadi li ho anche rivisti poco prima della scomparsa di Augusto. Era a Gradisca d’Isonzo. Davvero un gran concerto. Poi ho seguito anche il periodo con Danilo Sacco.
Sono previsti concerti per il futuro?
Attualmente stiamo lavorando sula promozione di “Sei la mia DJ”. Concerti veri e propri non ci saranno, ma stiamo lavorando su uno spettacolo da portare in giro il prossimo anno in cui saranno presenti tutti i miei pezzi, vecchi e nuovi.