L’acclamato sassofonista Joshua Redman ha annunciato l’uscita, il 15 settembre, del suo straordinario debutto su etichetta Blue Note where are we.
Uno dei suoi album più avvincenti fino ad oggi, where are we, un viaggio musicale attraverso gli Stati Uniti d’America, è il primo album vocale di Redman grazie all’apporto della giovane cantante Gabrielle Cavassa insieme a una fantastica band composta dal pianista Aaron Parks, dal bassista Joe Sanders e dal batterista Brian Blade. Redman osserva che “il concetto alla base where are we è piuttosto semplice: ognuna delle canzoni dell’album in un qualche modo fa riferimento a una località (città, stato, regione…) degli Stati Uniti: ‘Streets of Philadelphia’ di Bruce Springsteen, ‘Going To Chicago’ di Count Basie, ‘Manhattan’ di Rodgers & Hart, ‘Alabama’ di John Coltrane, e così via… Quindi, da un certo punto di vista, questo è un album sugli Stati Uniti – una celebrazione, così come anche una critica. Ma è anche, a vari livelli, un album di ballad, di standard, un album romantico, un album di riflessione sulla società, un album ricco di invenzione melodica, un album con senso dell’avventura legata all’improvvisazione, un album di incontri musicali, e forse – in una qualche maniera – un album-tributo”.
Per allargare la visuale, Redman ha invitato quattro amici a contribuire ai ritratti delle loro città natali: i chitarristi Kurt Rosenwinkel (“Streets of Philadelphia”) e Peter Bernstein (“Manhattan”), il trombettista Nicholas Payton (“Do You Know What It Means to Miss New Orleans?”) e Ross (“Chicago Blues”). Concepito e pianificato durante il blocco causato della pandemia, Redman afferma che “è stato un sogno diventato realtà avere finalmente la possibilità di unire Aaron, Joe e Brian – tre dei musicisti più straordinariamente lirici, e al tempo stesso dal groove micidiale, del pianeta, che, per una ragione o per l’altra, non avevano mai avuto l’occasione di formare insieme una sezione ritmica. Ed è stata un’esperienza davvero formativa collaborare con Gabrielle, una cantante dotata di stile, sincerità, anima non comuni. Questa è stata la prima volta che ho registrato con una cantante in uno dei miei progetti; e ho apprezzato la sfida di scoprire e costruirmi nuovi e inediti ruoli musicali – questa volta non solo come solista e leader, ma anche come accompagnatore e interlocutore in grado di fornire un supporto.”
“La magia di questo particolare connubio fra musicisti”, continua Redman, “era che siamo stati in grado di trovarci partendo da esperienze diverse, di convergere (sia fisicamente che dal punto di vista creativo) in un luogo e in momento particolari. E di condividere, con la massima apertura mentale e senza riserve, l’obiettivo di ‘servire le canzoni’. In questo senso, where are we forse è soprattutto una meditazione sul potere esercitato da un luogo – la bellezza che l’uomo può creare nel trovarsi in uno spazio fisico condiviso con gli altri. E quindi sulla perdita, l’alienazione e l’angoscia sofferte quando ci troviamo isolati, separati in modo innaturale e ingiusto”.