Il poliedrico artista bresciano torna con un nuovo progetto tra musica e letteratura
Intellettuale, scrittore, musicista e bibliotecario, Giovanni Peli è da sempre portatore di una profonda confidenza con la parola, nucleo di suono e significato, centro nevralgico di ogni composizione.
La sua – più che canzone d’autore – è una “messa in scena sonora di un testo”, in cui la musica non è altro che una “sorta di trasposizione di un’idea letteraria”, un amplificatore di senso e di sentimento.
Questa sensibilità fine e questa chiarezza di intenzione permeano nell’intimo le dieci tracce che compongono l’album Stadio Successivo. Dieci tracce che si calano in profondità come palombari negli abissi ad indagare l’intimo delle nostre relazioni con le persone (ivi inclusi noi stessi), con l’ambiente e con gli oggetti che ci circondano, ovvero, in una parola, con la vita.
“Ogni brano di un album discografico si chiama anche traccia”, scrive Giovanni nel libro che accompagna il disco. “Ma tutto quello che facciamo, e quello che siamo, è una traccia. Alcune tracce vengono protette da teche, altre sono state nascoste della vegetazione, altre sono cancellate dalla risacca. Non lasciamo tracce per gli altri, né per noi stessi, le lasciamo e basta. Tutto quello che facciamo lascia una traccia. Qualcun altro percepirà una presenza.”
Interessantissimo, in particolare, sia per gli addetti ai lavori sia per chi non abbia idea di cosa ci sia dietro la nascita di un disco o di un libro, il racconto dal di dentro della gestazione del progetto, che ci fa partecipi di dubbi, scelte necessarie (per quanto dolorose), incontri e intuizioni attraverso un processo che è al tempo stesso artistico e artigianale.
Seguono, a corollario dei testi (meritevoli di una considerazione autonoma, essendo Peli un poeta), approfondimenti sulle ragioni di ogni brano, che, partendo dagli spunti più disparati, ritornano comunque a piombo sul senso dello stare insieme e sul senso dello stare al mondo.
In un certo senso, il libro offre una chiave d’accesso privilegiata alla comprensione e fruizione di un disco che, da solo, potrebbe incutere soggezione per la scarsità di facili appigli melodici e per l’attenzione dedicata che lo sviluppo dei versi richiede. Ma quanto più si sarà capaci di concedergli tempo, senza arrendersi di fronte alla mancanza di concessioni e scorciatoie, tanto più l’esito dello sforzo si rivelerà gratificante.
“Mi piace pensare che la musica (tutta la musica) sia già nell’aria, attorno a noi”, conclude Peli. “Dobbiamo solo raccoglierla, come si raccoglie nell’acqua del lago un giocattolo caduto, dobbiamo prendere la musica con le mani e condividerla.”
Poesia nella poesia.
Giovanni Peli, “Stadio Successivo” (Edikit, libro+CD, 2023).