Il debutto del supergruppo The Elephant Man è un meraviglioso caleidoscopio di dark rock impregnato di new wave, con un potenziale di caratura internazionale.
I The Elephant Man sono una di quelle magie che di tanto in tanto illumina la scena rock nazionale, un raggio di luce che entra nel cono d’ombra di tante band didascaliche che affollano la scena di questi confusi anni. A dargli voce musicisti noti come Max Zanotti (Deasonika, Casablanca), in arte Maximilian, Ivan Lodini (ex Movida) al basso, coadiuvati da TMY Francesco Tumminelli (ex Deasonika), aka TMY alla chitarra e Halle aka Alessandro Ducoli alla batteria. Musicisti conosciuti che qui si mettono in discussione e pur attingendo ai rispettivi bagagli creativi, trovano ampi margini per gettare nella mischia qualcosa di nuovo.
Visti i nomi coinvolti le premesse per realizzare qualcosa di importante c’erano tutte, ma non sempre la somma delle forze coinvolte porta ad un risultato maggiore. Tuttavia dopo aver ascoltato le dieci tracce di “Sinners”, cadono tutti i dubbi e quella che poteva essere una speranza, diventa subito una realtà, che si proietta in più direzioni: echi di Depeche Mode nella title track e in “My Friend”, ombre dei Type O Negative, rievocati nelle cadenze ossianiche di “Curtains”, ricordi di The Mission e primi The Cult nell’iniziale “Drift” e nel possibile hit “Over The Mountain”, alimentato da un coro irresistibile. Ma l’angolazione si amplia con riferimenti che vanno dagli Ultravox, citati nello splendido singolo “Valerine” ai Swans, che fanno capolino nella melodia elettro folk di “Free Ride To Hell”, impreziosito dai cori della cantautrice americana Shelly Bonet. Splendido anche il cupo rifacimento di “Human”, conosciuto nella versione di Rag’n Bone Man, che la voce versatile di Max Zanotti, riesce a trasformare in un pop dark sensuale. L’ultima sorpresa arriva in chiusura con “Scream”, dove la soprano Lucia Tumminelli sfodera il suo portentoso talento, dopo il tappeto d’attesa creato dalla voce profonda di Max Zanotti. Un brano meraviglioso che conferma la caratura di questo progetto, ed è proprio con questa convinzione che i The Elephant Man devono espandere la loro musica, che ha un potenziale ben più ampio della scena nazionale, sia per la scrittura – non c’è un solo brano di sfondo – che per la produzione, affidata a Steve Lyon (Paradise Lost, Depeche Mode, The Cure), che per il mastering, ad opera di Tom Baker, già al lavoro con campioni come Marilyn Manson e Nine Inch Nails.
L’album è alimentato da un’atmosfera cinematografica, così come il nome del gruppo testimonia, omaggio al capolavoro del 1980 del maestro David Lynch. E dopo più ascolti una sola certezza: in un misto di dark wave ’80 e modern rock, i The Elephant Man sono la vera sorpresa italiana di questa prima metà dell’anno.
Il videoclip di “Valerine”, realizzato da Andrea VonJako Giacomini con la partecipazione straordinaria della modella e attrice Ariel D. King (conosciuta nei film “American Crime Story”, “Dollface”), ha recentemente vinto il premio Miglior Video Musicale all’Arpa International Film Festival a Los Angeles.